Sotto sequestro i soldi delle tangenti

Una sentenza del tribunale blocca 64.500 euro dell'imprenditore Ferretti

MONTESILVANO. Il libro mastro delle tangenti è formato da quattro tabelle compilate a mano dall'imprenditore Duilio Ferretti: in colonna ci sono le somme pagate, ogni mese, a Enzo Cantagallo e all'ex assessore Paolo Di Blasio per gli appalti delle fogne di via Adige e via Marche. Lo rivela una sentenza del tribunale di Pescara che ha messo sotto sequestro 64.500 euro dell'imprenditore.

La sentenza arriva cinque giorni dopo la decisione del gup Carla De Matteis che ha rinviato a giudizio 32 persone coinvolte nell'inchiesta Ciclone, a cominciare dall'ex sindaco Enzo Cantagallo.  La sentenza del tribunale, composto dal presidente Antonella Di Carlo e dai magistrati Nicola Colantonio e Gianluca Sarandrea, segna un punto a favore della procura di Pescara: «Le risultanza investigative paiono, allo stato, confermare inequivocabilmente la fondatezza dell'assunto accusatorio», così dice la sentenza che ha fatto scattare il sequestro preventivo di 64.500 euro di proprietà dell'imprenditore Duilio Ferretti. Si tratta di una cifra equivalente alle tangenti pagate a Cantagallo e all'ex assessore alle Finanze Paolo Di Blasio.

La sentenza parla di «quattro tabelle» compilate a mano da Ferretti nelle quali sono annotate le somme, ognuna da 2.500 euro, «versate mensilmente» in cambio dell'affidamento degli appalti di via Adige e via Marche a trattativa diretta. Si tratta dello «stipendio mensile» che, per la procura, Ferretti ha pagato a Cantagallo e Di Blasio: in una conversazione intercettata nel 2006, Ferretti dialoga con «un tale Maurizio» e dice che Cantagallo «pensa solo ai grandi affari, al palazzone della curva. Prima c'era un mensile e andava bene. Ma che posso regalare i soldi? A che titolo?». Per l'accusa, queste parole sono la dimostrazione di un «clima di illegalità diffusa»; per la difesa, è il contrario. È rilevante, sostiene il tribunale, anche un dialogo intercettato tra Ferretti e il figlio Gianni: «Nel corso della conversazione», spiega la sentenza, «Ferretti ammette che le somme riportate sulle schede sono riferibili alle tangenti versate a Cantagallo e a Di Blasio». La sentenza afferma che Ferretti ha pagato 32.500 euro a Cantagallo e altri 32 mila a Di Blasio. Il sequestro, eseguito dalla squadra mobile diretta da Nicola Zupo, è l'epilogo di un iter giudiziario finito due volte davanti alla Corte di cassazione a seguito di due ricorsi del pm Gennaro Varone.

Tutto comincia il 9 gennaio 2008, quando scatta il sequestro di 120 mila euro ai danni di Ferretti. Il tribunale del Riesame, però, revoca il decreto con la motivazione che, nonostante le tangenti pagate, Ferretti non ha ottenuto profitto perché i lavori alle fogne di via Adige non sono partiti. Di qui, il primo ricorso di Varone in Cassazione ma, ancora una volta, con gli atti rimessi al tribunale del Riesame, il sequestro della somma non viene autorizzato. Varone presenta, quindi, il secondo ricorso: la Corte di cassazione annulla l'ordinanza del tribunale del Riesame e restituisce gli atti. L'ultima sentenza accoglie la richiesta di Varone: i soldi di Ferretti, 64.500 euro ritenuti «corrispettivo di tangenti agli amministratori» di Montesilvano, vanno sequestrati perché, secondo il tribunale, gli «indizi di colpevolezza» ci sono e sono «seri».  Il sequestro è stato eseguito con la collaborazione dell'imprenditore, su un conto corrente acceso in un istituto bancario di Montesilvano.

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