Riviera, quello scheletro da tre anni in attesa di demolizione
L'abbattimento è stato bloccato dal Consiglio di Stato. Dal 2005 battaglie legali tra Comune, impresa e residenti
PESCARA. «No, da quanti anni è fermo quel cantiere non lo so. Direi cinque, forse di più». È passato talmente tanto tempo che se lo sono scordato persino i vicini di casa da quanto tempo è bloccato il cantiere del palazzo a sette piani che doveva essere costruito sulla riviera, vicino all'hotel Maja. Un edificio contestato, per cui è stata emessa anche un'ordinanza di demolizione, ma che sta ancora lì, immobile e incompiuto, a far bella mostra sulla riviera Nord, il salotto buono dell'estate pescarese.
È stato un gruppo di confinanti, più di sei anni fa, a dare inizio alla battaglia legale che ha bloccato i lavori di costruzione trasformando il cantiere provvisorio in uno scheletro a lunga scadenza, ancora impigliato nelle maglie di una giustizia che non ha deciso se va abbattuto.
La storia inizia nel 2005, quando un gruppo di cittadini presenta un ricorso al Tar contro la società immobiliare Michelangelo, di cui è proprietario tra gli altri l'architetto Fiorenzo Tintorelli, che a loro dire sta costruendo senza rispettare le distanze dai palazzi vicini.
Il Tar annulla le concessioni edilizie ottenute dalla società tra il 1999 e il 2002. Poi, nel 2008, i cittadini vincono anche davanti al Consiglio di Stato. A novembre 2008 il Comune, forte della sentenza, con un'ordinanza dispone la demolizione. Ma a tre anni dal provvedimento il palazzo mai nato sta lì. E non è certo un bello spettacolo.
«Quel palazzo è un abuso edilizio», tuona il consigliere comunale di Rifondazione Maurizio Acerbo, «e il Comune dovrebbe abbatterlo. Ho presentato un'interrogazione qualche mese fa proprio per cercare di capire a che punto siamo».
Il punto lo fa l'assessore all'Urbanistica Marcello Antonelli, che proprio mentre risponde al telefono sta passando davanti al palazzo in costruzione abbandonato. «Lo sto guardando proprio in questo momento, sa? E non è certo piacevole alla vista. Ma purtroppo il Comune non può ancora farlo abbattere», dice Antonelli.
Il problema, spiega l'assessore, è che anche l'ordinanza di demolizione emessa dalla vecchia amministrazione è stata impugnata davanti al Tar. Il Tribunale amministrativo ha dato ragione al Comune, ma la società costruttrice ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che nell'attesa di pronunciarsi ha congelato il provvedimento. «Dobbiamo aspettare la sentenza per procedere all'abbattimento», spiega Antonelli, «e spero che arrivi prima possibile perché per la città è la soluzione migliore».
Anche se la giustizia amministrativa dovesse autorizzare la demolizione del palazzo, però, la Michelangelo potrebbe comunque costruire in un secondo momento.
«Con la recente variante apportata dal Comune al piano regolatore», spiega Antonelli, «quell'area è passata da B1 a B2 come richiesto dal costruttore che su questo ha vinto un ricorso al Tar. Questo significa che l'impresa potrà edificare su quell'area. Certo, rispettando le altezze e le distanze».
È stato un gruppo di confinanti, più di sei anni fa, a dare inizio alla battaglia legale che ha bloccato i lavori di costruzione trasformando il cantiere provvisorio in uno scheletro a lunga scadenza, ancora impigliato nelle maglie di una giustizia che non ha deciso se va abbattuto.
La storia inizia nel 2005, quando un gruppo di cittadini presenta un ricorso al Tar contro la società immobiliare Michelangelo, di cui è proprietario tra gli altri l'architetto Fiorenzo Tintorelli, che a loro dire sta costruendo senza rispettare le distanze dai palazzi vicini.
Il Tar annulla le concessioni edilizie ottenute dalla società tra il 1999 e il 2002. Poi, nel 2008, i cittadini vincono anche davanti al Consiglio di Stato. A novembre 2008 il Comune, forte della sentenza, con un'ordinanza dispone la demolizione. Ma a tre anni dal provvedimento il palazzo mai nato sta lì. E non è certo un bello spettacolo.
«Quel palazzo è un abuso edilizio», tuona il consigliere comunale di Rifondazione Maurizio Acerbo, «e il Comune dovrebbe abbatterlo. Ho presentato un'interrogazione qualche mese fa proprio per cercare di capire a che punto siamo».
Il punto lo fa l'assessore all'Urbanistica Marcello Antonelli, che proprio mentre risponde al telefono sta passando davanti al palazzo in costruzione abbandonato. «Lo sto guardando proprio in questo momento, sa? E non è certo piacevole alla vista. Ma purtroppo il Comune non può ancora farlo abbattere», dice Antonelli.
Il problema, spiega l'assessore, è che anche l'ordinanza di demolizione emessa dalla vecchia amministrazione è stata impugnata davanti al Tar. Il Tribunale amministrativo ha dato ragione al Comune, ma la società costruttrice ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che nell'attesa di pronunciarsi ha congelato il provvedimento. «Dobbiamo aspettare la sentenza per procedere all'abbattimento», spiega Antonelli, «e spero che arrivi prima possibile perché per la città è la soluzione migliore».
Anche se la giustizia amministrativa dovesse autorizzare la demolizione del palazzo, però, la Michelangelo potrebbe comunque costruire in un secondo momento.
«Con la recente variante apportata dal Comune al piano regolatore», spiega Antonelli, «quell'area è passata da B1 a B2 come richiesto dal costruttore che su questo ha vinto un ricorso al Tar. Questo significa che l'impresa potrà edificare su quell'area. Certo, rispettando le altezze e le distanze».
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