Angeloni: Valle del Giovenco, la mia favola

Il dirigente a tutto campo: dalla Marsica fino al Siena, passando per Macalli e Spinesi.

Con Vincenzo Angeloni i fuochi d’artificio non mancano mai. Ne ha per tutti. E’ appena rientrato ufficialmente nei quadri della Valle del Giovenco, una sua creatura partita dai dilettanti e ora in Prima divisione. Ha cambiato due allenatori; il terzo della stagione, Dario Bonetti, esordirà domani allo stadio Dei Marsi contro il Foggia. Avezzano, Valle del Giovenco e Siena, ecco le sue verità.
Angeloni, come è andata con Gionatha Spinesi?
«C’è stato un colloquio cordiale, ci siamo aggiornati a martedì per una decisione».

Come mai ha deciso di tornare alla Valle del Giovenco?
«Di fatto sono sempre stato vicino a questa società che è una mia creatura. Stornelli me l’ha chiesto ed era mio dovere rispondere alla chiamata di un amico».

Ha coronato il sogno di tornare ad Avezzano per fare la C1, dopo il fallimento di dieci anni fa.
«Ho dimostrato prima di tutto di essere estraneo alle vicende passate. All’inizio ho dovuto fare i conti con la titubanza della gente che, evidentemente, era male informata. Più mi conosce e più mi dimostra solidarietà. Questa gente merita il mio rispetto e la rivincita di andare a giocare a Pescara. Una rivincita anche mia, personale, che sono partito da Aielli e sono arrivato al Bentegodi».

Prima Lombardi Stronati, poi Mastroianni e Gianni. Adesso Stornelli. Come fa a trovare tutti questi soci nel calcio?
«Credo che la Valle del Giovenco sia una favola e a tutti piace viverla. E’ stata costruita a livello umano e familiare, è un piacere starci dentro. E con il presidente Stornelli al timone gli obiettivi saranno ancora più prestigiosi».

Tre allenatori in 12 gare non sono troppi?
«Una società forte non ha paura di cambiare. Ha degli obiettivi e deve perseguirli, senza perdere tempo. Quindi, se le cose non vanno bene cambia».

Il suo ex socio Lombardi Stronati ha esonerato Giampaolo e stava per fare la stessa cosa con Baroni.
«A Siena ci sono problemi dentro la società: ci sono persone che non vogliono bene a Lombardi Stronati. Mi chiedo: come avrebbero fatto Sandro Federico (ex ds della Valle del Giovenco e braccio destro del patron bianconero Lombardi Stronati, ndr) e Gerolin (il responsabile dell’area tecnica, ndr) ad andare d’accordo con Beretta visto che due anni fa lo hanno fatto fuori per portare Mandorlini? Come poteva tornare Beretta a Siena? Il mio amico Lombardi Stronati deve essersi distratto, altrimenti non si sarebbero verificati questi errori. Che in parte sono anche miei, dal momento che Federico l’ho tirato fuori da una fabbrica per farlo diventare dirigente di serie A; lo stesso Gerolin era osservatore dell’Udinese e poi l’ho trasformato in ds del Siena».

Ha il dente avvelenato.
«L’ultima me l’hanno combinata questa estate. Avevo chiesto Sansone che è cresciuto nella Valle del Giovenco per poi andare al Siena, in serie A. Mi hanno detto che sarebbe rimasto in prima squadra. Poi, a metà luglio sotto un ombrellone è stato deciso che doveva andare a Lanciano, in Prima divisione. C’è stata una totale mancanza di correttezza e di rispetto».

Lei è uscito dal Siena?
«Sono fuori, perché entrato immediatamente in disaccordo per alcune scelte. Io ho difeso Beretta, a suo tempo. E visto che non condividevo certe scelte mi sono fatto da parte».

Quale idea si è fatto dell’esonero di Giampaolo?
«Giampaolo è un signore, oltre che un ottimo allenatore. D’altronde, non lo devo certo scoprire io. E’ stato la vittima designata del gatto della volpe».

Si riferisce a Federico e a Gerolin?
«Chiaramente sì».

Ha fatto pace con Macalli?
«Io non ho mai litigato con lui. E’ una persona che stimo e che rispetto. Non condivido tutto, ma lui finora ha applicato (nel caso del cambio di denominazione chiesto, invano, dal club marsicano, ndr) un regolamento e io mi attengo alle sue decisioni. Mi piacerebbe incontrarlo per chiarirmi».

La squadra non è un po’ troppo anziana?
«Gallina vecchia fa buon brodo, si dice così? Penso che sia demagogia fare i conti solo con i dati anagrafici. Bisogna vedere con quale spirito i giocatori scendono in campo. Serve esperienza in questo campionato, c’è bisogno della giusta miscela tra anziani e giovani. E poi i conti si fanno a maggio, come sempre».

Spendete troppo?
«Spendiamo bene. Noi in serie D ci siamo stati un anno, c’è chi standoci sette anni spende dieci volte di più. Noi siamo una società in cui i giocatori guadagnano in base a quanto producono, abbiamo i premi a obiettivo».