<strong>L’assemblea di Capri.</strong> Addari: il deficit della sanità ci svantaggia. Pingue: la burocrazia frena le imprese
Sviluppo, la sfida dei territori
Giovani industriali: dialogo tra politica e imprese per tornare a crescere
CAPRI. Politica e imprese devono essere alleate per valorizzare e creare ricchezza per l’Abruzzo. Ma il terreno di scambio deve essere quello dell’efficienza, della legalità, dell’eccellenza. E’ quanto chiedono i giovani imprenditori abruzzesi alla classe dirigente regionale.
«Oggi a competere non sono solo le singole imprese, ma i territori», spiega Alessandro Addari del regionale di Confindustria Giovani, durante un confronto con il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano e l’assessore alle Attività produttive Alfredo Castiglione al Quisisana, dove si sta svolgendo la 14esima assemblea annuale dei Giovani di Confindustria.
«Per questo le riunioni allargate tra impresa e politica non devono essere considerate sui generis», dice Addari. «Tutto in fondo è collegato. Se noi in Abruzzo paghiamo più addizionali Irap rispetto ad altre regioni è a causa del buco della sanità. Ma questa cosa a sua volta drena risorse a svantaggio del mondo produttivo e allontana eventuali investitori e il territorio diventa meno competitivo».
Ma legare le imprese al territorio non vuol dire scaricare le debolezze delle imprese su un altro soggetto, precisa il presidente uscente dei Giovani imprenditori Fabio Spinosa Pingue, che ha puntato il dito contro l’eccessiva burocrazia che frena le imprese. «Ma se per ottenere una banale autorizzazione ci impiego 24 giorni invece di 24 ore, qualcosa va imputato al modo di gestire il territorio. Per noi il fattore velocità è importante, per questo abbiamo bisogno di una classe amministrativa che sia all’altezza e che ci dia gli strumenti giusti per operare, soprattutto in previsione del federalismo».
E’ a questa sinergia che pensa anche il nuovo presidente dei Giovani imprenditori Mauro Barnabei, in particolare per abbattere i tempi della burocrazia: «Noi per primi daremo l’esempio al nostro interno». dice Barnabei, «utilizzando le associazioni provinciali sotto forma di grandi deleghe».
Procedendo contemporaneamente, aggiunge Giuseppe Ranalli, presidente dei Giovani imprenditori di Chieti «alla fusione dei centri servizi, come è stato già deliberato per Chieti e Pescara. Un modo per ridurre i costi e migliorare l’efficienza».
Dall’Aquila terremotata può arrivare una lezione importante per cambiare il modello di sviluppo della regione e non solo.
«Prima del 6 aprile non ci conosceva nessuno», riflette Alessandra Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori dell’Aquila, «dal terremoto in poi siamo al centro del mondo e la ricostruzione dell’Aquila, il cosiddetto modello L’Aquila, che il presidente Berlusconi sta portando avanti con ottimi risultati è diventato un modello da esportare».
Ma riuscirà questo modello vincente a sopravvivere al passaggio di competenze tra Protezione civile e Regione, quando la Protezione civile andrà via, cioè a fine anno? Potrà sopravvivere, dice Alessandra Rossi «solo se gli enti locali adottano un modello facsimile di quello adottato durante l’emergenza: celerità e deroghe, e poi incentivi per gli investitori che credono realmente nella rinascita di questo territorio».
Ma sulla gestione di questo modello Confindustria vuole essere presente, dice la Rossi, «per questo a bbiamo già iniziato le procedure interne per chiedere a Regione, Provincia e agli altri enti coinvolti, che l’associazione sieda a tutti i tavoli della ricostruzione».
Valentina Bianchi ex assessore alle attività produttive, ma anche ex presidente regionale dei Giovani imprenditori, individua in tre punti i nodi da affrontare: maggiore indipendenza e dunque maggiore autorità politica della Regione, miglioramento della logistica, riforma della pubblica amministrazione regionale.
L’assessore Alfredo Castiglione raccogliendo infine la sollecitazione di Spinosa Pingue ad alzare il tetto massimo dei contributi ha annunciato che con i prossimi bandi saranno aumentati da 200mila a 500euro.
«I bandi a 200mila», ha spiegato, «erano per permettere anche alle imprese più piccole di accedere ai finanziamenti europei. Ora per i prossimi bandi che riguarderanno lo start up delle imprese, i poli dell’innovazione e la ricerca, alzeremo il de minimis a 500mila euro».
«Oggi a competere non sono solo le singole imprese, ma i territori», spiega Alessandro Addari del regionale di Confindustria Giovani, durante un confronto con il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano e l’assessore alle Attività produttive Alfredo Castiglione al Quisisana, dove si sta svolgendo la 14esima assemblea annuale dei Giovani di Confindustria.
«Per questo le riunioni allargate tra impresa e politica non devono essere considerate sui generis», dice Addari. «Tutto in fondo è collegato. Se noi in Abruzzo paghiamo più addizionali Irap rispetto ad altre regioni è a causa del buco della sanità. Ma questa cosa a sua volta drena risorse a svantaggio del mondo produttivo e allontana eventuali investitori e il territorio diventa meno competitivo».
Ma legare le imprese al territorio non vuol dire scaricare le debolezze delle imprese su un altro soggetto, precisa il presidente uscente dei Giovani imprenditori Fabio Spinosa Pingue, che ha puntato il dito contro l’eccessiva burocrazia che frena le imprese. «Ma se per ottenere una banale autorizzazione ci impiego 24 giorni invece di 24 ore, qualcosa va imputato al modo di gestire il territorio. Per noi il fattore velocità è importante, per questo abbiamo bisogno di una classe amministrativa che sia all’altezza e che ci dia gli strumenti giusti per operare, soprattutto in previsione del federalismo».
E’ a questa sinergia che pensa anche il nuovo presidente dei Giovani imprenditori Mauro Barnabei, in particolare per abbattere i tempi della burocrazia: «Noi per primi daremo l’esempio al nostro interno». dice Barnabei, «utilizzando le associazioni provinciali sotto forma di grandi deleghe».
Procedendo contemporaneamente, aggiunge Giuseppe Ranalli, presidente dei Giovani imprenditori di Chieti «alla fusione dei centri servizi, come è stato già deliberato per Chieti e Pescara. Un modo per ridurre i costi e migliorare l’efficienza».
Dall’Aquila terremotata può arrivare una lezione importante per cambiare il modello di sviluppo della regione e non solo.
«Prima del 6 aprile non ci conosceva nessuno», riflette Alessandra Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori dell’Aquila, «dal terremoto in poi siamo al centro del mondo e la ricostruzione dell’Aquila, il cosiddetto modello L’Aquila, che il presidente Berlusconi sta portando avanti con ottimi risultati è diventato un modello da esportare».
Ma riuscirà questo modello vincente a sopravvivere al passaggio di competenze tra Protezione civile e Regione, quando la Protezione civile andrà via, cioè a fine anno? Potrà sopravvivere, dice Alessandra Rossi «solo se gli enti locali adottano un modello facsimile di quello adottato durante l’emergenza: celerità e deroghe, e poi incentivi per gli investitori che credono realmente nella rinascita di questo territorio».
Ma sulla gestione di questo modello Confindustria vuole essere presente, dice la Rossi, «per questo a bbiamo già iniziato le procedure interne per chiedere a Regione, Provincia e agli altri enti coinvolti, che l’associazione sieda a tutti i tavoli della ricostruzione».
Valentina Bianchi ex assessore alle attività produttive, ma anche ex presidente regionale dei Giovani imprenditori, individua in tre punti i nodi da affrontare: maggiore indipendenza e dunque maggiore autorità politica della Regione, miglioramento della logistica, riforma della pubblica amministrazione regionale.
L’assessore Alfredo Castiglione raccogliendo infine la sollecitazione di Spinosa Pingue ad alzare il tetto massimo dei contributi ha annunciato che con i prossimi bandi saranno aumentati da 200mila a 500euro.
«I bandi a 200mila», ha spiegato, «erano per permettere anche alle imprese più piccole di accedere ai finanziamenti europei. Ora per i prossimi bandi che riguarderanno lo start up delle imprese, i poli dell’innovazione e la ricerca, alzeremo il de minimis a 500mila euro».