Risparmi finiti, in banca rimasti solo 5 mila euro
I dati della Banca d’Italia indicano una città in difficoltà: il deposito medio è appena un quarto di quello dei pescaresi (19 mila). Crollano i prestiti
MONTESILVANO. Se dall’Eurotower di Francoforte il 2 maggio scorso è arrivata la notizia di un ulteriore abbassamento del tasso di sconto, il minimo storico da quando c’è l’euro, dovrebbe arrivare anche un allentamento della stretta creditizia visto che il costo del denaro sarà allo 0,50 per cento. Accadrà soprattutto laddove il denaro circola poco. Come a Montesilvano, che seppur registri una popolazione in aumento, allo stesso tempo non traina con sé un aumento dei depositi nelle banche che sono stagnanti negli ultimi anni. I dati che emergono dalla Banca d’Italia sono inequivocabili: ogni montesilvanese, in media, ha 5 mila euro in banca.
Le banche. I bollettini statistici emessi ogni tre mesi, dicono che negli ultimi 5 anni gli sportelli bancari a Montesilvano sono rimasti più o meno gli stessi: ne erano 16 al 31 dicembre del 2008 e 16 ne sono rimasti fino al dicembre nell’anno scorso. Ovvero 5 anni senza variazioni che significano scarsa vitalità finanziaria.
I depositi. Ma anche gli altri due parametri che tastano il polso alla ricchezza della città, dicono che la morsa della crisi si fa sentire ancora parecchio da queste parti. Montesilvano, al 31 dicembre dell’anno scorso, attraverso i suoi 16 sportelli bancari, aveva depositati nelle casse degli istituti di credito locali 270 milioni e 2 mila euro, con un giro di impieghi, cioè di prestiti erogati dalle banche, sempre alla stessa data, pari a 627 milioni e 179 mila euro (il dato è tratto dal «Bollettino Statistico. Eurosistema» della Banca d’Italia, numero 1 del 2013). Poco se comparato con i numeri di Pescara – poco più del doppio di abitanti di Montesilvano – che, nello stesso periodo, ha annoverato un deposito di 2 miliardi e 384 milioni di euro e 5 miliardi e 442 milioni di prestiti. Sempre in proporzione, paragonandola a Pescara, Montesilvano avrebbe dovuto avere un deposito di almeno un miliardo e 8 mila euro al posto dei 270 milioni e passa che invece detiene. In pratica, a Montesilvano, tenendo sempre ben presente il pollo di Trilussa, la media dice che ciascun residente ha un deposito in banca – e per deposito s’intende quanto detenuto in libretti e certificati, cioè, il risparmio – di 5.192 euro, mentre a Pescara la cifra è di 19.382 euro: neanche il 27 per cento dell’uno nei confronti dell’altro. Il dato provinciale totale, al 31 dicembre 2012, dice invece che gli impieghi totali erano di 7 miliardi e 53 milioni, mentre i depositi ammontavano a 3 miliardi e 494 milioni. Ovvero, Pescara detiene il 68 per cento del deposito provinciale totale, mentre Montesilvano, che è la seconda città della provincia, in quanto a residenti, il 7,72.
I prestiti. Ma se questi sono i dati che danno la dimensione della «ricchezza», quelli relativi agli impieghi (i prestiti) ci dicono che Montesilvano dovrebbe avere una totalità di essi pari a circa 2 miliardi e 300 milioni, invece dei 627,179 milioni che attualmente vengono erogati, sempre per rimanere al rapporto con Pescara. In altre parole, a Montesilvano è basso sia il totale dei depositi bancari, la cosiddetta «provvista» dei risparmiatori che denota una scarsa ricchezza delle famiglie (oltre che un’impossibilità sopravvenuta al risparmio) sia l’ammontare dei prestiti che ha come significato una scarsa propensione all’investimento e alla possibilità di accesso al credito.
Pochi soldi. In altre parole, a Montesilvano circola poco denaro: oltre che al paragone con Pescara, si pensi che a Giulianova, che ha una popolazione poco più della metà di quella Montesilvano, i depositi arrivano a 295 milioni di euro e 659 sono i prestiti. Ad Avezzano, poco più di 40 mila abitanti, i depositi ammontano a 537 milioni e i prestiti a 701 e a Sulmona, che ha meno della metà degli abitanti, sono 335 i milioni di deposito e 412 i prestiti.
Gli anni precedenti. Tuttavia la situazione attuale di Montesilvano non è inedita. Sempre dai bollettini trimestrali degli anni precedenti di Bankitalia, si desume che la chiusura del 2011 non fu molto diversa da quella del 2012, anche se da questa si evince una piccola fuga di capitali dovuta probabilmente a motivi tra i più diversi: 280,491 erano infatti i milioni depositati nelle filiali locali delle banche nel 2011 (più di dieci milioni in più se paragonati al 2012), mentre 616,421 i milioni prestati. Alla fine del 2010, invece, i milioni in banca erano un po’ di meno: 249,379, come pure i prestiti, 587,975 (ma, paradossalmente, con uno sportello in più in città rimasto aperto per un anno). Qualcosa in più in cassa c’era nell’annata precedente, alla fine del 2009, ovvero 277,844 milioni contro prestiti ancora più bassi: 561,703. La cifra più bassa si tocca nell’anno di inizio della nostra indagine: nel 2008, a Montesilvano, si risparmiavano 248,359 milioni di euro, mentre le banche prestavano la cifra più bassa di questi ultimi 5 anni: 546,703 milioni. Dunque, il deposito negli ultimi tempi, come pure i prestiti, sono andati in crescendo.
Soldi finiti? Ma resta il fatto che a Montesilvano il denaro che circola è poco: detto in altre parole, a Montesilvano, secondo i dati della Banca d’Italia, non ci sono soldi. Perché? Dagli sportelli locali, poco è emerso, data la scarsa permeabilità degli uffici direttivi a rilasciare dichiarazioni, i quali, tra quelli interpellati, hanno tutti rimandato alle sedi centrali per qualsiasi valutazione. Tra questi c’è anche la filiale di una banca nazionale che attraverso il direttore dello sportello locale è rimasta perplessa di fronte al dato relativo ai depositi attuali detenuti negli istituti di credito presenti a Montesilvano, ritenendolo troppo basso; mentre altri hanno sostenuto che l’abbassamento del tasso di sconto deciso dalla Bce nulla cambierà per quanto riguarda la possibilità o no di erogare prestiti alle imprese, i quali continueranno a dipendere solo dalla validità dei progetti presentati. Dunque, anche a Montesilvano, come in tutt’Italia, rimane valido il quesito che si chiede quando s’invertirà l’attuale trend che vede in pratica i contribuenti (attraverso le tasse) finanziare le operazioni (finora molto redditizie, anche per via dello spread molto alto fino a poco tempo fa) degli istituti di credito che hanno acquistato titoli di Stato. Ovvero, quando le banche torneranno al loro mestiere, che è soprattutto quello di prestare denaro a progetti e iniziative che provengono dal territorio, visto che ora il denaro ha il costo più basso da quando è in circolo l’euro, e in particolar modo in quelle aree depresse economicamente, come ad esempio sembra essere Montesilvano, stando a quanto emerge dai dati della Banca d’Italia?
Vito de Luca
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