Cefali appena pescati e riversati sul molo

PESCARA

Tirano su un pesce dopo l'altro, i nuovi predoni sono sul fiume. E sulla costa migliaia di carcasse

Il fenomeno della pesca a strappo in forte aumento di giorno e notte malgrado sia attività vietata. I controlli e la denuncia delle Guardie ambientali. E c'è anche il rischio sanitario

PESCARA. Sono chiamati i "nuovi predoni" del mare, sono i pescatori che senza alcun autorizzazione in spregio alla normativa si collocano lungo le sponde del fiume Pescara e tirano su, uno dopo l'altro, centinaia di pesci, perlopiù cefali, che si portano a casa probabilmente per rivenderli nel mercato nero. Un'attività svolta tra l'altro con metodi vietati: un grosso ancorotto sulla potente canna da pesca. Una strage di pesci, una "mattanza", come viene definita dalla Guardie ambientali impegnate nei controlli e chesolo nell'ultima settimana  hanno fatto multe per circa 7mila euro.

E i resti di quest mattanza sono visibili anche fuori dal fiume: lungo la costa in questi giorni in particolare la corrente ha riversato a riva centinaia di carcasse di pesci morti. Un probabile collegamento con quanto succede lungo il Pescara.

Sciacallaggio e bracconaggio della fauna ittica. Di giorno e di notte nel porto canale. Le Guardie civili ambientali volontarie raccontano che i pescatori abusivi sono per la maggior parte dell'Est (romeni) e che si sono riversati lungo il fiume dopo aver depredato laghetti e fiumi più a monte.

Il presidente della Guardia civile ambientale Luigi Di Benedetto, responsabile della II° Sezione delle Guardie ittiche volontarie, parla di catture impattanti e illegali. Avvengono a "strappo", metodo vietato dalla Legge regionale sulla pesca sportiva e dall’art. 40 contro il bracconaggio della legge 154 /16: a gruppi di tre-quattro, posizionati tra le barche e sul molo, pescano dove è impossibile pensare di farlo considerata la discutibile qualità delle acque.

Canne da pesca resistenti con mulinelli adatti riescono a tirare con le grosse ancorette oltre 100 pesci a testa .

E che fine fa tutto questo pesce? "Da informazioni raccolte è venuto alla luce che tanti lo commerciano rivendendoli tra i loro connazionali", risponde il presidente delle Guardie ambientali che ricorda che sono cefali privi di tracciabilità e controlli sanitari, "con il pericolo della salute pubblica considerato che nel porto canale è severamente vietato pescare: "Il fiume Pescara e un fiume NO KIll e le prede catturate devono essere rimesse in acqua, inoltre la pesca sportiva è consentita secondo le modalità dettate dalla Legge regionale, utilizzando ami senza ardiglione per non provocare ferite mortali ai pesci e non  assolutamente il metodo dello strappo con gli ami a forma di ancoretta".

Le guardie Ittiche della II° sezione della Guardia civile ambientale, nel rispetto della convenzione con la Regione, hanno intensificato i controlli. In un anno di giorno e di notte hanno eseguito oltre 80 servizi diurni e notturni,con sanzioni per oltre 17mila euro. "Ma nell'ultima settimana abbiamo notato una recrudecscenza del fenomeno "a strapo"  e abbiamo fatto sanzioni per  oltre 8mila euro", sottolinea Di Benedetto, "il fatto è che purtroppo le sanzioni difficilmente verranno pagate".

Le Guardie ambientali segnalano poi che spesso questi pescatori rispondono con violenza malgrado i volontari stessi ricoprano il ruolo  di Pubblici ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

Per attirare l’attenzione sul fenomeno,  la Guardia civile ambientale ha organizzato un convegno per il 31 ottobre (ore 16)  al Circolo nautico di Silvi Marina. Tema: "Il Bracconaggio della Fauna ittica protetta nella Provincia di Pescara, i Nuovi predoni del porto canale e i pericoli sanitari connessi al bracconaggio. Partecipano  Gianluca Milillo esperto nonché presidente del Nuovo Saline e Filippo Morrone presidente dell’Associazione pescarese ornicoltori associata alla FOI.

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