«Un caso anomalo Ma l’animale non ha cambiato abitudini»
Colloquio con il vice presidente del Wwf, Dante Caserta «Si avvicina all’uomo perché trova cibo più facilmente»
VILLAVALLELONGA. In passato di orsi che, a ridosso del Parco, si aggirassero, in cerca di cibo, intorno ai centri abitati se n’erano visti. Ma non era mai accaduto che uno di essi facesse durante la notte irruzione in un’abitazione. Fortunatamente, la gestione dell’emergenza da parte delle guardie del Parco e i Carabinieri Forestale, prontamente intervenuti, hanno consentito che si riuscisse a salvaguardare sia l’incolumità delle persone che dell’animale. La vicenda, che non ha precedenti, pone comunque degli interrogativi. Cosa spinge gli orsi ad avvicinarsi sempre più alle case? È cambiato il loro habitat? Quali conseguenze possono avere questi “incontri ravvicinati” con le persone? Si possono evitare?
«Si tratta di un caso anomalo», spiega il vicepresidente del Wwf Italia, Dante Caserta, «come riportano le fonti del Parco, pare che l’orso sia entrato nell’area del pollaio esterno e abbia poi avuto difficoltà ad uscirne. Avrebbe pertanto usato la finestra del soggiorno della casa come unica via di fuga possibile, facendo scattare l’allarme e comportando così il comprensibile spavento della famiglia. Era dunque uno di quegli orsi cosiddetti “confidenti”, per altro già sotto osservazione, che cercano di procurarsi il cibo vicino ai centri abitati. In questo caso aveva preso di mira un pollaio. L’unico modo per prevenire simili razzie è costruire intorno ai pollai delle reti elettrificate, come avviene per gli stazzi, e dotare gli orsi di collari per monitorarne gli spostamenti. Gli orsi non hanno cambiato habitat o abitudini. Rimangono animali selvatici. Se si avvicinano all’uomo è perché trovano cibo più facilmente. Pertanto bisogna evitare assolutamente che l’orso trovi da mangiare nelle vicinanze delle case. Se ciò avviene si terrà alla larga. E le persone non correranno alcun pericolo».
Caserta, che conosce molto bene la situazione del Pnalm, per avere ricoperto per anni la carica di presidente del Wwf Abruzzo, esprime l’apprezzamento dell’associazione sia per la famiglia che si è trovata in casa l’orso e che ha dato l’allarme, sia per il personale del Parco e dei Carabinieri Forestale che ha gestito l’emergenza con grande professionalità. Tanto che, alla fine, nessuno si è fatto male. «La salvaguardia di una specie così importante in un’area fortemente antropizzata», sottolinea il vice presidente del Wwf, «pone continuamente di fronte a delle sfide impegnative, che vanno affrontate con rigore e metodo scientifico, senza farsi condizionare dalla pur comprensibile emotività del momento. È ora quindi necessario attivare un protocollo di gestione dell’animale da parte degli enti competenti che garantisca la fondamentale sicurezza dei cittadini, ma che al tempo stesso metta in campo tutti gli sforzi possibili per salvaguardare uno dei pochi esemplari di orso marsicano ancora in vita, di cui rimangono appena 50 individui, per evitarne l’estinzione. Il fatto che a un’ora e 40 minuti da una capitale europea, come Roma, un’area possa ospitare ancora una simile meraviglia della natura è un miracolo al quale nessun popolo che si definisca civile può rinunciare».
«C’è quindi bisogno», conclude il vice presidente del Wwf, «dell’impegno e della collaborazione reale di tutti nei confronti dell’Ente Parco, in modo che sia messo nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio lavoro».
«Si tratta di un caso anomalo», spiega il vicepresidente del Wwf Italia, Dante Caserta, «come riportano le fonti del Parco, pare che l’orso sia entrato nell’area del pollaio esterno e abbia poi avuto difficoltà ad uscirne. Avrebbe pertanto usato la finestra del soggiorno della casa come unica via di fuga possibile, facendo scattare l’allarme e comportando così il comprensibile spavento della famiglia. Era dunque uno di quegli orsi cosiddetti “confidenti”, per altro già sotto osservazione, che cercano di procurarsi il cibo vicino ai centri abitati. In questo caso aveva preso di mira un pollaio. L’unico modo per prevenire simili razzie è costruire intorno ai pollai delle reti elettrificate, come avviene per gli stazzi, e dotare gli orsi di collari per monitorarne gli spostamenti. Gli orsi non hanno cambiato habitat o abitudini. Rimangono animali selvatici. Se si avvicinano all’uomo è perché trovano cibo più facilmente. Pertanto bisogna evitare assolutamente che l’orso trovi da mangiare nelle vicinanze delle case. Se ciò avviene si terrà alla larga. E le persone non correranno alcun pericolo».
Caserta, che conosce molto bene la situazione del Pnalm, per avere ricoperto per anni la carica di presidente del Wwf Abruzzo, esprime l’apprezzamento dell’associazione sia per la famiglia che si è trovata in casa l’orso e che ha dato l’allarme, sia per il personale del Parco e dei Carabinieri Forestale che ha gestito l’emergenza con grande professionalità. Tanto che, alla fine, nessuno si è fatto male. «La salvaguardia di una specie così importante in un’area fortemente antropizzata», sottolinea il vice presidente del Wwf, «pone continuamente di fronte a delle sfide impegnative, che vanno affrontate con rigore e metodo scientifico, senza farsi condizionare dalla pur comprensibile emotività del momento. È ora quindi necessario attivare un protocollo di gestione dell’animale da parte degli enti competenti che garantisca la fondamentale sicurezza dei cittadini, ma che al tempo stesso metta in campo tutti gli sforzi possibili per salvaguardare uno dei pochi esemplari di orso marsicano ancora in vita, di cui rimangono appena 50 individui, per evitarne l’estinzione. Il fatto che a un’ora e 40 minuti da una capitale europea, come Roma, un’area possa ospitare ancora una simile meraviglia della natura è un miracolo al quale nessun popolo che si definisca civile può rinunciare».
«C’è quindi bisogno», conclude il vice presidente del Wwf, «dell’impegno e della collaborazione reale di tutti nei confronti dell’Ente Parco, in modo che sia messo nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio lavoro».