L’emergenza verde pubblico La pineta ricoperta di rovi e arbusti Abbandonato l’orto botanico
Rom accampati nel parco
Nessuno porta via materassi e rifiuti dal lungofiume
PESCARA. L’accampamento resta. I padroni del parco fluviale, nonostante il sopralluogo di ieri degli amministratori provinciali e comunali, sono un manipolo di rom accasciati sui materassi gettati lungo la pista ciclabile disseminata di rifiuti. Una scena da ordinaria periferia. Invece, è il centro di Pescara.
Corso Manthoné, con i suoi ristoranti alla moda, è distante cinquanta passi dall’ingresso del parco fluviale.
L’ACCAMPAMENTO. Qui, sotto gli occhi della città che si diverte, è nato l’accampamento che nessuno vuole vedere. Materassi tra i rifiuti, vestiti riposti negli anfratti del ponte in legno, una latrina nascosta dall’erba alta. Un insediamento abusivo che dà un tetto a una coppia di polacchi e a un gruppo di rom che passa le giornate a chiedere l’elemosina ai semafori di Portanuova. È questo il biglietto da visita del parco fluviale, segnato dai sacchi neri di immondizia non raccolti da Attiva da almeno cinque giorni. Il risultato è che quest’area che collega il parcheggio della golena con il quartiere Villa Fabio versa nel degrado da dieci anni.
IL PARCO DEI VANDALI. L’amministrazione provinciale di Giuseppe De Dominicis, per due mandati, ha provato a realizzare un’opera per i cittadini ma in dieci anni il parco fluviale è stato adottato solo dai vandali, dai tossicodipendenti e dai disperati trasformandosi in un cono d’ombra della città.
ASSESSORE SUL POSTO. Nella zona del parco giochi, pronta per l’inaugurazione dall’ottobre 2007 ma con i cancelli chiusi ancora oggi, l’erba alta è arrivata a sfiorare il tetto della casa in legno. Un gazebo per le associazioni che è finito nel mirino di una banda di vandali che l’ha incendiato. Ieri, l’erba è stata sfalciata: «L’area non era stata pulita perché sono in corso lavori di sistemazione», dice l’assessore provinciale ai Lavori pubblici Roberto Ruggieri accompagnato, durante il sopralluogo, dal presidente del consiglio provinciale Giorgio De Luca e dai presidenti delle commissioni Lavori pubblici di Provincia e Comune, Camillo Savini e Domenico Lerri. «Alla luce di quanto esaminato», dice Ruggieri, «la Provincia dovrà studiare gli interventi per aprire l’area gioco ma anche per assicurare la manutenzione costante della pista ciclabile e garantire più sicurezza dei punti a rischio. Un utile deterrente è rappresentato dalle telecamere», dice l’assessore, «ma a quanto pare non basta. La questione va affrontata con le forze dell’ordine». Quando la delegazione di politici passa accanto all’accampamento cala il silenzio: per un pugno di secondi, non parla nessuno. L’immagine del degrado colpisce tutti.
L’EMERGENZA PINETA. L’emergenza parchi che attanaglia Pescara non risparmia la pineta d’Avalos, il primo bubbone a scoppiare a causa delle 39 oche uccise dal botulino, tossina sprigionata dallo strato di feci accumulato nel lago in decenni d’incuria. All’apice della crisi, il Comune ha annunciato il via dell’operazione di bonifica ma la pineta, il polmone verde della città, mostra il suo lato peggiore con la mancanza di manutenzione: la vegetazione selvaggia ricopre i percorsi pedonali tappezzati di mozziconi di sigaretta, i rifiuti sono abbandonati in via Silone, il laghetto resta una cloaca. Ieri, dal Comune, l’annuncio di nuovi lavori a cominciare dal taglio delle «erbe infestanti attorno al laghetto, sull’isolotto e nei viali».
L’ORTO TRA I ROVI. È l’orto botanico il simbolo dell’abbandono: il «percorso sensoriale», nato per svelare ai bambini, i segreti delle piante officinali è coperto di rovi, la bacheca del compostaggio dei rifiuti è esplosa, il tabellone è rotto a terra da mesi.
Corso Manthoné, con i suoi ristoranti alla moda, è distante cinquanta passi dall’ingresso del parco fluviale.
L’ACCAMPAMENTO. Qui, sotto gli occhi della città che si diverte, è nato l’accampamento che nessuno vuole vedere. Materassi tra i rifiuti, vestiti riposti negli anfratti del ponte in legno, una latrina nascosta dall’erba alta. Un insediamento abusivo che dà un tetto a una coppia di polacchi e a un gruppo di rom che passa le giornate a chiedere l’elemosina ai semafori di Portanuova. È questo il biglietto da visita del parco fluviale, segnato dai sacchi neri di immondizia non raccolti da Attiva da almeno cinque giorni. Il risultato è che quest’area che collega il parcheggio della golena con il quartiere Villa Fabio versa nel degrado da dieci anni.
IL PARCO DEI VANDALI. L’amministrazione provinciale di Giuseppe De Dominicis, per due mandati, ha provato a realizzare un’opera per i cittadini ma in dieci anni il parco fluviale è stato adottato solo dai vandali, dai tossicodipendenti e dai disperati trasformandosi in un cono d’ombra della città.
ASSESSORE SUL POSTO. Nella zona del parco giochi, pronta per l’inaugurazione dall’ottobre 2007 ma con i cancelli chiusi ancora oggi, l’erba alta è arrivata a sfiorare il tetto della casa in legno. Un gazebo per le associazioni che è finito nel mirino di una banda di vandali che l’ha incendiato. Ieri, l’erba è stata sfalciata: «L’area non era stata pulita perché sono in corso lavori di sistemazione», dice l’assessore provinciale ai Lavori pubblici Roberto Ruggieri accompagnato, durante il sopralluogo, dal presidente del consiglio provinciale Giorgio De Luca e dai presidenti delle commissioni Lavori pubblici di Provincia e Comune, Camillo Savini e Domenico Lerri. «Alla luce di quanto esaminato», dice Ruggieri, «la Provincia dovrà studiare gli interventi per aprire l’area gioco ma anche per assicurare la manutenzione costante della pista ciclabile e garantire più sicurezza dei punti a rischio. Un utile deterrente è rappresentato dalle telecamere», dice l’assessore, «ma a quanto pare non basta. La questione va affrontata con le forze dell’ordine». Quando la delegazione di politici passa accanto all’accampamento cala il silenzio: per un pugno di secondi, non parla nessuno. L’immagine del degrado colpisce tutti.
L’EMERGENZA PINETA. L’emergenza parchi che attanaglia Pescara non risparmia la pineta d’Avalos, il primo bubbone a scoppiare a causa delle 39 oche uccise dal botulino, tossina sprigionata dallo strato di feci accumulato nel lago in decenni d’incuria. All’apice della crisi, il Comune ha annunciato il via dell’operazione di bonifica ma la pineta, il polmone verde della città, mostra il suo lato peggiore con la mancanza di manutenzione: la vegetazione selvaggia ricopre i percorsi pedonali tappezzati di mozziconi di sigaretta, i rifiuti sono abbandonati in via Silone, il laghetto resta una cloaca. Ieri, dal Comune, l’annuncio di nuovi lavori a cominciare dal taglio delle «erbe infestanti attorno al laghetto, sull’isolotto e nei viali».
L’ORTO TRA I ROVI. È l’orto botanico il simbolo dell’abbandono: il «percorso sensoriale», nato per svelare ai bambini, i segreti delle piante officinali è coperto di rovi, la bacheca del compostaggio dei rifiuti è esplosa, il tabellone è rotto a terra da mesi.