Ramadan, 500 musulmani a digiuno per un mese
Da oggi niente cibo, acqua, fumo, alcol e rapporti sessuali: «Ci purifichiamo» Si prega nella sede dell’associazione islamica in via Caravaggio
PESCARA. «Come affronto il Ramadan? Come il mese più bello dell’anno». Fa il pittore, Bekim Kurtisi, il macedone di 34 anni che stamattina ha messo la sveglia poco prima delle 4 per alzarsi in tempo per la prima preghiera del Ramadan. «Perché dobbiamo osservare cinque preghiere al giorno», dice, «non è obbligatorio che la preghiera coincida esattamente con l’orario fissato, come quella del pranzo che cade alle 13.15, ma è importante che si avvicini quanto più possibile a quell’orario».
Pittori, commercianti, operai e ambulanti, pakistani, algerini e macedoni musulmani si sono ritrovati ieri sera in via Caravaggio al civico 209 (nella foto) per iniziare il mese di digiuno che, quest’anno, cade nel caldo dell’estate e terminerà il 18 agosto se la luna, com’è previsto, sarà piena quella notte. «Mese sacro, mese di purificazione, mese di preghiera, senza sacrifici, senza avvertire la fatica, lo sforzo, senza avvertire la fame», secondo Bekim che a Pescara si è messo a capo dell’associazione della comunità islamica con cui ha affittato un centinaio di metri quadrati in via Caravaggio adibiti a luogo di culto. Non ha un posto dove andare a pregare, invece, il senegalese Aliouna Mbaye che dice che vivrà il Ramadan «privatamente», insieme alla sua comunità di cui presiede l’associazione e che, mentre lavora come commerciante, si ferma a pregare perché «questo è il mese in cui si è caritatevoli e se incontro qualcuno bisognoso entro in supermercato e gli compro un litro di latte». Sono circa 500 i musulmani che da oggi iniziano il Ramadan a Pescara dove un tempo, almeno fino al 2010, potevano raccogliersi all’interno del mercato ittico al minuto sul lungofiume Paolucci che era stato consegnato dal Comune alla comunità islamica e ricoperto di tappeti. Oggi, invece, il Ramadan vive di spazi precari, della sede di una piccola associazione o in uno spazio che il Comune di Montesilvano, attraverso il sindaco Attilio Di Mattia, fa sapere che potrà essere messo a disposizione della comunità: «Metto a disposizione una sede in via Lago di Bomba di circa cento metri quadrati. Ma può essere utilizzata solo fino alle 14», dice Di Mattia.
Per trenta giorni digiuno da acqua e cibo dall’alba al tramonto, astensione dall’alcol, dal fumo, dai rapporti sessuali: è a queste regole che sono chiamati i musulmani osservanti nel mese più faticoso, più caldo, nel periodo storico, come dice il senegalese, «più difficile dal punto di vista della crisi economica, del lavoro e in cui sono necessarie anche le nostre preghiere».
Sono cinque in un giorno e ad orari stabiliti, secondo i calcoli di Bekim, «a cui segue la preghiera della sera in un mese in cui», prosegue, «non si avverte la sofferenza ma se si soffre lo si fa insieme, se si sta bene è un sentimento condiviso perché siamo tutti allo stesso livello». Al Ramadan non partecipano i malati, i bambini, le donne in gravidanza e, prima di iniziare il digiuno, occorrerebbe farsi visitare e consigliare da un medico.
«Come accade nello sport, è come fare un allenamento», dice il macedone che è arrivato a Pescara vent’anni fa e i cui amici lavorano soprattutto nell’edilizia. Sono pakistani, senegalesi, tunisini, algerini, albanesi, marocchini che offrono piccole variazioni al Ramadan come quella di chi, nel caso di Aliouna Mbaye, prega anche nella sua testa senza necessariamente fermarsi: «Prego quando sto parlando, quando sono impegnato in un lavoro, anche quando sto camminando».
Tra un mese, dovrebbe essere il 18 agosto, si celebrerà la festa dell’interruzione, il giorno in cui, racconta infine Bekim, «si fa la festa, ci si mette il vestito buono, si mangia insieme, si vanno a trovare i parenti che, caso mai, sono stati tralasciati. E’ come rincontrarci: ecco perché è il mese più bello».
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