Spara all’ex compagna e al fidanzato

Sono gravi: lei operata al viso per rimuovere il proiettile, lui ha perso un rene.

MONTESILVANO. «Ci hanno sparato, ci hanno sparato, aiuto». L’operaio con la pancia bucata per un colpo di pistola parla al citofono con il piantone dei carabinieri. «Aiuto», ripete prima di svenire. Accanto c’è la sua compagna con il volto ferito per la seconda pallottola. È lei, riversa sul sedile dell’auto, a spiegare cosa è successo: «Il mio ex ci ha sparato». Ma Michele Lambiase, evaso dagli arresti domiciliari a Foggia per pedinarla, non si trova: è in fuga. Tre o quattro colpi di pistola esplosi a bruciapelo nel sabato notte di Montesilvano. Il buio del parcheggio di via Verrotti, angolo via Michelangelo, si illumina con gli spari: qui, per i carabinieri, Michele Lambiase, 46 anni, dal 5 novembre agli arresti domiciliari per le molestie arrecate all’ex convivente, ha fatto fuoco contro di lei, commessa di 33 anni, e il suo compagno, 35 anni. Entrambi, di Silvi, sono ricoverati in condizioni gravi all’ospedale di Pescara: all’operaio è stato asportato un rene, la donna è stata operata per rimuovere il proiettile che ha scheggiato lo zigomo.

I COLPI. La mezzanotte è passata da quattro minuti quando si consuma l’aggressione: l’operaio e la commessa sono dentro la Toyota Avensis a parlare. Ma arriva Lambiase, parrucca bionda in testa per non farsi riconoscere, apre la portiera posteriore e preme il grilletto. Lo fa per tre o quattro volte. Il primo colpo ferisce al volto l’ex convivente, la madre di suo figlio di tre anni. Il secondo proiettile si conficca nel fianco dell’operaio e fuoriesce dalla spalla. Ma l’uomo ha la freddezza di scappare: accende il motore, ingrana la retromarcia e vola verso la caserma dei carabinieri, distante trecento metri. Ma Lambiase non smette di sparare.

IL FORO SULL’AUTO. L’auto ha un foro sul lato destro della carrozzeria: è l’ultimo colpo sparato da Lambiase quando la coppia prova a fuggire dall’agguato. Una pallottola esplosa mentre l’auto si avvia verso via Verrotti per raggiungere la caserma dei carabinieri.

«CI HANNO SPARATO». L’operaio ha un grumo di forze dopo il colpo che gli ha trapassato il corpo. Scende dall’auto davanti al cancello della caserma, suona al citofono e dice: «Ci hanno sparato, ci hanno sparato, aiuto». Non dice altro: cade a terra svenuto. Sono i carabinieri a prestare i soccorsi prima dell’arrivo dell’ambulanza.

L’EVASIONE. Per arrivare a Montesilvano, Lambiase è evaso dai domiciliari: è fuggito da casa della sorella, dopo i controlli di sabato, ad appena due giorni di detenzione per i mesi di pedinamenti, molestie e minacce alla sua ex. A decidere l’arresto ai domiciliari era stato il gip di Teramo. Ma prima della misura cautelare, a Lambiase era stato notificato anche il divieto di dimora a Silvi per evitare all’ex convivente l’incubo delle molestie: un’imposizione aggirata.

LA PISTOLA. A portare Lambiase a Foggia, il 5 novembre, sono stati i carabinieri di Silvi. La casa è stata perquisita: di armi nemmeno l’ombra. Per i carabinieri, quindi, Lambiase si è procurato l’arma, una 7,65, nei giorni di permanenza a Foggia. La pistola procurata sul mercato clandestino, il viaggio da Foggia, la parrucca: per i carabinieri, sono le prove della premeditazione. Ma a inchiodare Lambiase c’è la testimonianza dell’ex convivente che l’ha visto in faccia: «Il mio ex ci ha sparato».

IL VIDEO. Nel parcheggio videosorvegliato con sei telecamere, Lambiase ha la fortuna di non venire ripreso. L’unica immagine che la telecamera di un’attività commerciale riesce a cogliere è un fascio di luce: è la traiettoria di un proiettile che rimbalza contro il muro. Un minuto dopo, arriva un’auto bianca, si ferma davanti alla tabaccheria e una persona scende per comprare le sigarette: non nota niente, con le sigarette in mano torna in macchina e va via.