Testa: sono pronto a lasciare
Un richiamo alla maggioranza dopo lo scivolone in consiglio
PESCARA. Testa lancia l'ultimatum alla sua maggioranza: «Se non si risolvono i problemi, ce ne andiamo tutti a casa». E' categorico il presidente della Provincia. Quello che è accaduto venerdì scorso in consiglio è un segnale della profonda crisi che il centrodestra sta vivendo.
Per ben due volte la maggioranza è stata battuta sulla verifica di sospensione del consiglio. Poi, una mozione presentata da Lino Ruggero, che ha da poco lasciato la lista civica di Carlo Masci Pescara futura, è stata approvata, nonostante il voto contrario della giunta.
Insomma, le prospettive per Guerino Testa non sono affatto rosee. Al punto che, ieri, durante la riunione del coordinamento cittadino del Pdl si è parlato anche del problema della Provincia. Il presidente ha detto di non essere preoccupato, ma le parole pronunciate ieri fanno capire il contrario. «E' chiaro che c'è qualche mal di pancia», ha affermato, «cercherò di parlare con i consiglieri. Se si deciderà di proseguire con smalto va bene, altrimenti riunirò i coordinamenti dei partiti della coalizione e in quella sede farò le mie valutazioni. Non intendo offuscare l'immagine positiva costruita in questi due anni».
Insomma, Testa sarebbe pronto a mollare tutto, se non dovesse disporre più di una maggioranza solida in grado di approvare i provvedimenti in consiglio. Il presidente della Provincia è partito con 15 consiglieri, lui compreso, contro i 10 dell'opposizione. Dopo il passaggio di Gianni Teodoro e Roberto Pasquali a Fli, è sceso a 13. Ora rischia di arrivare a 12 con l'uscita di Ruggero da Pescara futura. Quest'ultimo, per ora, si è dichiarato indipendente, ma c'è chi sostiene che sarebbero in procinto di vestire la casacca di Fli.
Se così fosse, per Testa sarebbero guai seri. Inoltre, c'è il consigliere del Pdl Ferdinando Di Giacomo che ha più volte espresso il voto contrario sulle delibere della maggioranza. In ballo ci sono gli equilibri di bilancio che la maggioranza non è riuscita ad approvare venerdì. «La delibera verrà presentata mercoledì. Il neo capogruppo Pd Antonio Di Marco sostiene «che il presidente non ha più i numeri e il consenso per continuare a guidare la Provincia, che rischia di essere commissariata». (a.ben.)
Per ben due volte la maggioranza è stata battuta sulla verifica di sospensione del consiglio. Poi, una mozione presentata da Lino Ruggero, che ha da poco lasciato la lista civica di Carlo Masci Pescara futura, è stata approvata, nonostante il voto contrario della giunta.
Insomma, le prospettive per Guerino Testa non sono affatto rosee. Al punto che, ieri, durante la riunione del coordinamento cittadino del Pdl si è parlato anche del problema della Provincia. Il presidente ha detto di non essere preoccupato, ma le parole pronunciate ieri fanno capire il contrario. «E' chiaro che c'è qualche mal di pancia», ha affermato, «cercherò di parlare con i consiglieri. Se si deciderà di proseguire con smalto va bene, altrimenti riunirò i coordinamenti dei partiti della coalizione e in quella sede farò le mie valutazioni. Non intendo offuscare l'immagine positiva costruita in questi due anni».
Insomma, Testa sarebbe pronto a mollare tutto, se non dovesse disporre più di una maggioranza solida in grado di approvare i provvedimenti in consiglio. Il presidente della Provincia è partito con 15 consiglieri, lui compreso, contro i 10 dell'opposizione. Dopo il passaggio di Gianni Teodoro e Roberto Pasquali a Fli, è sceso a 13. Ora rischia di arrivare a 12 con l'uscita di Ruggero da Pescara futura. Quest'ultimo, per ora, si è dichiarato indipendente, ma c'è chi sostiene che sarebbero in procinto di vestire la casacca di Fli.
Se così fosse, per Testa sarebbero guai seri. Inoltre, c'è il consigliere del Pdl Ferdinando Di Giacomo che ha più volte espresso il voto contrario sulle delibere della maggioranza. In ballo ci sono gli equilibri di bilancio che la maggioranza non è riuscita ad approvare venerdì. «La delibera verrà presentata mercoledì. Il neo capogruppo Pd Antonio Di Marco sostiene «che il presidente non ha più i numeri e il consenso per continuare a guidare la Provincia, che rischia di essere commissariata». (a.ben.)
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