L'AQUILA
Rogo sul Gran Sasso, i 14 indagati si discolpano: un incidente, si è rovesciata la canalina
Interrogati i giovani del Pescarese finiti nei guai per l’incendio boschivo colposo che ad agosto ha divorato 300 ettari di verde a Fonte Vetica
L’AQUILA. Sotto torchio, davanti al pm Fabio Picuti e agli investigatori del Nipaf coordinati dal colonnello Antonio Rampini, i presunti responsabili dell’incendio a Fonte Vetica del 5 agosto scorso. Ieri ne sono stati ascoltati 12 mentre oggi le audizioni, presenti gli avvocati, dovrebbero essere concluse. Tutti si sono discolpati e alcuni hanno anche provato a scaricare su altri le responsabilità di quanto successo: un rogo che ha distrutto decine di ettari di vegetazione. Gli indagati, secondo la Procura aquilana, stavano cucinando gli arrosticini all’interno di un accampamento che avevano allestito in area Parco: lì su un camioncino cassonato da cantiere, avevano sistemato una casetta di legno. Avevano acceso due fuochi: uno a terra e l’altro all’interno di una canalina metallica del barbecue per la cottura della carne che si è rovesciata: lì è cominciata l’apocalisse. E ora, quelli che facevano parte di quell’accampamento, si ritrovano sotto inchiesta con l’accusa di incendio boschivo in cooperazione colposa. Sono indagati, con accuse tutte da dimostrare, 14 giovani di cui 12 residenti nel Pescarese, per lo più a Pietranico, e nel Chietino.
Più nel dettaglio, secondo il pm Picuti i sospettati «per negligenza, imprudenza e imperizia, hanno causato l’incendio che si è propagato nella vicina area di pascolo percorrendo una superficie di circa 300 ettari di cui 220 per pascolo, 50 di bosco e conifere, e il resto di latifoglie ricadente nel parco Gran Sasso-Laga, a Fonte Macina». Rischiano, in caso di condanna, una pena da uno a cinque anni di reclusione. Ma il vero problema potrebbe essere il pagamento dei danni. La procura della Repubblica ha sequestrato parecchi oggetti lasciati sul posto dagli indagati ma finora non si ha notizia di ricorsi al Riesame per poterli riavere. Tra le prove anche delle fotografie scattate da gente che era sul posto al momento dello scoppio dell’incendio.
Gli indagati sono Francesco Cavicchia, Martina Ciullo, Simone Di Benedetto, Fabrizio Di Giandomenico, Mattia D’Orazio, Alessio Falone, Nicole Vagnoni, Alessandro Venti, Luca Wlodarczyk, Ilaria Palmerini, Simone D’Orazio, Enrico Tiberio, Riccardo Di Nicola e Ivan Di Giandomenico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Più nel dettaglio, secondo il pm Picuti i sospettati «per negligenza, imprudenza e imperizia, hanno causato l’incendio che si è propagato nella vicina area di pascolo percorrendo una superficie di circa 300 ettari di cui 220 per pascolo, 50 di bosco e conifere, e il resto di latifoglie ricadente nel parco Gran Sasso-Laga, a Fonte Macina». Rischiano, in caso di condanna, una pena da uno a cinque anni di reclusione. Ma il vero problema potrebbe essere il pagamento dei danni. La procura della Repubblica ha sequestrato parecchi oggetti lasciati sul posto dagli indagati ma finora non si ha notizia di ricorsi al Riesame per poterli riavere. Tra le prove anche delle fotografie scattate da gente che era sul posto al momento dello scoppio dell’incendio.
Gli indagati sono Francesco Cavicchia, Martina Ciullo, Simone Di Benedetto, Fabrizio Di Giandomenico, Mattia D’Orazio, Alessio Falone, Nicole Vagnoni, Alessandro Venti, Luca Wlodarczyk, Ilaria Palmerini, Simone D’Orazio, Enrico Tiberio, Riccardo Di Nicola e Ivan Di Giandomenico.
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