San Salvo, arrestati due carabinieri
Uno è il comandante della stazione. Tra le accuse anche il peculato e il mancato sequestro di banconote contraffatte
SAN SALVO. Due carabinieri arrestati e quattro persone indagate, tra cui un avvocato. È l'epilogo di un’indagine durata 5 mesi e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila. E sono stati proprio i carabinieri a bussare ieri mattina a casa di due colleghi, il luogotenente Antonello Carnevale, 55 anni, comandante della stazione dell’Arma di San Salvo, e di un suo collaboratore, il maresciallo Giuseppe Mancino (47), per notificare l’ordinanza della misura cautelare degli arresti domiciliari firmata dal giudice Guendalina Buccella su richiesta del pm Roberta D’Avolio.
G.I., 53 anni di Cupello, P.L. (27) di San Salvo, l’avvocato C.D.V. (59) di San Salvo e R.T. (34) di Vasto sono indagati a piede libero. La posizione più delicata è quella di Mancino accusato di una serie di reati commessi durante l'attività investigativa: detenzione illegale di 5 scatole di munizioni da guerra, peculato a causa del mancato sequestro di banconote contraffatte, utilizzo del sistema informatico protetto da misure di sicurezza con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti alla funzione del servizio svolto e diffusione di immagini coperte dal segreto istruttorio. Per gli ultimi due reati sono indagate tre persone che avrebbero concorso con il militare nelle violazioni. Antonello Carnevale è invece accusato solo del primo reato, peculato, per non aver sequestrato circa 1.500 euro in banconote contraffatte sequestrate nei pressi del centro commerciale Insieme a Piana Sant'Angelo dopo la perquisizione di una Bmw.
A far scattare le indagini della Direzione distrettuale antimafia è stato l'accesso abusivo ad un sistema informatico. Il maresciallo Mancino, in concorso con due conoscenti, dopo essersi introdotto abusivamente all'interno di un sistema informatico protetto da misure di sicurezza, utilizzando le proprie credenziali che aveva in qualità di investigatore delle forze di polizia, in due occasioni avrebbe effettuato su richiesta degli amici indagini su altre persone e non certo per motivi di servizio. Indagando su questa vicenda, i militari hanno individuato altre irregolarità che li hanno convinti a fare altre verifiche sul collega. Secondo la Dda, il sottufficiale, abusando della sua veste di investigatore, avrebbe mostrato e inviato immagini coperte dal segreto istruttorio su una delicata inchiesta a un congiunto e a un legale del foro di Vasto. L’avvocato è stato indagato per aver istigato il militare a commettere il reato. Nel mese di maggio, Mancino avrebbe poi detenuto 5 scatole di munizioni da guerra calibro 9 parabellum occultandole nelle vicinanze della sua casa. Insieme al comandante della stazione dei carabinieri di San Salvo, il maresciallo, nel corso di un'indagine a Piana Sant'Angelo, dopo aver controllato una Bmw, nel ritrovare all'interno della vettura banconote contraffatte anziché sequestrarle, dopo aver accertato l’accurata contraffazione di ben 1.490 euro, se ne era appropriato omettendo di sequestrarle. I due militari, difesi dagli avvocati Fiorenzo Cieri e Alessandro Orlando, avrebbero sequestrato solo un altro stock di soldi falsi per un importo di circa 910 euro.
Un fulmine a ciel sereno per i due militari che si sono distinti negli ultimi mesi per la loro attività di prevenzione e repressione dei reati. I due carabinieri negano le accuse e hanno già affidato ai rispettivi legali la loro difesa. Altrettanto stanno facendo le altre quattro persone indagate.
G.I., 53 anni di Cupello, P.L. (27) di San Salvo, l’avvocato C.D.V. (59) di San Salvo e R.T. (34) di Vasto sono indagati a piede libero. La posizione più delicata è quella di Mancino accusato di una serie di reati commessi durante l'attività investigativa: detenzione illegale di 5 scatole di munizioni da guerra, peculato a causa del mancato sequestro di banconote contraffatte, utilizzo del sistema informatico protetto da misure di sicurezza con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti alla funzione del servizio svolto e diffusione di immagini coperte dal segreto istruttorio. Per gli ultimi due reati sono indagate tre persone che avrebbero concorso con il militare nelle violazioni. Antonello Carnevale è invece accusato solo del primo reato, peculato, per non aver sequestrato circa 1.500 euro in banconote contraffatte sequestrate nei pressi del centro commerciale Insieme a Piana Sant'Angelo dopo la perquisizione di una Bmw.
A far scattare le indagini della Direzione distrettuale antimafia è stato l'accesso abusivo ad un sistema informatico. Il maresciallo Mancino, in concorso con due conoscenti, dopo essersi introdotto abusivamente all'interno di un sistema informatico protetto da misure di sicurezza, utilizzando le proprie credenziali che aveva in qualità di investigatore delle forze di polizia, in due occasioni avrebbe effettuato su richiesta degli amici indagini su altre persone e non certo per motivi di servizio. Indagando su questa vicenda, i militari hanno individuato altre irregolarità che li hanno convinti a fare altre verifiche sul collega. Secondo la Dda, il sottufficiale, abusando della sua veste di investigatore, avrebbe mostrato e inviato immagini coperte dal segreto istruttorio su una delicata inchiesta a un congiunto e a un legale del foro di Vasto. L’avvocato è stato indagato per aver istigato il militare a commettere il reato. Nel mese di maggio, Mancino avrebbe poi detenuto 5 scatole di munizioni da guerra calibro 9 parabellum occultandole nelle vicinanze della sua casa. Insieme al comandante della stazione dei carabinieri di San Salvo, il maresciallo, nel corso di un'indagine a Piana Sant'Angelo, dopo aver controllato una Bmw, nel ritrovare all'interno della vettura banconote contraffatte anziché sequestrarle, dopo aver accertato l’accurata contraffazione di ben 1.490 euro, se ne era appropriato omettendo di sequestrarle. I due militari, difesi dagli avvocati Fiorenzo Cieri e Alessandro Orlando, avrebbero sequestrato solo un altro stock di soldi falsi per un importo di circa 910 euro.
Un fulmine a ciel sereno per i due militari che si sono distinti negli ultimi mesi per la loro attività di prevenzione e repressione dei reati. I due carabinieri negano le accuse e hanno già affidato ai rispettivi legali la loro difesa. Altrettanto stanno facendo le altre quattro persone indagate.