Processo Mare-Monti, D’Alfonso torna in aula
Undici imputati per la strada fantasma a Penne, oggi il tribunale di Pescara deciderà se spostare il dibattimento a Roma
PESCARA. Torna in aula, Luciano D’Alfonso, per l’ultimo processo rimasto in piedi in primo grado: quello che vede imputato D’Alfonso nelle vesti di ex presidente della Provincia e che ruota attorno alla Mare-Monti, la strada fantasma bloccata dopo 4 mesi di lavoro ma che sarebbe riuscita lo stesso a ferire la riserva naturale del lago di Penne.
Il processo, la cui accusa è ancora una volta guidata dal pm Gennaro Varone, conta undici imputati tra cui anche Carlo, Alfonso e Paolo Toto accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata e falso ideologico. Nell’udienza di oggi il presidente del collegio Antonella Di Carlo deciderà se lasciare il processo a Pescara o se accogliere, invece, l’eccezione sollevata nella precedente udienza da alcuni difensori: trasferire il processo a Roma. In particolare, erano stati gli avvocati degli imputati Fabio De Santis e dell’ingegnere Carlo Strassil a chiedere di trasferire il processo a Roma, richiesta a cui il pm Varone si era opposto spiegando in aula che il reato sarebbe stato «commesso nel circondario» e che quindi il procedimento doveva restare a Pescara. De Santis e Strassil sono due degli imputati maggiori nel processo sulla Mare-Monti: il primo è l’ex responsabile del procedimento della strada già finito sotto inchiesta a Firenze insieme alla cricca dei Grandi appalti del G8 della Maddalena e l’ingegnere Strassil è lo stesso che in una telefonata intercettata del 16 luglio 2009 rideva della ricostruzione dell’Aquila. Alla sbarra ci sono, poi, direttori dei lavori e commissari coinvolti nell’inchiesta che parla attraverso un appalto che, sostiene il pm Varone, sarebbe stato stravolto per renderlo vantaggioso all'impresa Toto. (p. au.)
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