Voto Montesilvano, Di Mattia contro Musa"Il Patto etico del Pdl salva gli indagati"
Finora soltanto Marchegiani ha firmato l’impegno a dimettersi in caso di condanna
MONTESILVANO. «Il Patto etico del Pdl di Montesilvano è soltanto una presa in giro». Parola di Attilio Di Mattia dell'Idv, candidato sindaco del centrosinistra. Per Di Mattia, il documento - ideato dal candidato sindaco del centrodestra Manola Musa e sottoscritto dai 24 candidati del Pdl, compreso l'indagato Luigi Marchegiani - che imporrà agli amministratori di dimettersi se condannati ha il sapore di una beffa. Finora, gli altri indagati del centrodestra - gli ex assessori Paolo Di Blasio e Corrado Carbani, l'ex presidente dell'Azienda speciale Paola Sardella ed Evenio Girosante, appena arrivato dal Pd - non l'hanno firmato. Poi, spiega Di Mattia, «per dimettersi», non bisogna aspettare i giudici, così come vorrebbe Musa».
Di Mattia fa due esempi nazionali: «Secondo il Patto etico del Pdl, l'ex ministro Claudio Scajola non avrebbe dovuto lasciare il dicastero dello Sviluppo economico mentre i giudici lo chiamavano a rispondere dell'acquisto di un appartamento con vista sul Colosseo che sarebbe stato pagato in parte con 900 mila euro di fondi in nero girati dall'imprenditore Diego Anemone. Per il Patto etico del Pdl», prosegue Di Mattia, «Renzo Bossi è stato davvero un "trota" a dimettersi da consigliere regionale in Lombardia, dopo lo scoppio dello scandalo che riguarda i fondi della Lega per cui attualmente non risulta neppure indagato. E proprio alla luce di questo Patto etico, mi chiedo perché il Pdl di Montesilvano ha fatto fuori solo il sindaco Pasquale Cordoma, messo da parte proprio a causa delle inchieste giudiziarie? Evidentemente per Musa e Lorenzo Sospiri», dice Di Mattia, «i patti etici si stringono volta per volta, in base alle persone che si vogliono far fuori o tener dentro».
«Il centrodestra», così interviene Francesco Maragno, candidato sindaco del Polo dell'Alternativa, «scopre la Costituzione: cinque anni fa le stesse persone chiedevano dimissioni per un avviso di garanzia, salvo poi cambiare idea in quest'ultimo quinquennio di malgoverno quando le indagini li hanno interessati in maniera pressante. Sarebbe bastato non candidare indagati», aggiunge Maragno, «e fare come noi che abbiamo preferito facce pulite». Maragno invoca un altro patto: «Leggo che il bilancio è stato risanato con il rientro nel patto di stabilità. Chiediamo a centrodestra e centrosinistra, che si dividono equamente i consiglieri che hanno (mal) governato per cinque anni Montesilvano di firmare un patto nel quale certificano l'equilibrio di bilancio e la mancanza di debiti nascosti».
In questo clima, Cordoma denuncia «discriminazioni» a un corso di inglese del Comune a causa «dei soliti personalismi di chi è in cerca di voti»: «Mi dissocio», dice, «da ogni logica che ha coinvolto l'assessore Mauro Orsini a fare certe scelte». La notizia del corso chiamato I speak english e riservato a «20 allievi maggiorenni, più cinque di riserva, in possesso di un livello intermedio di conoscenza» è stata pubblicata alle 9,28 di due giorni fa sul sito del Comune. Il termine per le domande è già scaduto ieri.
Di Mattia fa due esempi nazionali: «Secondo il Patto etico del Pdl, l'ex ministro Claudio Scajola non avrebbe dovuto lasciare il dicastero dello Sviluppo economico mentre i giudici lo chiamavano a rispondere dell'acquisto di un appartamento con vista sul Colosseo che sarebbe stato pagato in parte con 900 mila euro di fondi in nero girati dall'imprenditore Diego Anemone. Per il Patto etico del Pdl», prosegue Di Mattia, «Renzo Bossi è stato davvero un "trota" a dimettersi da consigliere regionale in Lombardia, dopo lo scoppio dello scandalo che riguarda i fondi della Lega per cui attualmente non risulta neppure indagato. E proprio alla luce di questo Patto etico, mi chiedo perché il Pdl di Montesilvano ha fatto fuori solo il sindaco Pasquale Cordoma, messo da parte proprio a causa delle inchieste giudiziarie? Evidentemente per Musa e Lorenzo Sospiri», dice Di Mattia, «i patti etici si stringono volta per volta, in base alle persone che si vogliono far fuori o tener dentro».
«Il centrodestra», così interviene Francesco Maragno, candidato sindaco del Polo dell'Alternativa, «scopre la Costituzione: cinque anni fa le stesse persone chiedevano dimissioni per un avviso di garanzia, salvo poi cambiare idea in quest'ultimo quinquennio di malgoverno quando le indagini li hanno interessati in maniera pressante. Sarebbe bastato non candidare indagati», aggiunge Maragno, «e fare come noi che abbiamo preferito facce pulite». Maragno invoca un altro patto: «Leggo che il bilancio è stato risanato con il rientro nel patto di stabilità. Chiediamo a centrodestra e centrosinistra, che si dividono equamente i consiglieri che hanno (mal) governato per cinque anni Montesilvano di firmare un patto nel quale certificano l'equilibrio di bilancio e la mancanza di debiti nascosti».
In questo clima, Cordoma denuncia «discriminazioni» a un corso di inglese del Comune a causa «dei soliti personalismi di chi è in cerca di voti»: «Mi dissocio», dice, «da ogni logica che ha coinvolto l'assessore Mauro Orsini a fare certe scelte». La notizia del corso chiamato I speak english e riservato a «20 allievi maggiorenni, più cinque di riserva, in possesso di un livello intermedio di conoscenza» è stata pubblicata alle 9,28 di due giorni fa sul sito del Comune. Il termine per le domande è già scaduto ieri.
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