«Scuola, un taglio selvaggio»
Sindacati e precari pronti a un sit-in contro la riforma
PESCARA. «Questa non è una riforma, ma è un taglio selvaggio fatto senza guardare alla ricaduta didattica educativa». Alla porta di Valeria Di Luca, segretario provinciale Cisl-scuola, bussanno in continuazione i precari: quelli più giovani e quelli che aspettano un posto anche da dodici anni.
La sindacalista, da sei mesi alla guida della Cisl scuola, al posto di «riformare» preferisce dire «tagliare» unendo la sua voce al coro di proteste che si sono sollevate nelle altre province italiane.
A meno di due settimane dall’apertura delle scuole, i tagli previsti dalla riforma Gelimini agitano anche la Provincia di Pescara: «E’ arrivata la mattanza annunciata, un taglio storico». E, per la prossima settimana, è annunciata la prima manifestazione di protesta contro i tagli della riforma.
«Sarà un sit-in di fronte al provveditorato agli studi, un’azione unitaria dei sindacati Cisl, Cgil, Uil per far sentire la nostra voce e quella dei lavoratori», dice Valeria Di Luca che, in questi giorni, sta raccogliendo le adesioni per la manifestazione.
«Faremo il sit-in nei giorni in cui saranno convocate le nomine per il nuovo anno scolastico. Stiamo aspettando la data precisa, ma sarà probabilmente alla fine della prossima settimana», dice Emilia Di Nicola, segretario provinciale Cgil.
I dati diffusi per la Provincia di Pescara dai due sindacati disegnano la nuovo mappa della scuola che avrà, nei vari ordini, 251 posti di lavoro in meno rispetto allo scorso anno scolastico. Ma il dato più allarmante è quello dei precari: sono sopra a 4 mila, un numero che per il momento è ancora una stima perché, spiega Di Luca, «il terremoto in Abruzzo ha ritardato di almeno due mesi la definizione dei dati».
I precari in Italia, quelli che resteranno senza lavoro a causa dei tagli alla scuola pubblica, sono 25 mila e, nei giorni scorsi, hanno manifestato salendo sul tetto del provveditorato a Benevento, incatenandosi a Milano, organizzando cortei a Napoli e a Palermo inaugurando, così, come è stato chiamato, «l’autunno nero dei precari». La legge fissa, infatti, per il nuovo anno scolastico 2009-2010 un taglio di 42.102 docenti e 15 mila dipendenti delle categorie non docenti.
«Un dato significativo per la Provincia di Pescara», continua Di Luca, «è anche quello delle cattedre di italiano nella scuola di primo grado. Lo scorso anno c’erano 292 cattedre contro le 251 di quest’anno, 41 in meno». «C’è preoccupazione», sottolinea Emilia Di Nicola, «perché si sta tagliando in maniera indiscriminata, senza badare all’attività che poi deve essere svolta nelle classi». «Eppure il nostro modello di scuola primaria era invidiato da tutti e funzionava», aggiunge Di Luca, «non capisco perché bisogna tornare indietro al maestro unico». Una delle conseguenze più temute è il sovraffollmaento nelle classi e la formazione di liste d’attesa.
«Quando le classi avranno raggiunto il numero stabilito», spiega Di Luca, «un genitore dovrà mettere il proprio figlio in lista d’attesa e, nel caso in cui non dovesse riuscire ad entrare in quella scuola, dovrà cambiare istituto con tutti i disagi che ne potrebbero derivare». La manifestazione della prossima settimana è anche una modo per far emergere i problemi che presenta l’Abruzzo in seguito al terremoto del 6 aprile scorso.
«Nei terremoti precedenti», conclude Di Luca, «il governo aveva sempre congelato gli organici per tre anni. Noi, non abbiamo ancora ricevuto nessuna deroga. E’ in programma una riunione all’Aquila, ma non sappiamo se ci sia stata un’apertura».
La sindacalista, da sei mesi alla guida della Cisl scuola, al posto di «riformare» preferisce dire «tagliare» unendo la sua voce al coro di proteste che si sono sollevate nelle altre province italiane.
A meno di due settimane dall’apertura delle scuole, i tagli previsti dalla riforma Gelimini agitano anche la Provincia di Pescara: «E’ arrivata la mattanza annunciata, un taglio storico». E, per la prossima settimana, è annunciata la prima manifestazione di protesta contro i tagli della riforma.
«Sarà un sit-in di fronte al provveditorato agli studi, un’azione unitaria dei sindacati Cisl, Cgil, Uil per far sentire la nostra voce e quella dei lavoratori», dice Valeria Di Luca che, in questi giorni, sta raccogliendo le adesioni per la manifestazione.
«Faremo il sit-in nei giorni in cui saranno convocate le nomine per il nuovo anno scolastico. Stiamo aspettando la data precisa, ma sarà probabilmente alla fine della prossima settimana», dice Emilia Di Nicola, segretario provinciale Cgil.
I dati diffusi per la Provincia di Pescara dai due sindacati disegnano la nuovo mappa della scuola che avrà, nei vari ordini, 251 posti di lavoro in meno rispetto allo scorso anno scolastico. Ma il dato più allarmante è quello dei precari: sono sopra a 4 mila, un numero che per il momento è ancora una stima perché, spiega Di Luca, «il terremoto in Abruzzo ha ritardato di almeno due mesi la definizione dei dati».
I precari in Italia, quelli che resteranno senza lavoro a causa dei tagli alla scuola pubblica, sono 25 mila e, nei giorni scorsi, hanno manifestato salendo sul tetto del provveditorato a Benevento, incatenandosi a Milano, organizzando cortei a Napoli e a Palermo inaugurando, così, come è stato chiamato, «l’autunno nero dei precari». La legge fissa, infatti, per il nuovo anno scolastico 2009-2010 un taglio di 42.102 docenti e 15 mila dipendenti delle categorie non docenti.
«Un dato significativo per la Provincia di Pescara», continua Di Luca, «è anche quello delle cattedre di italiano nella scuola di primo grado. Lo scorso anno c’erano 292 cattedre contro le 251 di quest’anno, 41 in meno». «C’è preoccupazione», sottolinea Emilia Di Nicola, «perché si sta tagliando in maniera indiscriminata, senza badare all’attività che poi deve essere svolta nelle classi». «Eppure il nostro modello di scuola primaria era invidiato da tutti e funzionava», aggiunge Di Luca, «non capisco perché bisogna tornare indietro al maestro unico». Una delle conseguenze più temute è il sovraffollmaento nelle classi e la formazione di liste d’attesa.
«Quando le classi avranno raggiunto il numero stabilito», spiega Di Luca, «un genitore dovrà mettere il proprio figlio in lista d’attesa e, nel caso in cui non dovesse riuscire ad entrare in quella scuola, dovrà cambiare istituto con tutti i disagi che ne potrebbero derivare». La manifestazione della prossima settimana è anche una modo per far emergere i problemi che presenta l’Abruzzo in seguito al terremoto del 6 aprile scorso.
«Nei terremoti precedenti», conclude Di Luca, «il governo aveva sempre congelato gli organici per tre anni. Noi, non abbiamo ancora ricevuto nessuna deroga. E’ in programma una riunione all’Aquila, ma non sappiamo se ci sia stata un’apertura».