Segue la ex e butta l’acido sulla sua auto 

Ma ora nei confronti del 47enne il pm ha chiesto il processo. La vittima: se è arrivato a fare questo può fare qualunque cosa

PESCARA. Un incubo durato più di un anno, quello che una donna di 39 anni è stata costretta a vivere, dopo una breve relazione sentimentale con un 47enne che non aveva accettato la sua decisione di troncare ogni rapporto. Il preludio di fatti molto più gravi, come quelli che ormai quotidianamente ci consegna la cronaca, evitato per il pronto intervento della procura (che si è avvalsa del lavoro che svolge il Gav, il gruppo antiviolenza) che chiese ed ottenne contro l’indagato, ormai imputato, la misura cautelare di divieto di avvicinamento alla donna. Un uomo ormai fuori controllo, che per le sue minacce utilizzava il proprio cellulare e che soprattutto non si era risparmiato su nulla, arrivando anche ad usare l’acido, gettato sull’autovettura della ex. Il capo di imputazione, stilato dal pm Andrea Di Giovanni che ha chiesto per lui il rinvio a giudizio per atti persecutori, riassume alcune delle principali contestazioni che giustificano la richiesta di processo: «Si intrufolava, in numerosi occasioni, all’interno del portone condominiale della donna, seguendola e nascondendosi in stradine secondarie per sorprenderla al suo passaggio; danneggiando con l’acido la sua autovettura parcheggiata nell’area condominiale; imbrattando il portoncino di casa con sputi» e con insulti; «bloccando la serratura del portoncino d’ingresso dell’abitazione introducendovi all’interno della colla; inviandole reiteratamente messaggi denigratori» elencati nel capo di imputazione.
Tutta una serie di circostanze che, come scrive lo stesso magistrato, avevano creato nella donna «un grave e perdurante stato d’ansia, tale da ingenerare nella vittima un fondato timore per la propria incolumità», tanto da costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita: uscendo e rincasando a orari irregolari, addirittura effettuando la spesa anche in punti vendita sempre diversi. Nel provvedimento di divieto di avvicinamento firmato dal gip Giovanni de Rensis, il giudice riporta anche dei significativi stralci delle dichiarazioni della vittima: «Talvolta ho la sensazione di essere seguita, specie nelle ore serali. Ho paura soprattutto da quando mi veniva buttato dell’acido sulla mia autovettura: sono rimasta fortemente scossa ed ho pensato che la persona che era arrivata a fare questo potesse arrivare a fare qualsiasi cosa».
«Non possono sorgere dubbi», scrive il gip, «sulla reiterazione delle condotte persecutorie poste in essere sino a pochi giorni fa; sulle minacce e sulle molestie analiticamente riferite dalla vittima e sul grave stato di ansia e di paura cagionato alla stessa».
Il giudice ha poi sottolineato anche l’ampio spazio-temporale all'interno del quale «venivano commessi con abitualità gli atti persecutori», e soprattutto che l’indagato sia spinto sino alla soglia dell’abitazione della vittima «senza essersi fatto minimamente dissuadere dalla presenza di un impianto di videosorveglianza che lo poteva immortalare». Adesso la parola passa al gup che dovrà decidere se mandare o meno a giudizio l'imputato.
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