Tassa rifiuti evasa Comune fa causa al Marina di Pescara
Imposta di oltre 70 mila euro non pagata nel 2003 L’ente ricorre in Cassazione contro il porto turistico
PESCARA. Il Comune e il Marina di Pescara sono ai ferri corti. Gli uffici dell’ente hanno fatto ricorso in Cassazione contro il porto turistico per un presunto debito che risale al 2003, quando era presidente della Camera di commercio Ezio Ardizzi, perché l’azienda non avrebbe pagato la tassa dei rifiuti (Tarsu).
Si tratta in realtà di un enorme pasticcio che va avanti dal 2009, quando l’Ufficio tributi del Comune ha deciso di inviare un avviso di accertamento al Marina di Pescara per il mancato versamento dell’imposta. Imposta che i tecnici hanno provveduto a ricalcolare in base a una sentenza della Cassazione, di quell’anno, che impone l’applicazione della Tarsu anche sugli specchi d’acqua. Così, la somma richiesta è lievitata fino a raggiungere i 689.468 euro, tra tassa, mora e sanzioni. L’azienda porto turistico ha fatto subito ricorso alla Commissione tributaria provinciale, ritenendo illegittimo l’avviso di accertamento, in quanto la tassa sarebbe caduta in prescrizione dopo cinque anni. Il Marina di Pescara, in dettaglio, ha eccepito l’illegittimità della pretesa sanzionatoria per intervenuto superamento dei termini, per carenza di motivazione dell’avviso di accertamento, per difetto dei presupposti per poter imporre la tassazione, per errore nell’individuazione della tariffa da applicare, per l’errata individuazione della superficie tassabile. La Commissione tributaria, il 30 giugno 2010, ha accolto il ricorso dando così ragione al Marina di Pescara. I giudici tributari hanno ritenuto prescritta la tassa calcolando, dal 2003, il periodo di cinque anni per la scadenza dei termini.
Il Comune ha contestato il metodo di calcolo della prescrizione, ritenendo che dovesse partire dal 2004, anno di pagamento dell’imposta riferita al 2003. Così, l’ente non si è dato per vinto e ha proposto appello dinanzi alla Commissione tributaria regionale chiedendo di riformare la sentenza impugnata e, nel merito, di accogliere il ricorso per convalidare l’avviso di accertamento. Ma la Commissione, il 5 luglio scorso, ha respinto l’appello e ha confermato la sentenza già emessa.
Nel frattempo, l’Ufficio tributi ha corretto gli errori nei calcoli commessi nel 2009 dai tecnici e ha provveduto a rideterminare la tariffa da applicare al porto turistico. Tariffa che non supera i 70.000 euro.
Ora, il contenzioso va avanti. Secondo la direttrice dell’Avvocatura del Comune Paola Di Marco , «la sentenza» della Commissione tributaria, «si palesa erronea, ingiusta e infondata». Pertanto, su proposta dell’Ufficio tributi, l’Avvocatura ha richiesto all’amministrazione di ricorrere in Cassazione. L’8 novembre scorso, la giunta ha approvato una delibera con cui ha deciso di affidare la rappresentanza dell’ente in Cassazione a un avvocato esterno.
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