ANAGNI. Ad Anagni l’ultimo schiaffo di Menchov a Di Luca. Danilo incassa ...

ANAGNI. Ad Anagni l’ultimo schiaffo di Menchov a Di Luca. Danilo incassa il colpo come fece Bonifacio VIII sette secoli fa. Nella città dei Papi (non del papi, tranquilla Noemi) l’ortodosso di Pamplona mette la sua firma sul Giro d’Italia.

 A Di Luca non solo non è riuscito il «colpo» progettato a tavolino con il capobanda Bordonali per scassinare la cassaforte di Anagni è spartirsi i bottino di secondi di abbuono, ma è stato addirittura rapinato sul traguardo volante di Frosinone dove Menchov gli ha puntato la pistola in faccia rosicchiandogli altri due secondi. E così a 14,4 chilometri dalla fine, da percorrere sullo sfondo dell’antica Roma, e contro l’orologio, Denis Menchov può saggiamente amministrare venti secondi di vantaggio su Di Luca. Che non sarebbero poi tanti, ma che in realtà sono un capitale ad altissimo rendimento e con rating di rischio particamente nullo. Anche perchè sulla carta d’identità Menchov indica la sua attitutine alla cronometro tra i segni particolari.

 Ed è proprio contro il tempo che Menchov ha costruito il suo successo. In quei sessanta chilometri, costeggiando la riviera ligure, il capitano della Rabobank ha preso la mira e sparato il colpo letale. E lui, abile cacciatore di anatre siberiane, non ha fallito il bersaglio. Insomma, quei due minuti hanno particamente annullato gli scatti a ripetizione dell’abruzzese costretto, in assenza delle grandi montagne, a coltivare le sue speranze rosa su terreni aridi e poco fertili. Come ieri, dove si è addirittura aggrappato ad un traguardo volante e ad un arrivo su un cavalcavia per cercare di smarcarsi da Menchov. Già, smarcarsi, perchè Menchov lo ha seguito come un’ombra, praticamente già da Venezia. Sarà perchè ormai è navarro d’adozione, ma Menchov ha corso alla Indurain. Un bel gancio sull’Alpe di Siusi, un montante ben assestato nella cronometro di Sestri Levante, poi più niente. Sempre a ruota di Di Luca, giocando di rimessa. Raramente si è affacciato alla finestra, mai uno scatto, mai un’azione ad uso e consumo dello spettacolo, mai una divagazione sul tema.

 Tutto il contrario di Di Luca che esce dal Giro con un indice di popolarità straordinario. Se la corsa rosa fosse un reality non solo non sarebbe mai stato nominato ma il televoto avrebbe avuto un esito plebiscitario. Un generoso Di Luca, ed è per questo che piace tantissimo alla gente. Oggi più di ieri. Non è Pantani, ma il suo ciclismo in prima linea, senza tatticismi ed applicazione del fuorigioco, lo ha indicato vincitore morale del Giro. Un Giro velocissimo, il più veloce mai visto. In cent’anni di storia non aveva mai superato i 40 km di media oraria. Segno che i corridori sono andati forte, ma anche che il dislivello era da Paesi Bassi ed non da Belpaese. Veloce è andato ieri anche Gilbert, un vallone che conosce la storia di Anagni e che all’ultimo chilometro ha rifilato lo schiaffo come fece tale Sciarra Colonna nel 1303. Roba d’altri tempi.