Violenza sessuale di gruppo padre e figlio finiscono in carcere
Arrestati l’imprenditore Claudio Mastramico e il figlio Antonio per una condanna diventata definitiva Il padre, che era già ai domiciliari, è accusato anche di sfruttamento della prostituzione
ELICE. La sentenza di corte d’appello diventa definitiva e per Claudio e Antonio Mastramico, padre e figlio, nonostante una pena ridotta rispetto al processo di primo grado, si sono aperte ieri le porte del carcere di Pescara. Il primo, noto imprenditore di Elice, già finito più volte nei guai con la giustizia, in primo grado era stato condannato a 15 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale di gruppo, sfruttamento della prostituzione e lesioni aggravate in concorso; la corte d'appello ha ridotto la pena a 11 anni, una parte della quale è stata già scontata. L’uomo – difeso dall’avvocato Antonio Valentini – è stato arrestato perché, essendo trascorsi i termini per l’eventuale ricorso in Cassazione ed essendo di conseguenza diventata definitiva la sentenza di Appello, deve scontare in carcere il residuo di pena che gli resta: nove anni, un mese e 12 giorni di reclusione.
In carcere anche il figlio Antonio, 23 anni, imputato degli stessi reati, tranne lo sfruttamento della prostituzione. In primo grado era stato condannato a 7 anni e 6 mesi, ridotti a 6 anni e 8 mesi dalla corte d’appello: è stato portato in carcere per scontare il residuo di pena di 5 anni, 10 mesi e 26 giorni di reclusione. Ad arrestarli sono stati i carabinieri di Città Sant'Angelo, diretti dal maresciallo Francesco D'Addona e coordinati dal luogotenente Claudio Ciabattoni, che hanno eseguito il provvedimento dell'ufficio esecuzioni penali della procura generale presso la corte d'appello. I fatti relativi a questa condanna risalgono al primo maggio del 2010 quando finì in ospedale, a Pescara, una giovane donna, vittima di un brutale pestaggio. Nel corso delle indagini emerse che un’altra donna, di Chieti, era stata vittima di uno stupro di gruppo. Le indagini della polizia, coordinate dal sostituto procuratore Gennaro Varone, condussero ai Mastramico che furono arrestati dagli agenti della squadra mobile di Chieti e della polizia postale di Pescara a fine luglio, e al capofamiglia venne contestato di aver fatto prostituire la donna vittima del pestaggio per intascare i guadagni di questa attività. Quando i carabinieri bussato a casa Mastramico per notificare l'ordine di carcerazione, il 50enne era agli arresti domiciliari mentre il figlio era in stato di libertà. Il nome di Mastramico è più volte balzato agli onori della cronaca, negli ultimi anni, non solo per questa vicenda. L'imprenditore, titolare di un ristorante e della discoteca Godzilla club Exte di Elice, era stato infatti arrestato a febbraio 2007 per un traffico internazionale di cocaina insieme ad altre 28 persone, con il sequestro di alcuni beni legati ai reati di droga, mentre a dicembre dello scorso anno le forze dell'ordine avevano eseguito nei suoi confronti ulteriori sequestri di beni mobili e immobili, tramutati in confisca dal tribunale di Pescara a fine febbraio. L'uomo, che per le forze dell'ordine è socialmente pericoloso e ha accumulato ricchezze vivendo nell'illegalità, ha dovuto rinunciare ai locali delle sue attività, alla villa con piscina, a Ferrari e Mercedes, e a decine di migliaia di euro. I suoi beni, salvo ricorsi, diventeranno di proprietà dello Stato.
Flavia Buccilli
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