Rigopiano, scatta il divieto per i pic nic. Spento l'incendio sul Monte Siella
Ordinanza del sindaco di Farindola che punta a scoraggiare i turisti del macabro che visitano il resort distrutto dalla valanga
FARINDOLA. Con un'ordinanza del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, sono vietati i picnic nella zona dell'Hotel Rigopiano, distrutto dalla valanga che lo scorso 18 gennaio si è staccata dalla cresta del Monte Siella. Una decisione che punta a scoraggiare, con maggior vigore, la deprecabile consuetudine di chi si reca nei pressi del resort distrutto a caccia di selfie a due passi delle macerie.
«È stata un'ordinanza necessaria per il doveroso rispetto che si deve alle vittime della tragedia di Rigopiano. Purtroppo, là dove viene meno il buon senso, non rispettando un luogo ancora intriso di sangue e dolore, occorre intervenire», spiega Lacchetta. «Da mesi, chiediamo la bonifica dell’intero sito, naturalmente previo dissequestro giudiziario e ogni necessaria autorizzazione per scongiurare ogni tipo di inquinamento. Ma, a oggi», prosegue il sindaco di Farindola, «non ci sono notizie in tal senso, per questo abbiamo ritenuto doveroso una certa prevenzione del sito, soprattutto per restituire natura il luogo così come era fino a qualche tempo fa».
Come se ciò non bastasse, la cresta del versante teramano del Monte Siella, proprio sopra il canalone della valanga che ha travolto il resort, ha visto riaccendersi ieri un piccolo focolaio. L'allarme è scattato al mattino, intorno alle 10, quando è partita una squadra dei vigili del fuoco dal comando provinciale di Pescara. I pompieri, addirittura, hanno dovuto raggiungere l'ultimo tratto della zona interessata dal rogo a piedi. Le fiamme, per fortuna, sono rimaste sempre controllo. Nelle scorse settimane, tutta la zona di Rigopiano e dei due versanti del Gran Sasso pescarese e aquilano avevano dovuto fare i conti con diversi roghi che hanno causato grossi danni e richiesto anche l'impiego di alcuni Canadair per domare le fiamme. Sugli incendi è stata aperta anche una inchiesta dalla procura della repubblica di L'Aquila. «L'incendio che è partito dalla piana di Campo Imperatore» ha commentato infine il sindaco Ilario Lacchetta , «ha provocato sul Monte Siella un disastro ambientale di assoluta rilevanza». (f.bel.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
«È stata un'ordinanza necessaria per il doveroso rispetto che si deve alle vittime della tragedia di Rigopiano. Purtroppo, là dove viene meno il buon senso, non rispettando un luogo ancora intriso di sangue e dolore, occorre intervenire», spiega Lacchetta. «Da mesi, chiediamo la bonifica dell’intero sito, naturalmente previo dissequestro giudiziario e ogni necessaria autorizzazione per scongiurare ogni tipo di inquinamento. Ma, a oggi», prosegue il sindaco di Farindola, «non ci sono notizie in tal senso, per questo abbiamo ritenuto doveroso una certa prevenzione del sito, soprattutto per restituire natura il luogo così come era fino a qualche tempo fa».
Come se ciò non bastasse, la cresta del versante teramano del Monte Siella, proprio sopra il canalone della valanga che ha travolto il resort, ha visto riaccendersi ieri un piccolo focolaio. L'allarme è scattato al mattino, intorno alle 10, quando è partita una squadra dei vigili del fuoco dal comando provinciale di Pescara. I pompieri, addirittura, hanno dovuto raggiungere l'ultimo tratto della zona interessata dal rogo a piedi. Le fiamme, per fortuna, sono rimaste sempre controllo. Nelle scorse settimane, tutta la zona di Rigopiano e dei due versanti del Gran Sasso pescarese e aquilano avevano dovuto fare i conti con diversi roghi che hanno causato grossi danni e richiesto anche l'impiego di alcuni Canadair per domare le fiamme. Sugli incendi è stata aperta anche una inchiesta dalla procura della repubblica di L'Aquila. «L'incendio che è partito dalla piana di Campo Imperatore» ha commentato infine il sindaco Ilario Lacchetta , «ha provocato sul Monte Siella un disastro ambientale di assoluta rilevanza». (f.bel.)
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