Una casa degli artisti per rilanciare il colle
Mostre internazionali nell’edificio del 700 dell’imprenditore Peca: «Questo paese si può salvare solo con il turismo»
MONTESILVANO. Si chiama BR1, da Bruno, Bruno Peca, vulcanico imprenditore che a Montesilvano da quarant’anni detta tendenze e mode con i suoi bar, i suoi negozi di abbigliamento ma, soprattutto, con le sue idee.
BR1 è un’altra di queste: un contenitore culturale, una casa degli artisti che l’imprenditore originario di Francavilla ha ricavato da un rudere del Settecento nella piazza del Belvedere di Montesivano Colle. Un posto da sogno, incastonato tra la Bella addormentata e il mare che dallo scorso 13 luglio, quando è stato inaugurato, ha ospitato già cinque mostre internazionali con centinaia di visitatori arrivati da fuori regione per ammirare opere che vanno dalla pop-art al concettuale fino all’iperrealismo. Mostre che da qui si sono spostate a New York e a Milano portandosi dietro l’eco di BR1 e di Montesilvano Colle. Ma il punto è proprio questo: Montesilvano Colle. Messo così, questo edificio da 200 metri quadrati (fra spazio espositivo al piano terra e otto stanze complete di angolo cottura e bagno, con doppia terrazza panoramica), uno dei rari esempi di residenza laboratorio, rischia di rimanere una goccia nel mare. O meglio, nel deserto che il Colle è condannato a diventare. Lo hanno gridato a gran voce i residenti e i commercianti del borgo che pezzo dopo pezzo si sono visti privare di tutto: dalla farmacia all’edicola, dal tabaccaio alla macelleria fino al fruttivendolo e al vigile urbano. Un borgo in via d’estinzione, come ha titolato il Centro la scorsa settimana, a cui Peca dice no mentre cala il suo asso e detta la ricetta: «Montesilvano Colle non può che essere un albergo diffuso. Il turismo è l’unica àncora di salvezza, ma è ora che l’amministrazione decida cosa fare di questo borgo antico a solo un chilometro e mezzo dal centro. Il mio BR1 deve essere solo l’inizio di un progetto molto più complesso e articolato in cui pubblico e privato possano andare insieme, secondo possibilità e competenze».
È un fiume in piena Bruno Peca che ce l’ha con la burocrazia, con le leggi «interpretate sempre per scoraggiare e mai per fare», ma anche con «i tanti che non sanno più distinguere il bello dal brutto. Ed ecco il risultato». Indica la ringhiera traballante del belvedere, i vasi buttati in mezzo alla piazza, il cartellone pubblicitario arrugginito e il tombino scoperchiato lungo la passeggiata mentre, a un centinaio di metri da lì, le transenne del pericolante Palazzo Delfico raccontano di anni di incuria e immobilismo. «Ecco, a Palazzo Delfico per esempio ci farei una pinacoteca, mentre a Palazzo Lannutti non vedo altro che un ristorante per cerimonie» dice Peca che in un’ottica di rilancio turistico del Colle ci mette anche la rinascita delle piccole botteghe. «Ha chiuso il macellaio? Riapriamolo, ma con l’aggiunta di tavoli fuori dove si possa mangiare carne e bere del vino, accanto a negozietti come la saponeria, o altri prodotti tipici che diano lavoro e intanto caratterizzino la passeggiata di chi viene a passare qui un periodo di vacanze. Ma bisogna pedonalizzare tutto, creare parcheggi, riqualificare il borgo che cade a pezzi seguendo linee uniformi. Ma bisogna poterlo fare in tempi rapidi. Io ad esempio ho recuperato questo edificio lavorando con la sabbia ogni mattone originale. Ma ho avuto lo stesso problemi, mi hanno fermato i lavori per due anni per un presunto abuso edilizio, e per poter tornare a lavorarci dopo la sanatoria mi sono dovuto incatenare davanti al Comune per ottenere il dissequestro. Perché così vanno le cose».
Dopo l’esperienza politica nel consiglio comunale di Montesilvano nell’era Gallerati («ero in un gruppo democristiano ma da solo non ho potuto fare niente») il patron del Peca Village di corso Umberto dove chi compra un pantalone nello stesso negozio può farsi anche un tatuaggio o bersi un caffè, non si arrende. Anzi, bravo ad annusare il business, si entusiasma e rilancia. «Sarei ben contento se arrivassero altri imprenditori ad aprire bed and breakfast e quant’altro. Io sono pronto a collaborare, ma ci vuole subito un piano di recupero». Un piano che lui ha già in mente, dove la piscina sotto al Belvedere e un centro benessere realizzato sotto la piazza dello stesso Belvedere potrebbero completare l’idea del suo BR1, l’open-space, in cui gli artisti vengono a creare, ad esporre le loro opere e che, ai piani di sopra, offre camere con vista sui tetti, sul mare e sui monti. «A pagamento ovviamente».
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