Spoltore, grillino disobbedisce al Movimento ed è costretto a dimettersi
Spatola Mayo sotto accusa del M5S per il suo voto alle elezioni provinciali
SPOLTORE. Gli è costata la carica di consigliere comunale di Spoltore a Carlo Spatola Mayo, primo grillino eletto in Abruzzo, l’aver disobbedito alle direttive del suo partito e di votare alle provinciali del 12 ottobre.
Candidato sindaco del M5S nel 2012, eletto consigliere dell’opposizione, Spatola Mayo è stato messo sotto processo dalla base spoltorese 5 stelle, dopo che si era sparsa la voce della sua presenza a Palazzo dei Marmi il giorno delle elezioni.
All’indomani delle votazioni sulla pagina Facebook del gruppo era stata postata una nota con la quale la base si dissociava dal portavoce, che nel frattempo aveva ammesso di aver votato alle provinciali. Nel mirino degli attivisti grillini era finito in particolare il fatto che Spatola Mayo non avesse «sentito l’esigenza di coinvolgere e di confrontarsi con la base». Del grave gesto di disobbedienza si doveva discutere in un’assemblea 5 stelle convocata per mercoledì scorso, andata a vuoto per l’assenza dello stesso Spatola Mayo.
Nel frattempo si è dimesso il coordinatore Marco Fazzano, al quale è subentrato Pierluigi De Rugeriis. Il tribunale del popolo grillino è stato di nuovo riunito lunedì, con Spatola Mayo questa volta presente. Alla fine, ha deciso di dimettersi dal Consiglio comunale, dove per surroga entrerà la prima dei non eletti Giorgia Cipriani.
Stando a una nota del M5S, «Spatola Mayo ha rivendicato le sue scelte adducendo motivazioni plausibili, affermando che, fin quando le Province non saranno abolite, non è prudente lasciarle prive del controllo del M5S. Su questo si riserva una campagna di sensibilizzazione nel movimento. Trovandosi in disaccordo con l’assemblea, decide di rassegnare le dimissioni da consigliere, dopo aver verificato che questa sua scelta dia via libera all’ingresso in Consiglio della prima dei non eletti M5S».
In sostanza Spatola Mayo non si dimetterà più se dai conteggi del tribunale (quello vero) dovesse emergere che con le sue dimissioni il seggio passerebbe a un’altra forza politca.
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