Tensione tra gli armatori di Pescara: evitiamo di uscire in mare
Porto insabbiato ma nessun problema per l’arrivo della petroliera Galatea che rifornisce carburante al gruppo Di Properzio. Polemica sul no di Ortona ai fanghi di Pescara
PESCARA. I primi contraccolpi dell’emergenza insabbiamento sono i pescherecci più grandi fermi da ieri mattina alla banchina di levante, nel punto in cui la scorsa estate ha attraccato il catamarano Crazia jet della Snav. Un’altra manciata di imbarcazioni, invece, piuttosto che rischiare di rimetterci un’elica o pezzi di motore, ha preferito ripiegare sul vicino scalo di Ortona.
Questa mattina all’alba è arrivata la prova del nove: la petroliera Galatea che rifornisce di carburante il gruppo Di Properzio ha fatto il suo ingresso in porto per le operazioni di scarico. Il nulla osta della capitaneria lasciava ben sperare già ieri. Nello spazio di evoluzione, quel tratto di mare all’imbocco dello scalo compreso tra la canalina e il bacino portuale, in base alle misurazioni batimetriche effettuate nelle ore successive al doppio incidente, la profondità è compresa tra i 5,30 e i 5,70 metri. Più bassi sono i valori nelle zone limitrofe: intorno ai 4 metri all’uscita del porto canale e tra i 3,20 e 3,70 metri nell'area delimitata dalla boa luminosa. È questo il pezzo che fa più paura: lo stesso dove, nella notte tra lunedì e martedì, sono rimasti incagliati i pescherecci Emily C e Cuor di Gesù e dove lunedì prossimo si comincerà a scavare.
«La quota di 30mila metri cubi di dragaggio è troppo bassa», è l’opinione del vicesindaco Enzo Del Vecchio, «bisogna fare di più per i pescatori e gli operatori, perché le mareggiate di questi giorni hanno reso ancora più impraticabili i fondali. Domani (oggi per chi legge ndc) ci sarà un nuovo incontro con il provveditorato alle Opere pubbliche e con la Regione anche per chiarire quale dovrà essere la parte da scavare».
Inizialmente, si era detto che l’appalto da 30mila metri cubi di sedimenti sarebbe servito per liberare i fondali della darsena commerciale. Ma in seguito al doppio incidente è stato stabilito che il pontone della società veneta Lmd comincerà a prelevare la sabbia ammucchiata all’imbocco del porto. Lo smaltimento dei fanghi resta il vero nodo da sciogliere, anche in considerazione del nuovo appalto da 100mila metri cubi promesso entro l’estate prossima.
In queste ore è esplosa una nuova polemica, poiché il sindaco di Ortona, Vincenzo D’Ottavio, si è detto contrario ad accogliere i fanghi pescaresi. «È un’iniziativa del provveditorato», spiega Del Vecchio, «considerare i nostri due porti in maniera sinergica. Non è mia intenzione entrare in polemica con il sindaco di Ortona, ma dico che c’è bisogno di una sensibilità comune per superare i punti di criticità, nell’ottica di un’azione solidaristica orientata a elevare lo spessore della nostra regione».
Un dragaggio risolutivo è richiesto da settimane sia dal comandante della direzione marittima Enrico Moretti e sia da marinai e operatori, che oggi temono di dover fare i conti con una nuova chiusura del porto. «Lavoriamo con la paura», ammette l’armatore Massimo Camplone, «le barche più grandi hanno problemi ad entrare nel canale, mentre quelle piccole non riescono a spostarsi per fare rifornimento. Il dragaggio di lunedì è un contentino: in mancanza delle condizioni di sicurezza abbiamo deciso di abbozzare. In che modo? Si lavora a singhiozzo e evitiamo di uscire con il tempo brutto per non rischiare la vita».
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