Salta ancora l’Imu, 10 mila euro in fumo
La discussione sull’imposta rinviata per la seconda volta, ma ai consiglieri va lo stesso il doppio gettone
PESCARA. La seduta di martedì scorso: due ore di discussione senza approvare nulla. La seduta di ieri mattina: altre due ore per varare una delibera e un paio di debiti fuori bilancio. Ecco il lavoro svolto in due giorni dai consiglieri comunali. Le prime due riunioni dell’assemblea civica dedicate al Regolamento Imu sono andate a monte. La maggioranza non è riuscita nemmeno ad avviare la discussione sull’imposta per gli immobili. Una volta, perché non c’era il numero legale. Un’altra, perché si è riaperto un tavolo di trattativa con l’opposizione. E così è stato rimandato tutto a lunedì prossimo.
I consiglieri, però, verranno pagati lo stesso per entrambe le sedute, pur non avendo rispettato l’ordine del giorno programmato. Quanto percepiranno? Ogni gettone di presenza ha il valore di 92,96 euro lordi. Questa cifra moltiplicata per due consigli dà come risultato ben 185,92 euro lordi per ogni politico presente. Niente male per poche ore di lavoro, per giunta rivelatesi infruttuose.
Questo vuol dire che per ogni consiglio andato a vuoto i cittadini dovranno pagare circa 5.000 euro tra gettoni di presenza ai consiglieri, spese per i servizi (registrazioni e fasi di votazioni), straordinari dei dipendenti, energia elettrica. Senza contare i rimborsi ai datori di lavoro per le assenze dei consiglieri-dipendenti in uffici e le spese sostenute dai professionisti, costretti a rinviare le loro attività per partecipare alle sedute civiche. Insomma, gli sprechi di denaro pubblico non sembrano avere limiti. Ma il consiglio non riesce ad andare avanti. Tutte le sedute di questa settimana dedicate all’Imu sono state cancellate, perché la maggioranza teme di non avere i numeri necessari per approvare le modifiche al regolamento sull’imposta. Ieri, in proposito, il capogruppo del Pdl Armando Foschi ha lanciato un messaggio ben preciso all’opposizione. «Vogliamo evitare», ha detto, «i giorni di ostruzionismo del centrosinistra che, questa volta, potrebbero determinare un unico effetto disastroso non per la politica, ma per i cittadini contribuenti. Se le modifiche al regolamento non venissero approvate entro il termine del 30 ottobre, i contribuenti si troverebbero a pagare per la rata di dicembre dell’Imu l’aliquota per la prima casa al 4 per mille, anziché al 3,8 come proposto dalla maggioranza». Ma l’opposizione non si accontenta di una riduzione così leggera e pretende un taglio di almeno mezzo punto sia dell’aliquota per le prime case che quella per le seconde. E minaccia ostruzionismo con centinaia di emendamenti. Il capogruppo ha giustificato così il rinvio, il secondo in due giorni, della discussione sull’Imu. «Lo slittamento», ha fatto presente, «è stato deciso a fronte della convocazione per domani (oggi, ndr) di un nuovo vertice di confronto con le forze dell’opposizione, nel tentativo di trovare un punto di incontro». La riunione è stata fissata per le 12,30, ma i margini di manovra per trovare un accordo sembrano davvero esigui. «L’amministrazione comunale», ha spiegato il presidente della commissione Finanze Renato Ranieri, «si trova a dover far fronte a un taglio del governo sul Fondo sperimentale di equilibrio pari a circa 15 milioni di euro. Questi soldi possono essere recuperati con l’Imu per un importo pari a 5 milioni in più, maggiori entrate statali per 5 milioni 208mila, lotta all’evasione per 2 milioni 300mila, maggiori accertamenti per 200mila, incassi con la Bucalossi per 525mila, minori spese correnti per 2 milioni 423mila, altre minori spese per 336mila. Con queste cifre è impossibile ridurre altre aliquote, oltre quella al 3,8 per mille per l’abitazione principale».
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