«Tangenti per una vita nel lusso»
La procura: «Mazzette dietro le spese in contanti di Cantagallo»
MONTESILVANO. Trentacinquemila euro per la Mercedes Clk, altri 33 mila per il pianoforte, abiti sartoriali da duemila in su. Sono le spese della vanità dell'ex sindaco Enzo Cantagallo, tutte in contanti.
Durante l'udienza preliminare del processo Ciclone, la parola torna all'accusa: il sostituto procuratore Gennaro Varone ribatte alle osservazioni della difesa degli indagati. Il pm punta sui soldi dell'ex sindaco Enzo Cantagallo: per la procura, Cantagallo ha accumulato un tesoro che supera i 500 mila euro «ma che non trova giustificazione». La tesi del pm, esposta ieri davanti al gup Carla De Matteis, è questa: il tenore di vita di Cantagallo non è conciliabile con i duemila euro al mese percepiti con lo stipendio da assessore, incarico ricoperto dal 1995 al 2004.
Il pm elenca le spese di Cantagallo: tutte «in contanti», osserva. Ma se una persona percepisce duemila euro al mese come fa a spenderne di più? Per Varone, i pagamenti in contanti sono la maschera delle tangenti: 35 mila euro per la berlina Mercedes, 33 mila per il pianoforte, gli abiti sartoriali da duemila in su, 400 mila euro trovati su un conto estero della madre. Per la difesa dell'ex sindaco, non ci sono misteri: ricchezza di famiglia, frutto di investimenti mirati e redditizi.
La girandola degli interventi della difesa, nelle precedenti udienze, non scalfisce le certezze di Varone: per il pm, il sistema Montesilvano resta lo stesso svelato dall'indagine. In questo passaggio, Varone difende l'affidabilità di Bruno Chiulli, l'imprenditore della Green service che ha confessato di aver versato tangenti a Cantagallo: «Un mare di soldi», è l'accusa. Il cerchio di Varone si chiude così: se un imprenditore confessa e si autoaccusa di pagare mazzette, il reato viene commesso non da solo ma con un amministratore.
Ma per la difesa dell'ex sindaco, Chiulli non è un teste affidabile: Varone, al contrario, parla di confessione «genuina». E torna a insistere sulle intercettazioni telefoniche: «Non ha pagato solo Chiulli ma anche l'imprenditore Duilio Ferretti per assicurarsi i lavori delle fogne», sostiene la procura. La conversazione considerata «rilevante» è questa: l'imprenditore Ferretti dialoga con «un tale Maurizio» e dice che Cantagallo «pensa solo ai grandi affari, al palazzone della curva. Prima c'era un mensile e andava bene. Ma che posso regalare i soldi? A che titolo?». Un dialogo che, per la procura, dimostra un «clima di diffusa illegalità in Comune» mentre, per la difesa di Cantagallo, significa il contrario: la frase «ma che posso regalare i soldi?» viene vista come un rapporto chiuso tanto che Cantagallo chiede, come dimostrato da una serie di telefonate e intercettazioni ambientali, il bando di gara per i lavori da 900 mila euro in via Adige.
Il 12 luglio, a tre anni e sette mesi dagli arresti, è attesa la decisione del gup sui rinvii a giudizio. Per il pm, vanno assolti l'imprenditore Luigi Conti, proprietario di un terreno ed estraneo all'affare del rifacimento del Palaroma, e Paolo Di Blasio ma solo per l'accusa di calunnia: non ha partecipato alla stesura di una lettera anonima mirata a screditare l'operato del capo della squadra mobile Nicola Zupo. Non luogo a procedere per Luciano Melchiorre, ex socio di Vladimiro Lotorio e Antonio Camperchioli con la Camel.
Durante l'udienza preliminare del processo Ciclone, la parola torna all'accusa: il sostituto procuratore Gennaro Varone ribatte alle osservazioni della difesa degli indagati. Il pm punta sui soldi dell'ex sindaco Enzo Cantagallo: per la procura, Cantagallo ha accumulato un tesoro che supera i 500 mila euro «ma che non trova giustificazione». La tesi del pm, esposta ieri davanti al gup Carla De Matteis, è questa: il tenore di vita di Cantagallo non è conciliabile con i duemila euro al mese percepiti con lo stipendio da assessore, incarico ricoperto dal 1995 al 2004.
Il pm elenca le spese di Cantagallo: tutte «in contanti», osserva. Ma se una persona percepisce duemila euro al mese come fa a spenderne di più? Per Varone, i pagamenti in contanti sono la maschera delle tangenti: 35 mila euro per la berlina Mercedes, 33 mila per il pianoforte, gli abiti sartoriali da duemila in su, 400 mila euro trovati su un conto estero della madre. Per la difesa dell'ex sindaco, non ci sono misteri: ricchezza di famiglia, frutto di investimenti mirati e redditizi.
La girandola degli interventi della difesa, nelle precedenti udienze, non scalfisce le certezze di Varone: per il pm, il sistema Montesilvano resta lo stesso svelato dall'indagine. In questo passaggio, Varone difende l'affidabilità di Bruno Chiulli, l'imprenditore della Green service che ha confessato di aver versato tangenti a Cantagallo: «Un mare di soldi», è l'accusa. Il cerchio di Varone si chiude così: se un imprenditore confessa e si autoaccusa di pagare mazzette, il reato viene commesso non da solo ma con un amministratore.
Ma per la difesa dell'ex sindaco, Chiulli non è un teste affidabile: Varone, al contrario, parla di confessione «genuina». E torna a insistere sulle intercettazioni telefoniche: «Non ha pagato solo Chiulli ma anche l'imprenditore Duilio Ferretti per assicurarsi i lavori delle fogne», sostiene la procura. La conversazione considerata «rilevante» è questa: l'imprenditore Ferretti dialoga con «un tale Maurizio» e dice che Cantagallo «pensa solo ai grandi affari, al palazzone della curva. Prima c'era un mensile e andava bene. Ma che posso regalare i soldi? A che titolo?». Un dialogo che, per la procura, dimostra un «clima di diffusa illegalità in Comune» mentre, per la difesa di Cantagallo, significa il contrario: la frase «ma che posso regalare i soldi?» viene vista come un rapporto chiuso tanto che Cantagallo chiede, come dimostrato da una serie di telefonate e intercettazioni ambientali, il bando di gara per i lavori da 900 mila euro in via Adige.
Il 12 luglio, a tre anni e sette mesi dagli arresti, è attesa la decisione del gup sui rinvii a giudizio. Per il pm, vanno assolti l'imprenditore Luigi Conti, proprietario di un terreno ed estraneo all'affare del rifacimento del Palaroma, e Paolo Di Blasio ma solo per l'accusa di calunnia: non ha partecipato alla stesura di una lettera anonima mirata a screditare l'operato del capo della squadra mobile Nicola Zupo. Non luogo a procedere per Luciano Melchiorre, ex socio di Vladimiro Lotorio e Antonio Camperchioli con la Camel.
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