LE RILEVAZIONI

Spesa, il caro prezzi sale. E l'Abruzzo è fra le regioni dove l'inflazione corre di più

Verdura, frutta e formaggi in cima alla lista dei super rincari. Gli studi dell'Unione consumatori e di Confartigianato Imprese

PESCARA. La crescita dei prezzi al consumo presenta oggi una intensità mai vista dalla nascita dell’euro, contribuendo notevolmente al raffreddamento della ripresa. A novembre 2022, secondo i dati Istat, l’inflazione cresce dell’11,8% e la media nazionale viene superata in otto regioni, tra le quali rientra l’Abruzzo che, con un aumento del 12,9%, si colloca al quarto posto per livelli di inflazione, dopo la Sicilia (14,3%), la Liguria (13,7%) e la Sardegna (13,6%). L’analisi dei dati da parte dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese ha evidenziato la correlazione tra inflazione e dinamica dei prezzi dell’energia: di fatti i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili – voce di spesa che non comprende i carburanti per il trasporto – sono raddoppiati, segnando a novembre un aumento del 130,1%. Sono undici le regioni che superano la media nazionale e, ancora una volta, è presente l’Abruzzo, al terzo posto, con un aumento del 142,4%, dopo l’Umbria (150,6 %) e la Liguria (142,6%). Seguono Molise (141,5%), Lombardia (141,5%), Piemonte (141,2%), Marche (138,3%), Toscana (137,8%), Emilia-Romagna (137,2%), Sardegna (135,9%) e Trentino-Alto Adige (132,2%).

L'Unione nazionale dei consumatori ha elaborato gli ultimi dati Istat dell'inflazione media rilevati nel 2022, per stilare la classifica dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che hanno pesato maggiormente sulle tasche degli italiani, in termini di costi aggiuntivi rispetto al 2021.
Il risultato è che il carrello della spesa diventa sempre più caro. E l’aumento non si arresta. Se in media una famiglia italiana nel 2022 ha speso 513 euro in più per mangiare e bere, guardando alle sottoclassi di prodotto sono i vegetali freschi a vincere la classifica dei rincari, con una spesa supplementare di 63,30 euro rispetto al 2021, a fronte di un'inflazione media del 14,3%.
Al secondo posto troviamo la frutta fresca che, con un'inflazione del 7,3%, costa 32,30 euro in più per una famiglia media. Medaglia di bronzo per formaggi e latticini, con una stangata rispetto a due anni fa pari a 32,10 euro (+8,6%).
Appena giù dal podio il pollame (+13,5%, pari a 31,20 euro), poi il pane (+11%, +28,80 euro), e al sesto posto la pasta (+17,3%, +24,30 euro). Seguono la carne bovina (+5,9%, +22,40 euro), prodotti di pasticceria e panetteria come crackers, piadine, fette biscottate (+7,8%, +20,20 euro), e quindi il pesce fresco (+8,3%, +18,30 euro). Chiudono la top ten (che riportiamo nella tabella in alto) i salumi (+5,1%, +15,10 euro).
Ma l’Unione consumatori segnala anche gli altri oli alimentari (diversi da olio di oliva) che segnano il record dell'inflazione con +51,5%, ma che sono "solo" in 12esima posizione in quanto a incremento di spesa (+12,50 euro), le uova (+12,8%) e l'olio di oliva (+8,2%) ex aequo con +9,60 euro.
La pizza l'abbiamo pagata in media 9,10 euro in più (16° posto, +6,9%), i gelati 8,80 euro (17°, +13,1%) e il caffè 8,10 euro (19°, +5,7 euro). Chiude la top 20 il burro con 7,90 euro, che però èal 2° posto in quanto a inflazione (+28,2%).
Infine il riso con +7,60 euro, la farina con 7,5 euro (al 4° posto per inflazione), il latte fresco parzialmente scremato con 7,20 euro (che sommato a quello intero e conservato portano la stangata a 14,70 euro), lo zucchero, medaglia di bronzo per inflazione con +18,8% e un aggravio per le famiglie pari a 4 euro.
Anche il nuovo anno è partito con una raffica di rincari che metterà a dura prova la tenuta dei portafogli degli italiani. C’è timore, inquietudine. Ma anche fiducia e voglia di ripartire.