Spaccio di cocaina in casa L’affare della famiglia rom 

Tre donne in carcere e una ai domiciliari: scoperto un giro da 20mila euro a settimana

PESCARA. «Cosa stai facendo Miria’? Sta tagliando la polvere, perché ci sono gli acari?». È un cliente che non vede l’ora di comprare la sua dose di cocaina a dare l’ultima conferma ai carabinieri del Nucleo investigativo di Pescara che tenevano sotto controllo un’intera famiglia di rom. Secondo l’accusa, quella famiglia faceva soltanto un lavoro: spacciare cocaina in casa. Un’impresa di tipo familiare. E l’attività, grammo su grammo con un andirivieni di clienti dalla mattina alla sera, era «fiorente»: un giro da 20mila euro a settimana. Tre donne rom sono finite in carcere, una agli arresti domiciliari, due uomini sono indagati: questi i capisaldi dell’operazione “Aternum” scattata all’alba di ieri.
CONDANNE E CURRICULUM Le arrestate in carcere sono Maria Spinelli di 56 anni, Miriana Spinelli, 29enne, e Tiziana Spinelli (39): secondo il gip Giovanni de Rensis, per queste tre donne «non appare neppure lontanamente ipotizzabile una qualsivoglia capacità di rispettare le leggi». Hanno un curriculum giudiziario lungo, a partire da Maria Spinelli considerata una regina dello spaccio: «Maria Spinelli», dice l’ordinanza di arresto, «è stata condannata irrevocabilmente 17 volte con ben tre condanne per illecita detenzione di stupefacenti, due passate in giudicato nel 2022 e 2024»; anche Miriana Spinelli «è già stata condannata irrevocabilmente»; Tiziana Spinelli «è stata condannata irrevocabilmente due volte, con una condanna per illecita detenzione di stupefacenti». Secondo il giudice, sono «soggetti dediti esclusivamente e professionalmente alla commissione di delitti inerenti il narcotraffico». Ai domiciliari Laura Bevilacqua, 21 anni: «È sì incensurata», dice il gip, «ma risulta avere posto in essere un numero di episodi di cessioni di stupefacenti eccezionalmente elevato». Gli indagati sono Guerino Spinelli (58), un passato con 16 condanne irrevocabili (tre per droga) e adesso su di lui pende anche l’obbligo di presentazione ai carabinieri, e Andrea Perozzi (25) di San Benedetto del Tronto.
TRECENTO CESSIONI I carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente Giuseppe Sicuro e coordinati dal comandante provinciale Stefano Ranalletta, hanno fermato un’attività di spaccio da oltre 300 cessioni al giorno, basata in via Aterno, nella casa della famiglia rom circondata da attività commerciali, alle spalle della rimessa dell’azienda di trasporto Tua. Un’indagine partita alla fine del 2022 e resa difficile dall’attenzione dei rom: la vendita della droga avveniva soltanto al chiuso della casa e al telefono, al di là del linguaggio romanì, gli Spinelli erano abili a non usare termini legati alla droga ma parlavano di «bambino» e di «macchina», in un caso «ma c’è la Nutella?». Su Whatsapp, invece, si sentivano più liberi ed esibivano il listino dei prezzi: «Quella vecchia 30, quella nuova 33», alludendo secondo i carabinieri «alla tipologia e al prezzo della sostanza stupefacente».
«C’È PERMESSO?» Alla porta degli Spinelli bussavano in tanti, dicono le carte dell’inchiesta in mano al pm Giuliana Rana: giovani e adulti, operai e professionisti, tutti oltrepassavano il cancello e poi salivano le scale fino all’abitazione. A dimostrarlo sono i video ripresi con le telecamere davanti alla casa. Visite lampo in sequenza: «C’è permesso? Dieci». Secondo il gip, si può dire «con certezza che all’interno di quella abitazione si svolgesse quotidianamente attività collettiva di spaccio di cocaina, alla quale tutti gli indagati erano in maniera più o meno assidua dediti».
DROGA IN BOCCA Poi, quando uscivano, i clienti stavano attenti a non cadere nella trappola delle forze dell’ordine: «Mettila in bocca e stai attenta, mettila in bocca quando scendi qua sotto, eh, è meglio, se è qualcosa te la mangi... stati attenta», dice Maria Spinelli a una cliente che ha appena comprato 20 euro di cocaina. E non è l’unica volta che gli Spinelli raccomandano di fare attenzione: «Stai attento». «Non ti preoccupare». «Che l’altra volta ti hanno... che ti hanno detto?». «Che vai su... che hai fatto?».