Tagli all’istruzione protesta in prefettura di cento insegnanti

Sit-in dei docenti contro le direttive della legge di stabilità «Ci toccherà andare a chiedere l’elemosina»

PESCARA. Contestano «la deriva dell’istruzione pubblica» e chiedono a gran voce di «difendere il loro futuro e mettere fine allo smantellamento del sistema scolastico». Un centinaio di insegnanti di ruolo, precari e rappresentanti sindacali della Flc-Cgil di tutto l’Abruzzo ieri mattina hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza in contemporanea con i colleghi di novanta città italiane per protestare contro le direttive previste dalla legge di stabilità, approvata mercoledì scorso dal governo Monti. Il sit-in, organizzato a partire dalle 11 sotto il palazzo della prefettura di piazza Italia, ha chiamato a raccolta i rappresentanti del mondo della scuola abruzzese, che non ci hanno pensato due volte a rinunciare ai 120/130 euro lordi per la giornata lavorativa persa, per tentare di far valere i propri diritti. «Un giorno non lontano noi docenti ci ritroveremo ai semafori a chiedere l’elemosina», sbotta Donato Trovarelli, insegnante della scuola primaria di Borgo Marino, «sono sette anni che aspetto l’aumento di stipendio: oltre ai cinque ordinari si aggiungono i due anni persi a causa del blocco dei contratti. Dallo scatto di anzianità dipende la mia pensione: purtroppo viviamo in un Paese in cui la dignità sociale si misura dal proprio stipendio». Oltre alle bandiere della Flc-Cgil a sventolare sotto al palazzo della prefettura c’erano anche i simboli di Rifondazione comunista e il segretario provinciale Corrado Di Sante che contesta «la continua mattanza del governo Monti che finisce con il colpire settori strategici come quello dell’istruzione». Effetto immediato della nuova norma approvata dal consiglio dei ministri sarebbe la cancellazione di 30mila posti di lavoro in tutta la penisola: 25mila cattedre e 4mila insegnanti di sostegno. In termini economici il taglio ammonterebbe a un miliardo. «Stiamo assistendo al congelamento dei nostri diritti», dice Paolo Palma della segreteria provinciale della Flc-Cgil, «vogliono un aumento da 18 a 24 ore settimanale dell’orario di lavoro degli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado, completamente a titolo gratuito. Se tutto questo dovesse verificarsi», si chiede ancora il sindacalista, «allora che senso ha avuto bandire il nuovo concorso per l’insegnamento?».

Ylenia Gifuni

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