Tunisi, il pescarese Terra: siamo sopravvissuti per caso
L’imprenditore balneare in crociera con moglie e due figli: "Siamo passati davanti al museo, non siamo entrati per i bimbi". Nel 2004 il fratello scampò allo Tsunami in Thailandia
PESCARA. La telefonata a casa a Pescara è arrivata intorno alle 17,30 ma fino ad allora per la famiglia Terra, titolare dello stabilimento balneare “La croce del sud” sono state ore di terrore e strazio da quando i telegiornali delle 13 hanno iniziato a diffondere la notizia dell’assalto terrorista al Parlamento di Tunisi, delle sparatorie e dei turisti presi in ostaggio dentro il museo Bardo della capitale tunisina. Perché lì a Tunisi c’era Alessio Terra, il terzo dei quattro figli di Mario e Annamaria Terra.
Con la moglie Monica e i due figli di 7 e 10 anni, Alessio era salpato lunedì per una crociera di una settimana a bordo della Costa Fascinosa. La stessa nave di cui era ospite la comitiva di turisti contro cui, nella tarda mattinata di ieri, scesa dal pullman per un’escursione al museo Bardo di Tunisi, hanno fatto fuoco i due terroristi che si sono poi asserragliati con gli ostaggi all’interno del museo, con un bilancio finale di una ventina di turisti uccisi, oltre all’autista, un poliziotto e ai due terroristi.
«Lì davanti c’eravamo passati mezz’ora prima», racconta dalla Costa Fascinosa lo stesso Alessio raggiunto dal Centro sul telefonino della moglie, «non ci siamo resi conto di niente fino a quando non siamo tornati sulla nave verso le 15,30 e accendendo la Tv italiana ho sentito quello che stava succedendo a Tunisi». Alessio ripete che adesso è tutto ok, che stanno tutti bene, come si è affrettato a comunicare ai genitori e alle sorelle prima con un messaggio e poi con una telefonata. «Il comandante ha fatto fare una chiamata gratuita a tutti i passeggeri», racconta trafelata e ancora angosciata la sorella Katia, «avevamo sentito dell’attentato dalla televisione, è stato un colpo, finchè non gli abbiamo parlato non ci davamo pace».
«Non stavamo in quel museo solo per un caso»,racconta dalla nave Alessio, «siamo dei sopravvissuti se penso che la visita al museo è saltata solo perché non ci sembrava adatta per i bambini e abbiamo optato per il giro della città. Davanti al Museo ci siamo passati in taxi poco meno di mezz’ora prima di quell’inferno, ma non ci siamo resi conto di niente, e anche adesso non è che sappiamo tutto».
Parla al telefono con il Centro mentre il comandante comunica a tutti i passeggeri che sono sospesi gli intrattenimenti per rispetto delle vittime. «Parlano di morti e feriti, non si capisce niente», racconta ancora Alessio Terra, «ma l’importante per noi è che i bambini mantengano la serenità e non si accorgano di nulla. Qui le autorità portuali hanno rafforzato i controlli e siamo in attesa di notizie. Siamo tutti bloccati, la partenza sembra che sia stata posticipata a domani (oggi ndr) con orario da definire.
Se rientriamo a Pescara? No, come facciamo, qui non ti permettono di tornare in Italia, si continua verso Palma de Mallorca. Certo con uno spirito diverso se penso che eravamo partiti per ricaricarci una settimana prima della stagione e di tutto il lavoro che ci aspetta. Ma l’importante è che stiamo bene, che è andata così: perché stavamo là, mezz’ora prima stavamo là».
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