PESCARA
Rimpasto in giunta, Di Matteo: "E' guerra, Alessandrini si dimetta"
Comune nella bufera, non si arresta la polemica dopo l'estromissione dell'assessore Diodati. La rabbia di Di Matteo: "D'Alfonso qui non c'entra, ma ora battaglia anche in Regione. Ora agiremo liberamente"
PESCARA. «Alessandrini si dimetta per il bene della città, da ora porteremo avanti un'azione libera e critica, al Comune, alla Provincia e in Regione, e soprattutto a Pescara sarà guerra pesante». Così l'assessore regionale Donato Di Matteo il giorno dopo l'estromissione del suo fedelissimo Giuliano Diodati dalla Giunta comunale di Pescara, annuncia l'apertura di una nuova fase politica. Parole durissime nei confronti del sindaco, Marco Alessandrini, che ritiene unico responsabile dell'operazione; assolve invece il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso. «D'Alfonso è responsabile di tutti i disastri ai quali assistiamo in Regione, ma in questa vicenda non c'entra nulla» dice Di Matteo. «A Pescara è stata colpita una persona onesta e competente, che per questa estromissione non ha accettato alcun tipo di compromesso o compensazione - prosegue Di Matteo - Per noi non è una sconfitta, ma una grande vittoria, perché finalmente possiamo agire liberamente, nel segno di una linea di discontinuità, senza permettere più alcun inciucio e lanciando un messaggio di speranza alla gente in difficoltà».
Nella nuova fase politica annunciata sarà coinvolta la componente del Pd che fa riferimento alla figura di Di Matteo: la parlamentare Vittoria D'Incecco, i consiglieri provinciali Vincenzo Catani e Annalisa Palozzo e i consiglieri comunali Tiziana Di Giampietro, Adamo Scurti e Lola Berardi. «La responsabilità è di questo sindaco, che fin dall'inizio ritenevo inadeguato, tanto è vero che gli ho fatto campagna contro. Ha dimostrato di non essere né carne né pesce e di essere forse più adatto per i teatrini - aggiunge l'assessore regionale - Negli ultimi tempi, oltre a essere inadeguato, si è dimostrato anche pericoloso». Di Matteo invita Alessandrini «a dimettersi, ad azzerare la giunta e a consentire ad altri di ripartire, se ci sono le condizioni, altrimenti è meglio andare a casa».