Walesa: Sono sempre stato in lotta, da operaio e presidente / Foto
Il premio Nobel per la pace in visita a Manoppello rende omaggio alle vittime di Marcinelle
MANOPPELLO. «Mi è stato insegnato a risolvere vari “cruciverba” imposti dalla vita: mentre risolvevo i più svariati cruciverba ho partecipato ad una catena di eventi, quindi non posso estrapolarne un elemento: anche l’anello più piccolo ha una sua importanza senza la quale la continuazione della catena non sarebbe possibile». È la considerazione del premio Nobel per la Pace, Lech Walesa, in risposta ad una domanda sul ruolo per il quale si sente più fiero tra quelli di operaio, sindacalista, padre, marito, premio Nobel per la Pace, e, non ultimo, presidente della Repubblica. «Molte altre persone sono in grado di dire “questa cosa per me è importante” ma per me non è così, perchè ero sempre e comunque in lotta, quindi tutto l’insieme della catena è per me importante». «Non so qual è la differenza tra chi muore per la morte e chi per la libertà. Se lo sapessi avrei già il secondo Nobel», ha aggiunto Walesa, subito dopo la deposizione di una corona al Sacrario dei “Caduti di Marcinelle”. «La morte» ha proseguito «è comunque morte e quindi è scritta sia nella nostra fede sia nella nostra storia di vita. Certo, tutti cerchiamo di vivere più a lungo, però, credo che là dall’altra parte non si sta così male perchè nessuno vi fa ritorno». Subito dopo Walesa ha visitato il Santuario del Volto santo. A seguire è previsto un incontro in municipio con il sindaco Gennaro Matarazzo e delegazioni di numerosi comuni abruzzesi toccati dalla tragedia, la visita a piazza Marcinelle di Lettomanoppello ed alle 16 incontro a Pescara in Provincia con le delegazioni sindacali.
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