Pescara
Rapina bis al distributore Ip Il gestore: stavolta mollo
Il colpo in via Nazionale Adriatica Nord, nelle vicinanze del Globo. Per D’Ottavio, affrontato da un bandito alla chiusura, è il secondo colpo in tre anni: "Basta, non posso rischiare la vita per pagare le banche"
PESCARA. È la seconda rapina in tre anni, ma adesso proprio non ne può più. Ferruccio D’Ottavio, pescarese di 41 anni è il gestore della pompa di benzina Ip di via Nazionale Adriatica nord (a 400 metri dal Globo) che martedì sera, per la seconda volta da quando ha preso in gestione l’attività nel 2010, è stato rapinato dell’incasso, circa 2.200 euro per cui, peraltro, non è assicurato. È lui stesso a raccontare i momenti drammatici della rapina subìta alla fine di una giornata di lavoro martedì sera.
«Intorno alle 19,40», racconta esasperato, «stavo chiudendo tranquillamente l’impianto e come ogni sera, dopo aver abbassato la serranda, mi sono apprestato a rientrare in macchina, parcheggiata all’interno dell’impianto stesso. Stavo parlando al telefono con un amico, ma il tempo di entrare e di chiudere lo sportello dell’auto che dopo dieci secondi mi sono sentito aprire di scatto la portiera e immediatamente dopo, senza aver eneanche il tempo di capire che cosa stesse succedendo, sono stato scaraventato con un o spintone contro lo sportello del lato passeggero dove ho anche sbattuto la testa. Niente di grave, ma per 4, 5, secondi non ci ho capito proprio niente. ASvevo il borsello con l’incasso sotto, l’avevo posggiato poco prima sul sedile del passeggero e infatti mi sono sentito letteralmente agguiantato da sopra mentre mi sfilavano il borsello. È stato tutto velocissimo, il tempo di riprendermi e ho visto una sagoma che correva verso nord, lungo la nazionale. A quel punto ho agito d’istinto e gli sono corso dietro. Ma già non c’era più allora per intuito ho girato nella prima traversa dopo il distributore via Dandolo ma dopo 200 metri a piedi non ho trovato nessuno. Ho ripreso la macchina e ho iniziato a girare per la zona, sono andato alle case popolari, in via caravaggio, dappertutto maniente. POi ho chiamato il 113 e in tre secondi una volante era già lì, perché stavano proprio a piazza Duca». Un intervento tempestivo che però non è bastato a far recuperare al piccolo imprenditore l’incasso della giornata e tantomeno la fiducia e la voglia di continuare a rischiare, vita e lavoro. «Nell’estate del 2011 mi rapinarono con la pistola in pieno giorno», racconta, «mentre stavo svuotando la colonnina del self. Adesso questo. Ma non so fino a quando avrò la forza di continuare a rischiare la vita in questo modo. Oltretutto», si sfoga, «mi trovo in una situazione già precaria perché il settore hamille difficoltà e perché qui intorno c’è una concorrenza pazzesca e il fatturato è sceso tantissimo. Ciononostante faccio sacrifici dalla matytina alla sera, 12 ore di lavoro vedendo solo casa e lavoro e questo è il risultato, abbandonati a noi stessi con tutti i rischi e i pericoli. Mi viene voglia di mollare, perché ho due bambini, una moglie che già si sta sacrificando per me e per questa attività e nnostante tutto questo mi ritrovo a rischiare anche la vita. Sono tanti fattori insieme che a 41 anni mi fanno dire che forse non ne vale più la pena. Non sono assicurato, alla fine si tratta di rischiare la vita per vivere indebitato con le banche, perché siamo a partita Iva e il lavoro è difficilissimo. Non so se questa volta continuo».
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