Tangenti Abruzzo, chiusa l'inchiesta Caligola Il pm: "D'Alfonso e Castiglione a processo"
La procura dell’Aquila conclude l’inchiesta su appalti e tangenti: l’ex sindaco di Pescara accusato di corruzione, chiesto il giudizio anche per il vice presidente della Regione Castiglione
PESCARA. Associazione per delinquere, corruzione, soppressione di atti e rivelazione del segreto d’ufficio: sono queste le accuse, a vario titolo, di cui dovevano rispondere i 12 indagati nell’inchiesta chiamata Caligola, prendendo in prestito un’intercettazione dell’allora amministratore delegato della società Ecosfera Duilio Gruttadauria: «Il potere è imporre come senatore un cavallo». Il pm della procura dell’Aquila, Antonietta Picardi, ha lasciato inalterate le accuse firmando la richiesta di rinvio a giudizio per i 12 che da indagati passano a imputati tra cui il vice presidente della giunta regionale e assessore Pdl allo Sviluppo economico Alfredo Castiglione e l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso. Sono questi i nomi dei due politici, insieme a quelli di Lamberto Quarta, ex braccio destro della giunta dell’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco, e dell’ex consigliere regionale Camillo Cesarone, coinvolti nell’inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti europei della Regione Abruzzo legati alla società Ecosfera spa di Roma. L’inchiesta, emersa nel gennaio 2012 in seguito alle indagini della squadra Mobile di Pescara guidata da Pierfrancesco Muriana, è rimasta intatta e il pm ha chiesto il processo per tutti i nomi coinvolti: Gruttadauria, presidente dell’Ecosfera, e la moglie Annamaria Teodoro, il dirigente regionale Vanna Andreola e il marito Michele Galdi, consulente dell’Ecosfera e della Cyborg di Chieti, Corrado Troiano, socio della Cyborg, Mario Gay, presidente di una commissione di gara per un bando pubblicato dall’Osservatorio interregionale sulla cooperazione allo sviluppo con sede a Roma, Domenico Peca, presidente della Welfare Net e Bernardo Notarangelo, dirigente della Regione Puglia.
L’inchiesta ruota attorno a una presunta associazione per delinquere che sarebbe stata messa in piedi, sostiene l’accusa, per «condizionare» l’affidamento delle commesse pubbliche in cambio di contropartite economiche sottoforma di consulenze e di assunzioni clientelari. Se la parte riguardante gli appalti della Regione è concentrata sull’Aquila, c’è anche un’appendice che punta su Pescara e che chiama in causa l’ex sindaco D’Alfonso – assolto nel processo per presunte tangenti e in quello concentrato sull’urbanistica – su cui pende un’accusa di corruzione. Secondo la procura Quarta, accogliendo la richiesta dell’allora sindaco, avrebbe fatto in modo che fosse attribuito un contratto di consulenza nella società Ecosfera all’ex assessore alle Politiche comunitarie Massimo Luciani (non indagato). In cambio, prosegue l’accusa, la società Ecosfera, di cui Quarta era un consulente, avrebbe ottenuto la realizzazione di un progetto di consulenza del piano regolatore del porto. E’ un appalto da 51 milioni di euro che sarebbe stato affidato alla società Ecosfera in cambio, sostiene l’accusa, di 2 contratti da 46.400 euro offerti poi dalla stessa società – e tramite D’Alfonso – all’ex assessore Pd Luciani. Se l’accusa chiama in causa l’ex sindaco nel ruolo da intermediario ai contratti a Luciani, la difesa all’epoca sostenne che non c’era alcun legame tra l’appalto comunale vinto da Ecosfera e le consulenze a Luciani. E’ questa una delle partite giudiziarie ancora aperte per l’ex sindaco che, se è uscito indenne dai due processi maggiori che lo vedevano imputato ed è stato assolto in appello dall’inchiesta su un concorso da dirigente, è ancora in attesa del verdetto dell’altro fascicolo che lo chiama in causa, quello sulla strada Mare-Monti. (p. au.)
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