Scene di guerriglia e fuggi fuggi in centro
Protestano i No-Ombrina, No-Snam e persino ultrà del Teramo
L’AQUILA. Le cariche, il lancio di uova ma anche di sampietrini. I cortei improvvisati tra le vie del centro, le corse tra i cantieri aperti per cercare il modo di avvicinarsi il più possibile al premier. Cinquecento persone, forse di più, in rappresentanza dei comitati spontanei che sin dall’immediato post-sisma si sono attivati per la ricostruzione del capoluogo a partire dal 3e32, uno dei più carismatici. Ma a fare gruppo sono arrivati esponenti di partiti che si oppongono al governo, come Rifondazione comunista e Movimento 5 stelle, rappresentanti del mondo della scuola, associazioni abruzzesi e soprattutto comitati spontanei di protesta contro il nuovo insediamento Ombrina Mare 2 nella costa teatina. A non volersi far mancar niente – mobilitazione che ha fatto sorridere Matteo Renzi – anche una delegazione di tifosi del Teramo calcio che protestano contro la retrocessione in D. L’appuntamento è alle 16 alla Fontana luminosa, con Mattia Lolli a scandire i tempi. «L’Aquila si trova ad accogliere un altro uomo solo al comando», dice al megafono, «uno che non accetta critiche, così come Bertolaso e Berlusconi. E sappiamo bene cosa si nasconde dietro questo modello, dietro “l’uomo del fare” si nascondono sempre i soliti interessi». Da un lato e dall’altro gli striscioni contro la petrolizzazione come quelli che hanno sfilato alle grandi manifestazioni di Pescara e Lanciano. Ingresso al corso vietato ai manifestanti da un cordone di carabinieri. Più si va avanti più si incontrano altri presìdi delle forze dell’ordine, a mano a mano che si procede dal Corso verso Palazzo Fibbioni. Ma solo l’asse centrale è presidiato, così come i vicoli di confluenza verso i Quattro Cantoni. Di qui la scelta dei manifestanti di deviare per il parco del Castello, verso via Zara e da lì imboccare per San Bernardino. Una scelta che disorienta polizia e carabinieri, costretti a schierare di tutta fretta un cordone di agenti in tenuta antisommossa in via San Bernardino, a non più di 150 metri da Palazzo Fibbioni, prima tappa annunciata per la visita. Tanto basta per spingere gli organizzatori a cambiare programma e far arrivare Renzi direttamente alla Villa dove c’è la sede del Gran Sasso Institute. Nella colluttazione, una poliziotta aquilana resta ferita. Riporterà fratture al setto nasale, episodio stigmatizzato dal sindacato Coisp e bollato dalla questura come un «attacco insurrezionalista con provenienza da altre province della regione». Qualche istante più tardi, Silvio Buttiglione, imprenditore pescarese celebre per le battaglie a difesa della casa messa all’asta per debiti, ha un malore e deve intervenire l’ambulanza.
I manifestanti raggiungono la Villa. Tensione e lancio di uova alle transenne della polizia. Parte la carica. Negli scontri, il giovane musicista Matteo Di Genova rimane lievemente ferito e lo stesso Mattia Lolli rimedia una manganellata. Un agente viene colpito da una transenna e il questore Alfonso Terribile prende un uovo sulla giacca. La gente grida: “Renzi via dall’Abruzzo».
Fabio Iuliano
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