Superbonus, cosa cambia: le risposte a tutti i dubbi
Cantieri già avviati e crediti fiscali rimasti incagliati nelle banche: ecco gli scenari
L'AQUILA. Il Superbonus 110% cambia pelle. Il Governo, dal 17 febbraio scorso, ha bloccato cessioni del credito e sconto in fattura, tranne per alcune eccezioni. Vi proponiamo una guida semplice che chiarisce le nuove regole, chi potrà ancora usufruire della misura agevolativa e a quali condizioni. E, soprattutto, cosa accadrà ai cantieri già avviati e ai crediti fiscali incagliati nei cassetti delle banche.
Per chi vale lo stop
alla cessione del credito?
Non sarà più possibile dare vita a operazioni di cessioni del credito e sconti in fattura per i lavori non ancora avviati. Pertanto, un condominio o un proprietario di casa indipendente che non abbiano ancora depositato la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cilas), dovranno obbligatoriamente chiedere le detrazioni sul 730 e sul modello Pf (modello redditi persone fisiche).
SCONTO IN FATTURA
E cessione del credito
Sono meccanismi che prevedono uno sconto fiscale da parte dello Stato, che può anche essere ceduto.
Per i bonus edilizi, lo sconto veniva ceduto alla ditta che eseguiva l'opera di ristrutturazione, o a una banca e permetteva di anticipare meno soldi rispetto a quanto accadeva in passato.
Quanto sono stati usati
bonus e cessioni?
Tantissimo. Ad oggi, degli oltre 110 miliardi di crediti fiscali, più della metà è stata fatta con il metodo della cessione del credito di imposta. Il sistema è stato usato da centinaia di migliaia di famiglie e l’ammontare è stato enorme.
Chi si salva DAL blocco
della cessione del credito?
Chi ha già iniziato i lavori pagando alcune fatture e chi ha già effettuato almeno una cessione a Sal, cioè lo stato di avanzamento lavori, avrà ancora diritto a effettuare le cessioni.
Lo stesso vale anche per chi non ha ancora aperto il cantiere, ma ha depositato la Cilas prima della data di entrata in vigore del decreto.
Quindi non cambia nulla
anche per i lavori avviati
solo sulla carta anche
se i cantieri sono fermi?
Esatto, non cambia nulla, in quanto il provvedimento del Governo riguarda i nuovi cantieri.
è vero che, con lo stop alla cessione del credito,
il Superbonus diventerà
un'agevolazione per ricchi?
Di fatto è così. Senza cessione, lo sarà molto di più. Ad esempio, per le case indipendenti, che possono godere del Superbonus al 90% solo se si tratta di prima casa e se il quoziente familiare è basso, del tipo 15mila euro all’anno, la possibilità di poter sfruttare le detrazioni fiscali in proprio è del tutto irrealistica.
Con le nuove norme,
dunque, chi può ancora
permettersi i lavori?
Il reddito fa la differenza. Se una persona guadagna 50mila euro l'anno, può usufruire degli sconti fiscali. Se ne guadagna 8mila ovvero è in "no tax area", non potrà utilizzarli. È certamente un problema per le famiglie con scarsa capacità di spesa e redditi più bassi.
Con il decreto cambiano
le scadenze del 110%?
No, restano invariati i termini e le aliquote. Per quanto riguarda i condomini: se la delibera assembleare è stata assunta entro il 24 novembre e la Cilas presentata entro il 25 novembre 2022, oppure se la Cilas è stata inoltrata dopo il 25 novembre ma comunque entro il 31 dicembre, e la delibera assembleare non è posteriore al 18 novembre, si ha diritto al 110%. Ma si scende, per il 2023, al 90%.
Per le case indipendenti, se i lavori erano in corso al 30 settembre 2022 ed erano stati ultimati almeno per il 30%, si ha diritto al 110%, ma solo per le opere ultimate entro il 31 marzo 2023. Per tutti il Superbonus scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025, senza cessione del credito e sconto in fattura ma con le semplici detrazioni fiscali spalmate negli anni.
Ma perché IL GOVERNO
MELONI HA deciso lo stop
alla cessione del credito ?
Secondo il ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, lo ha fatto per limitare l’emorragia di fondi pubblici. A fine gennaio risultavano maturati 54,7 miliardi di detrazioni per lavori che, una volta conclusi, costeranno all’Erario 71,7 miliardi. «Un debito a carico di ogni italiano di 2.000 euro», ha affermato il ministro leghista.
Quindi IL GOVERNO ritiene che il 110% sia un problema?
La maggiore criticità, sostiene l’esecutivo, è che i bonus edilizi, che già si stimava costassero tantissimo, si sono rivelati ancora più cari. Nel caso del bonus facciate, per esempio, il sistema ha comportato spese per lo Stato anche 6 volte superiori a quanto ci si aspettasse.
Ma per lo Stato si è
trattato solo di un costo?
No. Secondo l’Ance, l’associazione dei costruttori, i bonus edilizi hanno generato un consistente ritorno economico, pari nel 2021 a quattro punti del Pil, oltre che un miglioramento per le case e per l'efficienza energetica.
Ora cosa succederà ai
crediti fiscali incagliati?
Il Governo, a quanto pare, intende comunque sbloccare i crediti fiscali incagliati negli istituti di credito che li hanno acquistati. Ma non si sa ancora in quale modo.
Sono crediti che, sempre secondo l’Ance, ammontano di 15 miliardi di euro. Le banche, dopo aver fatto il pieno di crediti nei primi 18 mesi di vita del Superbonus, sono arrivate al limite delle loro capienze fiscali.
Il “nuovo” Superbonus
sarà ancora conveniente?
Difficile a dirsi. Certamente non sarà più come prima. Negli ultimi mesi però si sono allargate le maglie alla circolazione dei crediti: dopo una prima cessione, fatta dal contribuente o all’impresa o a un altro soggetto, la seconda e la terza cessione devono avvenire obbligatoriamente a una banca, una finanziaria o un'assicurazione. Le banche possono ricevere anche una quarta cessione e, a loro volta, cederla alla clientela professionale.
L’ultimo rimedio era la cessione a enti pubblici, come le Regioni, ma il Governo ha detto stop a tutto.
In molti chiedono se i bonus edilizi continueranno a
esistere. Qual è la risposta?
I rimborsi forniti dallo Stato per la ristrutturazione delle case non sono stati aboliti. È cambiata la modalità con cui si possono riavere indietro, dallo Stato, parte dei soldi. Ma sui bonus spalmati in 10 anni, attraverso le sole detrazioni fiscali, oggi si ottiene a fatica il 70% del credito.
Lo stop alla cessione del
credito riguarda anche
gli altri bonus?
Sì, il blocco delle cessioni riguarda anche ecobonus standard, bonus ristrutturazione, sismabonus ordinario, bonus barriere architettoniche.
Anche per queste agevolazioni il blocco è scattato il 17 febbraio scorso, per chi non aveva avviato l’iter autorizzativo, laddove previsto.
QualE impatto SUBIRANNO
le imprese EDILI?
Le associazioni di settore, si diceva, identificano in 15 miliardi i crediti bloccati, cioè quelli che non riescono più ad essere recuperati dalle aziende che hanno anticipato i costi dei lavori e, in alcuni casi, li hanno già iniziati, con molti cantieri attualmente bloccati a metà.
Quanto hanno contato le truffe nella decisione
DRASTICA del Governo?
Molto. Sui bonus edilizi sono state tantissime, quasi 6 miliardi in frodi, secondo stime di giugno 2022, di cui sono stati recuperati solo 3,7 miliardi, poco più della metà. Hanno però riguardato prevalentemente il bonus facciate e non il Superbonus vero e proprio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Per chi vale lo stop
alla cessione del credito?
Non sarà più possibile dare vita a operazioni di cessioni del credito e sconti in fattura per i lavori non ancora avviati. Pertanto, un condominio o un proprietario di casa indipendente che non abbiano ancora depositato la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cilas), dovranno obbligatoriamente chiedere le detrazioni sul 730 e sul modello Pf (modello redditi persone fisiche).
SCONTO IN FATTURA
E cessione del credito
Sono meccanismi che prevedono uno sconto fiscale da parte dello Stato, che può anche essere ceduto.
Per i bonus edilizi, lo sconto veniva ceduto alla ditta che eseguiva l'opera di ristrutturazione, o a una banca e permetteva di anticipare meno soldi rispetto a quanto accadeva in passato.
Quanto sono stati usati
bonus e cessioni?
Tantissimo. Ad oggi, degli oltre 110 miliardi di crediti fiscali, più della metà è stata fatta con il metodo della cessione del credito di imposta. Il sistema è stato usato da centinaia di migliaia di famiglie e l’ammontare è stato enorme.
Chi si salva DAL blocco
della cessione del credito?
Chi ha già iniziato i lavori pagando alcune fatture e chi ha già effettuato almeno una cessione a Sal, cioè lo stato di avanzamento lavori, avrà ancora diritto a effettuare le cessioni.
Lo stesso vale anche per chi non ha ancora aperto il cantiere, ma ha depositato la Cilas prima della data di entrata in vigore del decreto.
Quindi non cambia nulla
anche per i lavori avviati
solo sulla carta anche
se i cantieri sono fermi?
Esatto, non cambia nulla, in quanto il provvedimento del Governo riguarda i nuovi cantieri.
è vero che, con lo stop alla cessione del credito,
il Superbonus diventerà
un'agevolazione per ricchi?
Di fatto è così. Senza cessione, lo sarà molto di più. Ad esempio, per le case indipendenti, che possono godere del Superbonus al 90% solo se si tratta di prima casa e se il quoziente familiare è basso, del tipo 15mila euro all’anno, la possibilità di poter sfruttare le detrazioni fiscali in proprio è del tutto irrealistica.
Con le nuove norme,
dunque, chi può ancora
permettersi i lavori?
Il reddito fa la differenza. Se una persona guadagna 50mila euro l'anno, può usufruire degli sconti fiscali. Se ne guadagna 8mila ovvero è in "no tax area", non potrà utilizzarli. È certamente un problema per le famiglie con scarsa capacità di spesa e redditi più bassi.
Con il decreto cambiano
le scadenze del 110%?
No, restano invariati i termini e le aliquote. Per quanto riguarda i condomini: se la delibera assembleare è stata assunta entro il 24 novembre e la Cilas presentata entro il 25 novembre 2022, oppure se la Cilas è stata inoltrata dopo il 25 novembre ma comunque entro il 31 dicembre, e la delibera assembleare non è posteriore al 18 novembre, si ha diritto al 110%. Ma si scende, per il 2023, al 90%.
Per le case indipendenti, se i lavori erano in corso al 30 settembre 2022 ed erano stati ultimati almeno per il 30%, si ha diritto al 110%, ma solo per le opere ultimate entro il 31 marzo 2023. Per tutti il Superbonus scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025, senza cessione del credito e sconto in fattura ma con le semplici detrazioni fiscali spalmate negli anni.
Ma perché IL GOVERNO
MELONI HA deciso lo stop
alla cessione del credito ?
Secondo il ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, lo ha fatto per limitare l’emorragia di fondi pubblici. A fine gennaio risultavano maturati 54,7 miliardi di detrazioni per lavori che, una volta conclusi, costeranno all’Erario 71,7 miliardi. «Un debito a carico di ogni italiano di 2.000 euro», ha affermato il ministro leghista.
Quindi IL GOVERNO ritiene che il 110% sia un problema?
La maggiore criticità, sostiene l’esecutivo, è che i bonus edilizi, che già si stimava costassero tantissimo, si sono rivelati ancora più cari. Nel caso del bonus facciate, per esempio, il sistema ha comportato spese per lo Stato anche 6 volte superiori a quanto ci si aspettasse.
Ma per lo Stato si è
trattato solo di un costo?
No. Secondo l’Ance, l’associazione dei costruttori, i bonus edilizi hanno generato un consistente ritorno economico, pari nel 2021 a quattro punti del Pil, oltre che un miglioramento per le case e per l'efficienza energetica.
Ora cosa succederà ai
crediti fiscali incagliati?
Il Governo, a quanto pare, intende comunque sbloccare i crediti fiscali incagliati negli istituti di credito che li hanno acquistati. Ma non si sa ancora in quale modo.
Sono crediti che, sempre secondo l’Ance, ammontano di 15 miliardi di euro. Le banche, dopo aver fatto il pieno di crediti nei primi 18 mesi di vita del Superbonus, sono arrivate al limite delle loro capienze fiscali.
Il “nuovo” Superbonus
sarà ancora conveniente?
Difficile a dirsi. Certamente non sarà più come prima. Negli ultimi mesi però si sono allargate le maglie alla circolazione dei crediti: dopo una prima cessione, fatta dal contribuente o all’impresa o a un altro soggetto, la seconda e la terza cessione devono avvenire obbligatoriamente a una banca, una finanziaria o un'assicurazione. Le banche possono ricevere anche una quarta cessione e, a loro volta, cederla alla clientela professionale.
L’ultimo rimedio era la cessione a enti pubblici, come le Regioni, ma il Governo ha detto stop a tutto.
In molti chiedono se i bonus edilizi continueranno a
esistere. Qual è la risposta?
I rimborsi forniti dallo Stato per la ristrutturazione delle case non sono stati aboliti. È cambiata la modalità con cui si possono riavere indietro, dallo Stato, parte dei soldi. Ma sui bonus spalmati in 10 anni, attraverso le sole detrazioni fiscali, oggi si ottiene a fatica il 70% del credito.
Lo stop alla cessione del
credito riguarda anche
gli altri bonus?
Sì, il blocco delle cessioni riguarda anche ecobonus standard, bonus ristrutturazione, sismabonus ordinario, bonus barriere architettoniche.
Anche per queste agevolazioni il blocco è scattato il 17 febbraio scorso, per chi non aveva avviato l’iter autorizzativo, laddove previsto.
QualE impatto SUBIRANNO
le imprese EDILI?
Le associazioni di settore, si diceva, identificano in 15 miliardi i crediti bloccati, cioè quelli che non riescono più ad essere recuperati dalle aziende che hanno anticipato i costi dei lavori e, in alcuni casi, li hanno già iniziati, con molti cantieri attualmente bloccati a metà.
Quanto hanno contato le truffe nella decisione
DRASTICA del Governo?
Molto. Sui bonus edilizi sono state tantissime, quasi 6 miliardi in frodi, secondo stime di giugno 2022, di cui sono stati recuperati solo 3,7 miliardi, poco più della metà. Hanno però riguardato prevalentemente il bonus facciate e non il Superbonus vero e proprio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA