Ucciso per droga con un colpo di pistola
Omicidio a Pescara, l’uomo freddato in via Tavo con una calibro 38 Sequestrata l’auto della sorella di Ciarelli, accusato del delitto Rigante
PESCARA. È morto per un colpo di pistola al fianco, la stessa fine che è toccata all’ultrà del Pescara Domenico Rigante, ucciso la notte del Primo maggio scorso in via Polacchi. Alle 18,45 di ieri qualcuno è tornato a sparare: è successo tra le case popolari del Ferro di cavallo, in via Tavo. Un colpo di pistola che non ha dato scampo a Tommaso Cagnetta, 42 anni, originario di San Severo nel Foggiano e residente in via D’Arcangelo 3, a Porta Nuova. Cagnetta è stato portato al Pronto soccorso da un gruppo di persone che, poi, se ne sono andate gridando «noi non abbiamo fatto niente» e lì è morto. Un rom è stato portato in questura: è il sospettato dell’omicidio ma finora ha detto soltanto che lui con questa storia non c’entra. La squadra mobile, fino all’alba, ha interrogato chi ha portato Cagnetta all’ospedale e altri testimoni del delitto. Anche una rom, tra le proteste del Ferro di cavallo, è finita in questura.
Chi è. La vittima del terzo omicidio del 2012 era stata arrestata 2 volte: la prima, il 6 aprile 2005, per una pistola semiautomatica calibro 6,35 e un caricatore con 6 pallottole nascosti in uno stereo; la seconda, il 21 marzo dell’anno scorso, in un’operazione antidroga insieme ad altre 35 tra albanesi, napoletani e pescaresi. Ed è proprio nel mondo della droga che gli investigatori hanno cominciato a scavare per dare un nome e un cognome a chi ha premuto il grilletto.
Cagnetta, proprio per l’indagine sulla droga – l’udienza preliminare del 26 giugno scorso è slittata al prossimo 13 novembre – era stato sottoposto all’obbligo di dimora a Pescara: nei prossimi giorni, il suo avvocato, Cristiana Valentini, avrebbe voluto chiedere «un permesso per andare a lavorare lontano, a Treviso o a Verona». Non c’è stato tempo: una pallottola gli ha tolto la vita. È accaduto nel cortile, a un passo dal portone d’ingresso del numero 171.
Sangue in strada. La polizia è arrivata in massa sotto le case popolari dei rom, compreso il questore Paolo Passamonti, e ha sequestrato una Volkswagen Golf grigia: l’auto è di Eva Ciarelli, la sorella di Massimo, il presunto assassino di Rigante, detenuto nel carcere di Vasto. Sotto la ruota anteriore sinistra, gli agenti della Scientifica hanno trovato una macchia di sangue. Un’altra traccia rossa è stata scoperta sul paraurti posteriore.
Risse al Ferro di cavallo. Quando Eva, intorno alle 20, è arrivata al Ferro di cavallo è salita la tensione: «La macchina è parcheggiata lì da ieri mattina e la uso soltanto io, mio marito va soltanto in moto», ha detto agli investigatori. Un pugno di minuti e si è scatenata la rissa: una ragazza con un cappello di paglia in testa ha puntato contro la Ciarelli, l’ha insultata e le ha afferrato i capelli. È stato l’inizio di una serie di liti a ripetizione: rom contro rom.
Rom in questura. Poi, un gruppo di più di 30 rom si è appostato in via Pesaro. Una contestazione silenziosa durante l’interrogatorio del rom sospettato del terzo delitto in 7 mesi.
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