Terminal bus, degrado e proteste «I pullman arrivano tra i rifiuti»
La rabbia dei pendolari: non c’è un posto per ripararsi dal sole e, con il caldo, l’odore è nauseabondo I giardinetti invasi dalla spazzatura e dai piccioni. Appello al Comune: «Subito più pulizia e decoro»
PESCARA. Le buste di immondizia sono accatastate lungo la recinzione della pinetina ma i cestini sono vuoti. I vialetti sono lastricati dagli escrementi dei piccioni e puzzolenti. E il fetore della sporcizia, sparsa sull’asfalto ovunque, è resa ancora più insopportabile dalle temperature bollenti di questi giorni. È l'accoglienza riservata a passeggeri e turisti che fanno sosta al terminal bus nel centro di Pescara e che rimangono ore ad attendere i mezzi di trasporto sui marciapiedi sporchi perché le panchine di pietra sono poche e non bastano per tutte le centinaia di persone che ogni giorno transitano in quella zona di frontiera, a due passi dalla stazione ferroviaria. Non ci sono ripari e si cerca un ombreggio sotto gli alberi o sotto le pensiline della biglietteria. Non esiste più neppure il refrigerio offerto dal vicino chiosco bar, chiuso da mesi dopo la morte del titolare.
Davanti alla biglietteria un panorama desolante: intorno alle vecchie cabine telefoniche cresce l'erba; i telefoni vengono usati come appoggio per lattine e bicchieri; bici e monopattini sono abbandonati sull’asfalto pericoloso perché solcato dalle crepe; intorno ai cespugli giacciono rifiuti, sparsi o incartati, bottiglie di plastica e vetro, cartacce, spray. E i piccioni ci vanno a nozze beccando molliche e tutto ciò che trovano.
Le panchine vengono usate per riposare all'ombra della pinetina, poco distante dalle vie centrali dello shopping dove l'estate turistica è esplosa.
Maria Grazia Macaluso e la figlia Giulia sono di ritorno da Londra e aspettano il bus per Campobasso, dove vivono. E dicono: «Non è la prima volta che facciamo tappa a Pescara». Sedute sulla panchina di pietra, circondate da borsoni e valigie, si dicono infastidite da «una sensazione di sporco e puzzo di urina, ci vorrebbe più decoro. Certo, abbiamo visto anche di peggio in giro per il mondo, ma questa pinetina è così carina e si sta bene all’ombra, però potrebbe essere meglio curata con fiori e pulizia». Due coniugi canadesi raccontano in inglese che stanno andando via da Pescara «dove siamo stati bene e torneremo»: peccato che l’addio alla città lo danno schiacciati contro la biglietteria e seduti sulle valigie per cercare un po’ di ombra sotto le strette pensiline. Un ragazzo si stringe contro il chiosco del terminal per cercare riparo dal sole e commenta: «Non possiamo fare altro, questo è».
Gli idiomi e le etichette sulle borse da viaggio raccontano che in giro per la città ci sono turisti spagnoli, portoghesi, tedeschi, francesi e inglesi. Tutti d’accordo nel chiedere più pulizia e più decoro al Comune.
Davanti alla biglietteria un panorama desolante: intorno alle vecchie cabine telefoniche cresce l'erba; i telefoni vengono usati come appoggio per lattine e bicchieri; bici e monopattini sono abbandonati sull’asfalto pericoloso perché solcato dalle crepe; intorno ai cespugli giacciono rifiuti, sparsi o incartati, bottiglie di plastica e vetro, cartacce, spray. E i piccioni ci vanno a nozze beccando molliche e tutto ciò che trovano.
Le panchine vengono usate per riposare all'ombra della pinetina, poco distante dalle vie centrali dello shopping dove l'estate turistica è esplosa.
Maria Grazia Macaluso e la figlia Giulia sono di ritorno da Londra e aspettano il bus per Campobasso, dove vivono. E dicono: «Non è la prima volta che facciamo tappa a Pescara». Sedute sulla panchina di pietra, circondate da borsoni e valigie, si dicono infastidite da «una sensazione di sporco e puzzo di urina, ci vorrebbe più decoro. Certo, abbiamo visto anche di peggio in giro per il mondo, ma questa pinetina è così carina e si sta bene all’ombra, però potrebbe essere meglio curata con fiori e pulizia». Due coniugi canadesi raccontano in inglese che stanno andando via da Pescara «dove siamo stati bene e torneremo»: peccato che l’addio alla città lo danno schiacciati contro la biglietteria e seduti sulle valigie per cercare un po’ di ombra sotto le strette pensiline. Un ragazzo si stringe contro il chiosco del terminal per cercare riparo dal sole e commenta: «Non possiamo fare altro, questo è».
Gli idiomi e le etichette sulle borse da viaggio raccontano che in giro per la città ci sono turisti spagnoli, portoghesi, tedeschi, francesi e inglesi. Tutti d’accordo nel chiedere più pulizia e più decoro al Comune.