Vernamonte, pressioni su una dirigente per la casa di riposo
Le intercettazioni del manager dei rifiuti: "Se non andiamo d’accordo, uno dei due va via"
SPOLTORE. Chi non fa quello che dice lui se ne può andare via da Spoltore «perché se me ne vado io sfacio lu giocattolo, io, a tutti quanti». Lui è il manager dei rifiuti Luciano Vernamonte, 68 anni, indagato nell'inchiesta sul presunto malaffare di Spoltore e finito agli arresti domiciliari per 15 giorni con l'ex presidente del consiglio regionale Marino Roselli e con l'ex sindaco Franco Ranghelli. Al telefono con Paolo Di Martile (non indagato), l'ex assessore a Sanità ed Ecologia che difende l'amministrazione Ranghelli, Vernamonte racconta, tra le risate, il suo metodo con i dirigenti: «Se andiamo d'accordo è bene, se non andiamo d'accordo io non ti costringerò mai a fare niente e compagnia bella. Poi, vuol dire che uno dei due deve andare via».
Al centro dell'intercettazione telefonica, carpita il 27 gennaio dell'anno scorso dagli agenti di polizia giudiziaria del corpo forestale, c'è la casa di riposo di Caprara: per la forestale, Vernamonte mira a inserire Di Martile in una commissione dell'amministrazione per valutare la gestione della struttura ma una dirigente comunale, Marilena Mei (estranea all'indagine), non pare d'accordo. Di Martile non sarà inserito in quanto giudicato incompatibile.
Ecco la telefonata.
Di Martile: «Cioè il sindaco che dice, sa ho parlato con Massetti, mo' ho delegato la dottoressa Marilena Mei di vedere tutto. Sindaco, ma che cazzo sti di'?».
Vernamonte: «'Sta storia di Marilena mei, io c'ho pensato l'altro giorno, Paolo, tu devi acchiappare sa' Marilena Mei e gli devi senti un po', io non lo so qual è il tuo incarico, non lo so cosa devi fare...».
Di Martile Paolo: «Lucia' scusa, io con Marilena Mei c'ho parlato ieri. Gli ho detto che, mo' dice che oggi e domani stanno un po' impegnati, devono fa delle conferenze e le cose, venerdì mattina, io sto e io e te ci dobbiamo vedere, chiudere in una stanza e dobbiamo parlare, so dett', Marile'».
Vernamonte: «No, no, anche perché, sai cosa gli dici? Gli devi perché io sennò mi metterò di traverso, ti renderò la vita impossibile».
Di Martile: «È normale».
Vernamonte: «Glielo devi dire senza mezzi termini».
Di Martile: «No, no, ma eee c'ho l'incontro dopodomani Luciano, eee... su questo vai tranquillo».
Vernamonte: «Io ogni volta che mi sono trovato in una situazione tipo, io so chiamate lu diriggent' e gli so fatt', dett' tre parole: senti un po' una cosa, noi due dobbiamo andare d'accordo nella legalità, nella giustizia... con tutto quello che ti pare e compagnia bella... però se, se andiamo d'accordo è bene, se non andiamo d'accordo, non di certo per merito mio perchè io non ti costringerò mai a fare niente di di di de cose e compagnia bella».
Di Martile: «Però la tua vita cambierà, eh (ridono, ndr) enormemente».
Vernamonte: «Poi, vuol dire che uno dei due deve andare via e e non sarò io ad andare via, non sarò io perché se me ne vado io, sfascio lu giocattolo, io, a tutti quanti».
Al centro dell'intercettazione telefonica, carpita il 27 gennaio dell'anno scorso dagli agenti di polizia giudiziaria del corpo forestale, c'è la casa di riposo di Caprara: per la forestale, Vernamonte mira a inserire Di Martile in una commissione dell'amministrazione per valutare la gestione della struttura ma una dirigente comunale, Marilena Mei (estranea all'indagine), non pare d'accordo. Di Martile non sarà inserito in quanto giudicato incompatibile.
Ecco la telefonata.
Di Martile: «Cioè il sindaco che dice, sa ho parlato con Massetti, mo' ho delegato la dottoressa Marilena Mei di vedere tutto. Sindaco, ma che cazzo sti di'?».
Vernamonte: «'Sta storia di Marilena mei, io c'ho pensato l'altro giorno, Paolo, tu devi acchiappare sa' Marilena Mei e gli devi senti un po', io non lo so qual è il tuo incarico, non lo so cosa devi fare...».
Di Martile Paolo: «Lucia' scusa, io con Marilena Mei c'ho parlato ieri. Gli ho detto che, mo' dice che oggi e domani stanno un po' impegnati, devono fa delle conferenze e le cose, venerdì mattina, io sto e io e te ci dobbiamo vedere, chiudere in una stanza e dobbiamo parlare, so dett', Marile'».
Vernamonte: «No, no, anche perché, sai cosa gli dici? Gli devi perché io sennò mi metterò di traverso, ti renderò la vita impossibile».
Di Martile: «È normale».
Vernamonte: «Glielo devi dire senza mezzi termini».
Di Martile: «No, no, ma eee c'ho l'incontro dopodomani Luciano, eee... su questo vai tranquillo».
Vernamonte: «Io ogni volta che mi sono trovato in una situazione tipo, io so chiamate lu diriggent' e gli so fatt', dett' tre parole: senti un po' una cosa, noi due dobbiamo andare d'accordo nella legalità, nella giustizia... con tutto quello che ti pare e compagnia bella... però se, se andiamo d'accordo è bene, se non andiamo d'accordo, non di certo per merito mio perchè io non ti costringerò mai a fare niente di di di de cose e compagnia bella».
Di Martile: «Però la tua vita cambierà, eh (ridono, ndr) enormemente».
Vernamonte: «Poi, vuol dire che uno dei due deve andare via e e non sarò io ad andare via, non sarò io perché se me ne vado io, sfascio lu giocattolo, io, a tutti quanti».
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