«Troppe slot machine e videolottery. Fatale fu la liberalizzazione nel 2008»
Intervista al dottore Cesare Guerreschi, che ha fondato nel 1999 a Bolzano la Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (S.I.I.Pa.C.). Da allora a oggi ha avuto in cura circa 3mila persone
«Quello che il governo sta facendo è pazzesco. Depaupera i comuni, invece di prendere i soldi che le Grande sorelle (le concessionarie ndr) gli devono. E intanto una marea di gente si sta ammalando di gioco d'azzardo».
Il dottore Cesare Guerreschi ha fondato nel 1999 a Bolzano la Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (S.I.I.Pa.C.) da cui è nato il Centro Riabilitativo per Giocatori d'Azzardo Patologici, in cui sono state in cura circa 3000 persone. E' arrabbiato per l'emendamento che penalizza gli enti locali in lotta contro la ludopatia. E punta il dito contro la legge di stabilità che prevede nuove sale bingo e videolottery.
Dottore, ci rimettono i più deboli?
Di nuovo cittadini sono le vittime. A rimetterci sono tutti perché anche se dalla tassazione del gioco lo stato riesce ad incassare qualcosa, il gioco d'azzardo non crea un autentico indotto in termini di sviluppo, ricerca e innovazione.
Come è cambiata dal 1999 a oggi la patologia del gioco d'azzardo?
Il più grande cambiamento è seguito alla liberalizzazione del mercato dell'azzardo del 2008. Da allora la diffusione delle slot machine e dei videolottery terminal è stata capillare. La disponibilità di questi dispositivi ha portato alla crescita di una nuova fascia di giocatori patologici. L'effetto di queste macchinette è particolarmente pernicioso in quanto durante il loro uso viene meno quella (già di per sé ridotta) dimensione sociale associata a fenomeni come le scommesse sportive o l'azzardo nei casinò e il giocatore è completamente isolato con la slot, specificatamente progettata per indurre pensieri detti "distorsioni cognitive" incentrati sulla vittoria, come la convinzione di aver "quasi vinto".