UN PAESE POVERO O UN POVERO PAESE?
E così rischiamo un'altra crisi di governo, un'altra campagna elettorale, altre elezioni anticipate... Chi ne sente la mancanza, alzi la mano, ma il tritacarne della politica è sempre in azione, inesorabile, e minaccia un altro ribaltone pur di vanificare la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha condannato, in maniera definiva, Silvio Berlusconi. A leggere le cronache di tutte queste proteste, sembrerebbe di trovarsi di fronte a una sentenza sorprendentemente mostruosa, mentre chi mastica un minimo di diritto sapeva benissimo che quello emesso dalla Suprema Corte era il verdetto più prevedibile. E così un Paese stremato dai sacrifici si appresta a praticare nuovamente lo sport per il quale l'Italia è tristemente nota nel mondo: farsi male da soli.
Proprio nel momento in cui si cominciano a intravvedere i primi spiragli di una timida ripresa economica, buttiamo via tutto il lavoro fatto per le solite lacerazioni, i soliti egoismi, l'eterna mancanza di un minimo di senso dello Stato. Sappiamo che il conto non lo pagheranno gli autori dello strappo, ma le fasce più deboli della popolazione, quelle a cui si decurtano le pensioni o a cui si impone un futuro di precariato. Charles De Gaulle, che era uomo di poche ma efficaci parole, diceva che l’Italia «non è un Paese povero, ma un povero Paese». Fa una bella differenza: il generale sapeva che da queste parti c’è una grande capacità di produrre ricchezza, vanificata da una politica e da una burocrazia degne delle peggiori nazioni africane.
E al povero Abruzzo che cosa ne verrebbe dallo spappolamento del governo e dall’ennesimo voto anticipato? Solo altri guai, altri ritardi, a cominciare dai cantieri (mai nati) per la ricostruzione dell'Aquila: si perderebbero altri mesi, con altri ministri e altri sottosegretari in gita tra le macerie per prendere visione di quel che è già stato visionato mille volte da predecessori già caduti nel dimenticatoio. Possibile che non ci si renda ancora conto che esiste un Paese reale le cui sofferenze sono lontane anni luce dagli impazzimenti della politica?
Berlusconi è convinto che i suoi guai giudiziari dipendano proprio dalla sua discesa in campo. Bene: dopo essere stato per ben tre volte presidente del consiglio, a 77 anni, si faccia da parte, per difendersi meglio negli altri processi che ha in corso. E aiuti il suo partito a trovare un leader che non dilapidi il patrimonio di consensi che il Centro-destra ha, indiscutibilmente, nel Paese.
Buona domenica, guardiamo avanti, nonostante tutto.
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