Vacanze, borse, vini e profumi: così finiva il denaro della Klindex
Nuovi particolari nell’inchiesta della Procura che vede indagati moglie, marito, figlio e nuora Il comandante della Finanza: «Anche questa volta è stata importante la collaborazione dei cittadini»
MANOPPELLO. È una vera e propria faida familiare quella che ha portato la procura di Pescara a sequestrare beni per 3 milioni e mezzo di euro a due amministratori ritenuti “infedeli” della Klindex, una importante società di Manoppello che si occupa del commercio di macchinari per la pulizia delle superfici, che per anni avrebbero drenato fondi della società per trasferirli nelle casse delle loro società. Un’operazione, denominata “Super Clean”, che la guardia di finanza di Pescara ha ricostruito nei particolari, a seguito di mirate indagini, sotto la guida del pm Andrea Papalia. Sotto inchiesta sono finiti i due soci di maggioranza, Ercole Bibiano e sua moglie Maria Lo Conte, oltre al figlio di questi ultimi, Alessandro e a sua moglie Monica D’Orazio (titolari di altre due aziende coinvolte).
Sono accusati a vario titolo di appropriazione indebita, infedeltà patrimoniale, riciclaggio e false fatturazioni. «Attraverso il più classico dei sistemi fraudolenti», spiega il colonnello della finanza, Antonio Caputo, «i responsabili hanno provocato una grave distorsione del sistema economico e delle garanzie delle minoranze azionarie, commettendo diverse tipologie di reato, da quelli societari a quelli tributari fino al riciclaggio». Una denuncia partita dai soci di minoranza, che appartengono alla stessa famiglia dell’indagato Ercole Bibiano. E qui il colonnello sottolinea che «anche questa volta si è rivelata importante la collaborazione dei cittadini che hanno riposto fiducia nelle istituzioni a cui si sono rivolti per ripristinare la legalità». E la risposta è arrivata puntuale con il sequestro di 3 milioni e mezzo di beni (fra auto di lusso, orologi, appartamenti, conti bancari) firmato dal gip. «Consapevoli di questo», aggiunge Caputo, «stiamo progressivamente potenziando i canali di comunicazione con la collettività, proprio nell’ottica di accrescere questa fiducia e creare condizioni sempre più fertili per un utilizzo virtuoso del sistema economico, senza distorsioni che ne alterino il corretto funzionamento, a garanzia della libera concorrenza». Secondo il capo di imputazione, Lo Conte, quale amministratore della Klindex, e Bibiano quale direttore commerciale e amministratore di fatto, «avendo interessi in confitto con quelli della società, mediante reiterati, indebiti e comunque simulati atti negoziali, hanno sottratto personale, risorse e beni sociali materiali e immateriali della Klindex in proprio favore e comunque in favore di stretti familiari e persone fisiche o giuridiche loro direttamente riferibili, cagionando danno alla Klindex e agli altri soci».
E qui si parla in particolare della "Bibiano & Lo Conte dove sarebbero finiti centinaia di migliaia di euro, «facendo figurare contabilmente tali versamenti quali corrispettivi versati dalla Klindex a titolo di provvigioni per prestazioni di agenzia in realtà fittizie». Dalle indagini sarebbero emerse anche spese di ogni genere finite in contabilità: tutte fatte a beneficio di Bibiano e Lo Conte. Si parla, nel tempo, di circa mezzo milione di euro fra auto di lusso, pernottamenti in località di vacanza, abbigliamento, vini e profumi fino alle borse di pregio. Un’inchiesta destinata ad avere un seguito in relazione proprio alle attività delle società coinvolte.
Sono accusati a vario titolo di appropriazione indebita, infedeltà patrimoniale, riciclaggio e false fatturazioni. «Attraverso il più classico dei sistemi fraudolenti», spiega il colonnello della finanza, Antonio Caputo, «i responsabili hanno provocato una grave distorsione del sistema economico e delle garanzie delle minoranze azionarie, commettendo diverse tipologie di reato, da quelli societari a quelli tributari fino al riciclaggio». Una denuncia partita dai soci di minoranza, che appartengono alla stessa famiglia dell’indagato Ercole Bibiano. E qui il colonnello sottolinea che «anche questa volta si è rivelata importante la collaborazione dei cittadini che hanno riposto fiducia nelle istituzioni a cui si sono rivolti per ripristinare la legalità». E la risposta è arrivata puntuale con il sequestro di 3 milioni e mezzo di beni (fra auto di lusso, orologi, appartamenti, conti bancari) firmato dal gip. «Consapevoli di questo», aggiunge Caputo, «stiamo progressivamente potenziando i canali di comunicazione con la collettività, proprio nell’ottica di accrescere questa fiducia e creare condizioni sempre più fertili per un utilizzo virtuoso del sistema economico, senza distorsioni che ne alterino il corretto funzionamento, a garanzia della libera concorrenza». Secondo il capo di imputazione, Lo Conte, quale amministratore della Klindex, e Bibiano quale direttore commerciale e amministratore di fatto, «avendo interessi in confitto con quelli della società, mediante reiterati, indebiti e comunque simulati atti negoziali, hanno sottratto personale, risorse e beni sociali materiali e immateriali della Klindex in proprio favore e comunque in favore di stretti familiari e persone fisiche o giuridiche loro direttamente riferibili, cagionando danno alla Klindex e agli altri soci».
E qui si parla in particolare della "Bibiano & Lo Conte dove sarebbero finiti centinaia di migliaia di euro, «facendo figurare contabilmente tali versamenti quali corrispettivi versati dalla Klindex a titolo di provvigioni per prestazioni di agenzia in realtà fittizie». Dalle indagini sarebbero emerse anche spese di ogni genere finite in contabilità: tutte fatte a beneficio di Bibiano e Lo Conte. Si parla, nel tempo, di circa mezzo milione di euro fra auto di lusso, pernottamenti in località di vacanza, abbigliamento, vini e profumi fino alle borse di pregio. Un’inchiesta destinata ad avere un seguito in relazione proprio alle attività delle società coinvolte.