La goletta Tara impegnata in missioni scientifiche ed educative

PESCARA

Storica goletta al largo, è la ex di Peter Blake impegnata in missioni educative e scientifiche

E' ferma da venerdì, non è entrata in alcun porto ed è diretta ad Ancona. Nel 2001 fu teatro dalla rapina e dell'assassino del mitico velista, oggi promuove la protezione del mare

PESCARA. E' ferma al largo di Pescara la storica goletta progettata per navigare intorno ai Poli e oggi impegnata con il nome di Tara in missioni scientifiche ed educative. E' la ex Antarctica guidata al 1990 al 1996 da Jean-Louis Etienne prima di diventare Seamaster dal 1999 al 2001, sotto il comando di Sir Peter Blake, famoso velista nato ad Auckland, una delle massime figure dello yachting (vincitore con Team New Zealand di due edizioni della Coppa America, skipper del mitico Steinlager e poi presidente della Fondazione Jacques Cousteau impegnato in progetti scientifici e ambientalisti e quindi fondatore della Blake Expeditions, associazione scientifico-naturalista).

Nel 2001 Sir Peter Blake venne ucciso per rapina da pirati lungo il Rio delle Amazzoni proprio a bordo della Seamaster. Da allora la goletta ha cambiato nome in Tara, batte bandiera francese, e svolge missioni scientifiche ed educative su iniziativa della stilista Agnès Troublé e del figlio Etienne Bourgeois, con l’obiettivo di continuare il lavoro di Sir Peter Blake per promuovere la protezione degli oceani e quindi del mare.

La goletta Tara

E' lunga circa 35 metri. Dalla costa si scorgono i due alberi (alti 27 metri) e la sagoma a forme di nocciolo d'oliva progettato per essere spinto verso l'alto quando la pressione dei ghiacci dei poli è troppo forte.

E' ferma da venerdì, ancorata più o meno a due miglia al largo, ed è in procinto di riprendere la rotta verso Ancona. Non ha fatto tappa nel porto di Ortona, né in quello di Giulianova. La sua particolarità di poter navigare in acque poco profonde (pesca tra 3,5 e 1,5 metri) le avrebbe consentito di attraccare anche nel porto turistico di Pescara. Ma il comandante Daniele Busetto ha preferito restare alla fonda, gettare l'ancora di 350 kg, e aspettare di issare di nuove le vele (o accendere i due motori) per risalire l'Adriatico.