PESCARA
Rigopiano, la zona rossa e la perizia che non risolve: famiglie preoccupate
Respinta la richiesta di acquisizione della sentenza sulla valanga. I parenti: "La strada presa dal processo non ci piace perché ci riporta al verdetto choc dell'Aquila sul concorso di colpa"
PESCARA. L'albergo di Rigopiano era in una zona rossa, anzi il grado maggiore blu, per le valanghe, con una possibilità di frequenza alta; ma la connessione causa-effetto con il terremoto non è così diretta da dimostrare.
Non grandi passi avanti con la maxi perizia ma nel processo per la tragedia c'è voglia di chiudere in fretta: a oltre 5 anni dai fatti, quando una immane valanga si portò via 29 vite nel resort poco prima delle 17 di quel 18 gennaio 2017, parti civili, magistrati e difese premono per arrivare a sentenza il prima possibile, magari entro gennaio. Tra disastri colposi, omicidio e lesioni colpose, abuso d'ufficio e falso ideologico sono in 29 più la società che gestiva il resort ad essere imputati.
A Pescara il processo è ripartito oggi dopo vari rinvii con la promessa di 'liberarsi' il prima possibile dell'elemento chiave, ossia proprio della super perizia disposta dal giudice per l'udienza preliminare Gianluca Sarandrea. I periti del Politecnico di Milano hanno ribadito in aula le risposte già scritte: una su tutte, ma neanche la decisiva perchè c'è da considerare la gestione della strada, è se le scosse di terremoto della mattina avessero potuto innescare la valanga. I periti non lo hanno escluso così come non lo hanno affermato, lasciando un margine di possibilità, ipotetica, forse indimostrabile.
Dalla ricostruzione dei fatti però sono emersi alcuni dati incontrovertibili: che una valanga di quella portata - ha travolto l'hotel superandolo di 400 metri più in basso - è più frequente di quanto si possa immaginare; che il resort era quindi in zona rossa (forse blu, cioè peggiore) e che quindi lì non doveva essere costruito; che un terremoto ha un duplice effetto di compattare la neve, ma per essere efficace l'epicentro deve essere almeno a 100 km dal luogo - qui era a 50 km - e possibilmente in tempi brevi; che bastavano altri 10 cm per innescare autonomamente una valanga, quei 10 cm caduti proprio dopo le scosse.
Quesiti di non poco conto visto che su alcune responsabilità è necessario che non ci sia il minimo dubbio sulla colpevolezza e quindi se interviene un calcolo probabilistico l'accusa potrebbe non essere dimostrata. Cosa che ha fatto storcere il naso ai parenti delle vittime che non vogliono sentir parlare di percentuali.
"Ci siamo sentiti dire che 'non sarebbe possibile escludere' l'incidenza del terremoto sulla valanga, e così si può parlare di percentuali: questo discorso delle percentuali non ci è piaciuto affatto, perchè ci riporta alla sentenza choc dell'Aquila", ha infatti detto Marcello Martella, padre di una delle 29 vittime. E non è un caso che alcune parti civili abbiano provato a portare nel processo - richiesta respinta - la sentenza di Milano della sesta sezione del tribunale civile che ha bocciato il ricorso di indennizzo intentato contro una compagnia assicurativa dalla società proprietaria dell'albergo che invocava, appunto, il nesso di causalità tra il sisma e la valanga in merito ad una polizza relativa ai soli danni da terremoto. Per gli esperti di Milano il terremoto non c'entra nulla, per quelli di Pescara - del Politecnico di Milano - cautela nel collegare i due eventi, senza però poterli escludere del tutto.