PESCARA
«Sotto al treno perché ero disperato»
È un 50enne teramano l’uomo che si è gettato tra i binari a Montesilvano restando illeso. Ha problemi economici e familiari
PESCARA. Era deciso, ma non troppo. Voleva farla finita per sempre, uccidersi. Ma l’istinto di sopravvivenza lo ha salvato, insieme alla fortuna. L’impiegato di Pineto poco più che cinquantenne che il 4 aprile si è lanciato sotto a un treno alla stazione di Montesilvano, è riuscito a scampare alla morte, miracolosamente. Il suo non è stato un gesto dimostrativo, una bravata o, ancora peggio, il frutto di una scommessa, come hanno pensato in molti.
Aveva intenzione di togliersi la vita, ma all’ultimo millesimo di secondo si è ravveduto e la fortuna è stata decisamente dalla sua parte perché non ha riportato neppure un graffio e anche gli occhiali che indossava sono rimasti integri, intatti.
La polizia ferroviaria di Pescara, coordinata dall’ispettore superiore Marco Di Santo, è arrivata a lui grazie alle immagini delle telecamere, che sono state preziosissime, e alle testimonianze raccolte. Gli investigatori lo hanno individuato subito, pochissimi giorni dopo l’assurdo episodio, per poi mettere insieme tutta una serie di riscontri che hanno avvalorato sempre più la loro tesi. Nella ricostruzione dei fatti è stata importante anche la testimonianza, lucidissima, di un 17enne che vive nel Nord Italia e che in quei giorni era a Montesilvano, con il padre. Il pomeriggio del 4 aprile era appena arrivato con un amico in stazione, uno dei posti che ama di più. Doveva girare dei video ai treni, la sua passione, come dimostra la bacheca di Facebook del giovane.
E casualmente ha filmato l’impiegato teramano che si lanciava sotto il treno merci per poi allungarsi tra le rotaie, riuscendo ad evitare l’investimento. Il convoglio (21 carrozze per 502 metri) non lo ha neppure sfiorato perché quel treno, piuttosto datato, non dispone dei dispositivi di sicurezza che tengono le ruote sempre libere da intralci e che lo avrebbero massacrato. Per 16 lunghi secondi le carrozze gli sono passate sopra senza sfiorarlo a 95 chilometri orari. Il 17enne, tremante, lo ha soccorso e ha tirato fuori dalle rotaie dicendo di voler allertare i soccorsi. Il cinquantenne non ha detto una parola e si è subito allontanato.
La polizia ferroviaria è partita da quel video e da quella testimonianza, dopodiché ha ascoltato il racconto di chi guidava il treno e ha subito tirato il freno, oltre che di operai e macchinisti. Sono state studiate le immagini delle telecamere, interne ed esterne alla stazione e i due occhi elettronici puntati sul piazzale hanno permesso una svolta immediata perché le immagini (messe a disposizione dalla polizia municipale) mostrano l’auto (e la targa) usata dall’uomo per raggiungere Montesilvano non una, ma due volte. Già un’ora prima del tentativo di suicidio il 50enne era arrivato sul binario, ma non ha trovato la forza per lanciarsi ed è tornato in un secondo momento. Ha atteso sul binario dalle 15.38 alle 16.06, passeggiando avanti e indietro: per il suo progetto di morte serviva un treno che non facesse fermate e all’arrivo del convoglio merci ha preso coraggio e ha fatto un lungo salto. Si è subito ravveduto e, sdraiandosi, è riuscito a proteggersi. Poteva sembrare una bravata, ma non lo era. E quando la Polfer lo ha ascoltato è crollato subito. Si è liberato di un peso, piangendo. Ha raccontato del periodo difficile che sta attraversando dal punto di vista economico da quando ha deciso di aiutare un parente. E i pensieri che lo accompagnano per una situazione familiare difficile. Nei suoi confronti è scattata la segnalazione all’autorità giudiziaria (il pm è Andrea Papalia) per procurato allarme, interruzione di pubblico servizio e attentato alla circolazione ferroviaria.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Aveva intenzione di togliersi la vita, ma all’ultimo millesimo di secondo si è ravveduto e la fortuna è stata decisamente dalla sua parte perché non ha riportato neppure un graffio e anche gli occhiali che indossava sono rimasti integri, intatti.
La polizia ferroviaria di Pescara, coordinata dall’ispettore superiore Marco Di Santo, è arrivata a lui grazie alle immagini delle telecamere, che sono state preziosissime, e alle testimonianze raccolte. Gli investigatori lo hanno individuato subito, pochissimi giorni dopo l’assurdo episodio, per poi mettere insieme tutta una serie di riscontri che hanno avvalorato sempre più la loro tesi. Nella ricostruzione dei fatti è stata importante anche la testimonianza, lucidissima, di un 17enne che vive nel Nord Italia e che in quei giorni era a Montesilvano, con il padre. Il pomeriggio del 4 aprile era appena arrivato con un amico in stazione, uno dei posti che ama di più. Doveva girare dei video ai treni, la sua passione, come dimostra la bacheca di Facebook del giovane.
E casualmente ha filmato l’impiegato teramano che si lanciava sotto il treno merci per poi allungarsi tra le rotaie, riuscendo ad evitare l’investimento. Il convoglio (21 carrozze per 502 metri) non lo ha neppure sfiorato perché quel treno, piuttosto datato, non dispone dei dispositivi di sicurezza che tengono le ruote sempre libere da intralci e che lo avrebbero massacrato. Per 16 lunghi secondi le carrozze gli sono passate sopra senza sfiorarlo a 95 chilometri orari. Il 17enne, tremante, lo ha soccorso e ha tirato fuori dalle rotaie dicendo di voler allertare i soccorsi. Il cinquantenne non ha detto una parola e si è subito allontanato.
La polizia ferroviaria è partita da quel video e da quella testimonianza, dopodiché ha ascoltato il racconto di chi guidava il treno e ha subito tirato il freno, oltre che di operai e macchinisti. Sono state studiate le immagini delle telecamere, interne ed esterne alla stazione e i due occhi elettronici puntati sul piazzale hanno permesso una svolta immediata perché le immagini (messe a disposizione dalla polizia municipale) mostrano l’auto (e la targa) usata dall’uomo per raggiungere Montesilvano non una, ma due volte. Già un’ora prima del tentativo di suicidio il 50enne era arrivato sul binario, ma non ha trovato la forza per lanciarsi ed è tornato in un secondo momento. Ha atteso sul binario dalle 15.38 alle 16.06, passeggiando avanti e indietro: per il suo progetto di morte serviva un treno che non facesse fermate e all’arrivo del convoglio merci ha preso coraggio e ha fatto un lungo salto. Si è subito ravveduto e, sdraiandosi, è riuscito a proteggersi. Poteva sembrare una bravata, ma non lo era. E quando la Polfer lo ha ascoltato è crollato subito. Si è liberato di un peso, piangendo. Ha raccontato del periodo difficile che sta attraversando dal punto di vista economico da quando ha deciso di aiutare un parente. E i pensieri che lo accompagnano per una situazione familiare difficile. Nei suoi confronti è scattata la segnalazione all’autorità giudiziaria (il pm è Andrea Papalia) per procurato allarme, interruzione di pubblico servizio e attentato alla circolazione ferroviaria.
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