Uccide la ex e il compagno
L’omicidio nel parcheggio di un centro commerciale a Bazzano. Preso l’assassino
L’AQUILA. Accecato dalla gelosia, e dalla incapacità di accettare la separazione, un piccolo imprenditore albanese ha freddato la sua ex moglie e il compagno di lei con due colpi di pistola. Teatro di quella che è sembrata a tutti un’esecuzione in piena regola, il piazzale antistante al supermercato Md a Bazzano. Ora Burhan Kapplani, 48 anni, è in cella di sicurezza in totale isolamento con l’accusa di omicidio volontario premeditato per la morte della moglie, Hrjeta Boshi, di 36 anni, madre di quattro figli, e del connazionale Shpeti m Hana, di 40 anni.
Il duplice omicidio verso le 16,15 di ieri. L’uomo e la donna erano a bordo di una Opel Zafira ferma in attesa della madre di lei che era andata a fare la spesa. L’omicida, appostato in zona ad attenderli, si è avvicinato di corsa verso la macchina e ha sparato un colpo in testa alla donna uccidendola sul colpo: il proiettile si è conficcato dietro l’orecchio. Hana ha provato a sfuggire al suo destino ed è uscito dalla macchina cercando di evitare la furia omicida del connazionale che però lo ha centrato alla nuca. L’uomo, che impugnava una pistola calibro 22, ha esploso anche un terzo colpo che è andato a vuoto. L’omicida, forse pago della vendetta, ha risparmiato la madre di lei che pure era a tiro.
L’assassino, in preda al panico, ha poi provato ad allontanarsi per circa trecento metri lungo la statale 17 dov’è stata ritrovata la pistola di cui si era disfatto, ma è stato subito catturato dalle forze di polizia che nel frattempo erano arrivate sul posto avvertite da una raffica di telefonate. Non ha opposto alcuna resistenza come ha confermato un testimone: «Si è arreso subito a tre uomini che gli puntavano la pistola». Altri testimoni raccontano che l’uomo, poco prima di essere fermato, ha chiamato il suo avvocato dicendo: «Li ho uccisi!». Fin qui la dinamica dell’omicidio che ha provocato scene di panico tra i clienti del supermercato e di altri esercizi commerciali, che sono nelle immediate vicinanze, frastornati anche dalle sirene di decine di auto di polizia, carabinieri, ambulanze e vigili del fuoco. Molti, nonostante l’omicida fosse stato già catturato, temevano, non essendo informati degli sviluppi, che la sparatoria non si fosse ancora conclusa e si sono allontanati disordinatamente nelle più svariate direzioni. Altre persone, soprattutto, coloro che lavorano negli uffici e negozi circostanti, hanno tempestato di telefonate forze dell’ordine e organi di stampa chiedendo se fosse il caso di uscire o aspettare. Comunque l’arrivo dei carabinieri è stato tempestivo e sul posto si sono precipitati anche addetti di polizia giudiziaria del vicino palazzo di giustizia di Bazzano. Gli agenti di polizia urbana hanno poi chiuso il cancello davanti al supermercato impedendo l’accesso.
I carabinieri, coordinati dal colonnello Savino Guarino, hanno preso in custodia l’omicida che adesso è rinchiuso nella cella di sicurezza della stazione di Paganica dove è stato portato. L’uomo per ora è in isolamento visto che la Procura della Repubblica, tramite il pm David Mancini, ha imposto il divieto di incontrare gli avvocati e a maggior ragione i familiari. Dal breve contatto che ha avuto con i carabinieri l’albanese avrebbe confermato che alla base del gesto c’è la gelosia. Sul luogo del delitto è sopraggiunta anche una figlia dell’omicida, una ragazza di appena 17 anni. «So già chi è stato», ha mormorato prima di essere allontanata. Oggi potrebbe esserci un interrogatorio dell’accusato assistito dai suoi avvocati. Si tratta di Tommaso Colella e Alessandra Spadolini. A questo confronto dovrebbe seguire la convalida del fermo di polizia giudiziaria, che si deve tenere entro cinque giorni, ma non si esclude che l’udienza camerale possa tenersi già nella giornata di domani.
Incredulo anche il legale di parte civile, l’avvocato Guglielmo Santella, che assiste la famiglia insieme alla collega di studio Pina Meco. «La mia assistita e la sua famiglia», ha detto, «sono in Italia ormai da molto tempo e sono persone oneste e corrette oltre che dedite al lavoro. Lei era separata e aveva degli attriti con il marito come quelli che hanno le coppie separate». «Ma un epilogo di questa maniera», ha concluso il legale, «niente lo faceva presagire». La posizione processuale dell’albanese, che gestisce una rivendita di materiali lapidei sulla via Mausonia, è pesantissima. La contestazione di omicidio volontario plurimo premeditato è tale da fargli rischiare anche l’ergastolo nell’ipotesi di condanna.
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