Sanitopoli, l'autista di Angelini "Tante volte a casa di Del Turco"

Per la prima volta era presente in aula anche lo stesso ex patron della clinica Villa Pini Vincenzo Angelini

PESCARA. Ottaviano Del Turco si siede al primo banco a destra e inizia a sfogliare un libro di Huysmans mentre Vincenzo Maria Angelini spegne il suo sigaro Toscano Millenium e prende posto dalla parte opposta. Sono le 10 e per la prima volta il grande accusatore, come è stato etichettato, si trova nella stessa aula con Del Turco: a tratti sorride e a tratti si rabbuia, ora si fa il segno della croce ora si passa le mani tra i capelli. Si entra nel cuore del processo all’ex presidente della Regione: gli avvocati depositano le liste dei testimoni - una sfilata di nomi illustri tra cui anche Romano Prodi - le prove vengono ammesse e in un’aula esaurita, e un manipolo di persone tra il pubblico, va in scena il racconto per immagini di quella tangente da 200 mila euro che Angelini avrebbe consegnato a Del Turco nella casa di Collelongo uscendo con una busta di mele.

Il racconto è affidato all’autista di Angelini, Dario Sciarrelli che abita a Francavilla nella stessa via di Angelini: è lui il secondo testimone del processo che ha decapitato la giunta il 14 luglio 2008 con Del Turco, e altre 26 persone, accusate dall’associazione per delinquere alla corruzione. Sciarrelli viene interrogato per 3 ore dal procuratore capo Nicola Trifuoggi e dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli e dalla difesa di Del Turco, l’avvocato Gian Domenico Caiazza. Sul proiettore scorrono le foto che ha scattato l’autista: sono poco nitide ma in aula va in scena la sequenza cinematografica della presunta tangente.

Pm Di Florio: Ricorda quel giorno del 2 novembre 2007?
Autista Sciarrelli: Era un venerdì, ero sotto la clinica e sono stato chiamato dal dottor Angelini. Sono salito al primo piano nella stanza delle segreteria del dottore.
Pm: Chi c’era?
Autista: Il dottor Angelini e le segretarie Katia Pace e Sandra Ciufici. Il dottore mi disse di fare una foto ai soldi che erano su un mobiletto alle spalle della segretaria. Feci la foto con una macchinetta che era stata comprata da poco. Poi, ebbi l’ordine di andare in macchina e di aspettare il dottore lì. Quando Angelini salì mi disse di andare a Collelongo. Eravamo su un’Audi A8 da 335 cavalli. Andavo veloce, “a tavoletta”.
Pm: Chi prese la busta dei soldi? Che tipo di busta era?
Autista: Era una busta di carta riciclata, non ricordo il colore. C’erano 4 mazzette con le fascette. Scattai una foto alle mazzette.
Pm: Può illustrare la foto 82?
Autista: Sono 4 mazzette con banconote da 500 euro. Nella foto numero 85 si vedono le banconote dentro la busta che venne sigillata e chiusa dalla segretaria. Poi, Angelini mi disse che avrei dovuto fotografarlo quando entrava e usciva dalla casa di Del Turco e così feci. Ma non sono un bravo fotografo. La foto 88 rappresenta Angelini che entra in casa di Del Turco. C’era ancora luce a quell’ora. La foto successiva è l’ingresso della casa di Del Turco. Scattavo stando dentro la macchina e a un certo punto arrivò un’auto, un’Audi con una donna, forse la moglie di Del Turco, non so chi fosse, ma scaricò la spesa. Poi Angelini è uscito ed è entrato in macchina con una busta diversa dalla prima: era lucida, nera, con dei manici e dentro c’erano le mele. Usciti dal paese, ci fermammo e fotografai le mele.
Pm: Su ordinazione di Angelini ha fatto altre consegne?
Autista: Sono stato nella sede della Regione 2, 3 volte sempre per consegnare una busta a Del Turco. Non scambiavo una parola con lui, neanche buongiorno e buonasera. Andavo da solo o con il dottore. Altre volte sono stato a Roma in via del Babuino sempre con una busta per Del Turco. Credo che quella fosse la sua casa.
Pm: Sapeva cosa contenevano le buste?
Autista: Prima dell’episodio delle mele, il dottore mi consegnava buste chiuse. Non escludevo che ci potessero essere soldi, sentivo le banconote ballare.
Pm: Ha mai raccolto uno sfogo di Angelini?
Autista: Una volta mi disse: “Sappi che se dovrò utilizzare queste foto siamo in rovina, vuol dire che mi hanno ammazzato”.

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