Villa Pini, 9 mesi di vertenza
Il 31 scade la diffida della Regione, poi sarà sospesa la convenzione
PESCARA. Inizia una settimana decisiva per la vertenza Villa Pini che ha ormai toccato i nove mesi. Il 31 scadono i termini della diffida della Regione nei confronti del gruppo per gli stipendi non pagati. Passati 15 giorni dalla ricezione della diffida (avvenuta il 16 dicembre scorso) scatta infatti la sospensione automatica dell’accreditamento e da quel momento ogni nuovo ricovero nelle strutture del gruppo Villa Pini non verrà riconosciuto dalle Asl e dunque non sarà pagato. Oggi i dipendenti di Villa Pini collezionano il 271º giorno senza stipendio.
Una condizione che per fortuna non riguarda tutti i 1600 dipendenti perché in questi mesi un migliaio di loro qualcosa hanno ottenuto tramite il ricorso ai pignoramenti nei confronti delle Asl, (di tre giorni fa è la notizia di 5 mensilità percetite da alcuni lavoratori della Santa Maria di Avezzano). Non tutti i lavoratori però hanno seguito questa strada e comunque per i sindacati i pignoramenti non risolvono il problema perché sono pur sempre procedure straordinarie. Tra l’altro nella Finanziaria 2010 (articolo 2 comma 89) il governo ha inserito una norma che sterilizza per un anno i pignoramenti dei debiti verso i fornitori per le sei Regioni che hanno avuto già approvato il piano di rientro dei debiti della sanità (Abruzzo, Molise, Lazio, Sicilia, Campania, Calabria): un tassello in più nel complicato puzzle del rapporto pubblico-privato.
Al momento la trattativa è ferma alla richiesta di Villa Pini (avanzata mercoledì 23 nel corso della riunione all’Aquila con Gianni Chiodi e i sindacati) di un impegno scritto della Regione sull’entità degli anticipi sulle fatturazioni di luglio-novembre che Chiodi, da governatore e da commissario della sanità, ha assicurato al gruppo privato proprio con l’obiettivo di permettere all’azienda di pagare i dipendenti. Si tratterebbe di circa 10 milioni di euro, pari all’85% del fatturato (meno la quota per la psicoriabilitazione), che andrebbero ad aggiungersi ai 6 milioni già promessi dalla regione. Soldi che potrebbero essere versati dalle Asl nelle casse di Villa Pini «a condizione che il gruppo provveda a rispettare le norme di legge e sottoscriva i contratti» (in sostanza il gruppo deve pagare all’Inps la quota arretrata di contributi che ammonta a circa 4,2 milioni).
La posizione dell’azienda, che i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, hanno «stigmatizzato» come «irresponsabile e perennemente dilatorio» nel verbale firmato al termine della riunione, è legata al duro contenzioso avviato da Villa Pini sui presunti crediti vantati dal gruppo privato nei confronti delle Asl, che secondo l’amministratrice del gruppo Chiara Angelini ammonterebbero a circa 100 milioni di euro.
Una condizione che per fortuna non riguarda tutti i 1600 dipendenti perché in questi mesi un migliaio di loro qualcosa hanno ottenuto tramite il ricorso ai pignoramenti nei confronti delle Asl, (di tre giorni fa è la notizia di 5 mensilità percetite da alcuni lavoratori della Santa Maria di Avezzano). Non tutti i lavoratori però hanno seguito questa strada e comunque per i sindacati i pignoramenti non risolvono il problema perché sono pur sempre procedure straordinarie. Tra l’altro nella Finanziaria 2010 (articolo 2 comma 89) il governo ha inserito una norma che sterilizza per un anno i pignoramenti dei debiti verso i fornitori per le sei Regioni che hanno avuto già approvato il piano di rientro dei debiti della sanità (Abruzzo, Molise, Lazio, Sicilia, Campania, Calabria): un tassello in più nel complicato puzzle del rapporto pubblico-privato.
Al momento la trattativa è ferma alla richiesta di Villa Pini (avanzata mercoledì 23 nel corso della riunione all’Aquila con Gianni Chiodi e i sindacati) di un impegno scritto della Regione sull’entità degli anticipi sulle fatturazioni di luglio-novembre che Chiodi, da governatore e da commissario della sanità, ha assicurato al gruppo privato proprio con l’obiettivo di permettere all’azienda di pagare i dipendenti. Si tratterebbe di circa 10 milioni di euro, pari all’85% del fatturato (meno la quota per la psicoriabilitazione), che andrebbero ad aggiungersi ai 6 milioni già promessi dalla regione. Soldi che potrebbero essere versati dalle Asl nelle casse di Villa Pini «a condizione che il gruppo provveda a rispettare le norme di legge e sottoscriva i contratti» (in sostanza il gruppo deve pagare all’Inps la quota arretrata di contributi che ammonta a circa 4,2 milioni).
La posizione dell’azienda, che i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, hanno «stigmatizzato» come «irresponsabile e perennemente dilatorio» nel verbale firmato al termine della riunione, è legata al duro contenzioso avviato da Villa Pini sui presunti crediti vantati dal gruppo privato nei confronti delle Asl, che secondo l’amministratrice del gruppo Chiara Angelini ammonterebbero a circa 100 milioni di euro.