Terme di Caramanico un altro colpo di scena 

La Dre si ritira, in pole position spunta Virgo, società del Chieti calcio

PESCARA. Le Terme di Caramanico come la Salerno-Reggio Calabria, una storia infinita. Dopo la sesta asta andata deserta per affidare lo stabilimento più antico d’Abruzzo e l’hotel La Reserve, fallisce anche l’aggiudicazione per lo sfruttamento delle acque termali Santa Croce e Pisciarello. È l’ennesimo colpo di scena che la procura di Pescara ha deciso di attenzionare.
Con la determina numero 206, pubblicata il 7 ottobre scorso, l’Areacom, braccio operativo della Regione nei grandi appalti, ha recepito la comunicazione, datata 31 ottobre, con cui la ditta Dre srl getta la spugna, facendo sapere di non voler procedere alla stipula del contratto per lo sfruttamento delle acque. Cioè del “carburante” per far ripartire stabilimento e hotel le cui gare d’appalto, spacchettate e quindi non convenienti, continuano ad andare miseramente deserte. Gli anni passano, il valore si deprezza. A causa del susseguirsi dei ribassi, i due immobili hanno ormai raggiunto una base d'asta di 5.215.890 euro per le Terme e 7.074.088 euro per la Reserve (a fronte dei 10 milioni originari per la prima e i 14 per la seconda). Una cifra dimezzata che tuttavia non ha attratto alcun compratore. Così come finisce fuori dal mosaico il terzo tassello. La Dre srl, che ha sede in via Piaggio a Chieti Scalo, si era aggiudicata lo sfruttamento della sorgente Santa Croce-Pisciarello con provvedimento del direttore di Areacom, Donato Cavallo, del 29 gennaio 2024. Sembrava fatta, ma non lo è stato. «Più volte sono intervenuto pubblicamente sulla questione», incalza il consigliere regionale Antonio Blasioli, «sia per sottolineare il lungo lasso di tempo trascorso per effettuare il controllo dei requisiti dell’aggiudicataria, ben sette mesi - le verifiche sono terminate lo scorso 29 agosto, data in cui l’affidamento è stato ufficialmente formalizzato -, sia per porre l’accento su alcune ambiguità e inesattezze, difficilmente sanabili, che caratterizzavano l’offerta aggiudicata a Dre srl, come i riferimenti alla sorgente La Salute non più oggetto di gara, l’assenza di un piano industriale e di uno studio di fattibilità delle opere per l’auto-approvvigionamento dell’energia da fonti alternative, nonché la mancanza della polizza fideiussoria e dei requisiti della professionalità rispetto a quanto previsto dalla Legge regionale numero 15 del 2002». Ma oggi, a distanza di oltre nove mesi, si scopre, leggendo la determina di Areacom, che la prima aggiudicataria si è tirata indietro con questa motivazione: «L’impossibilità di procedere alla conclusione del contratto» per «le incertezze riguardanti il destino dei complessi immobiliari termali attualmente all’asta, il cui sfruttamento era ed è un elemento essenziale di realizzazione della proposta economica presentata in gara per la concessione delle acque termali». È come un cane che si morde la coda. «Scopriremo tutte le ragioni del recesso», prosegue Blasioli, «e le azioni che adotterà Areacom, ma la determina offre spunti di riflessione. Il primo è che si è perso un anno per aggiudicare l’acqua separatamente dai due immobili. Il secondo, come ho sempre sostenuto, è che il vero problema è separare i due lotti del fallimento rispetto allo sfruttamento dell’acqua. Ad affermarlo ora è la stessa Dre». A chi giova? Esistono altre società interessate che restano in attesa dietro le quinte di questa ingarbugliata storia? E quali saranno i prossimi sviluppi? Sappiamo che ieri era in programma un incontro tra la curatela dei due lotti invenduti e un rappresentante autorevole di Federterme, l’organismo nazionale che invoca di ricompattare in un solo lotto stabilimento e hotel per evitare la settima asta deserta. Si sa anche che Areacom procederà allo scorrimento della graduatoria, verificando se la seconda classificata, la Virgo Holding, la società che ha rilevato il Chieti Calcio, e che ha ottenuto meno della metà del punteggio tecnico della Dre srl, abbia o meno tutti i requisiti. Il terzo punto è il ruolo che vorrà giocare il presidente Marco Marsilio in merito alla proposta del Pd di contrarre un mutuo per far sì che la Regione acquisti i due lotti, o anche solo quello dello stabilimento, riaccorpando beni e acqua. Il resto della storia è ancora tutto da scrivere.