L'INTERVISTA
"Biancazzurro nel cuore, ma non chiamatemi ds"
Repetto: "Felice di essere qui, però la squadra non la sto costruendo io"
PESCARA. Dopo il rinnovo di contratto (triennale) è rimasto in silenzio per diverso tempo. A distanza di un mese e mezzo, però, Giorgio Repetto si racconta al Centro, svelando il Pescara che sta nascendo, il suo nuovo ruolo da direttore tecnico, tra incognite e prospettive.
Repetto, come procede la costruzione del nuovo Pescara?
«Il mercato lo stanno facendo il presidente Sebastiani e il ds Leone. Io sono stato convocato solo quando abbiamo chiuso le operazioni con l’agente di Scognamiglio e Memusjhaj, due giocatori che ho reputato buoni per il Pescara. Come lo stesso Gatto, un classe 1995, che ricordavo bene dalla Primavera del Chievo».
Le dà fastidio non partecipare alla costruzione della squadra?
«No, però, quando sono rientrato nel Pescara, pensavo di occuparmi del calciomercato; poi, dopo qualche tempo mi è stato spiegato che il ds è Luca Leone ed io avrei dovuto rivestire il ruolo da direttore tecnico, ovvero stare vicino a squadra e allenatore. Ho accettato senza problemi, però, pensavo di poter essere ancora utile nella ricerca dei giocatori. Forse, era solo una mia presunzione. Non ho bisogno di fare carriera, ma credo che in passato qualcosa di buono ho fatto».
Quanti giocatori ha scoperto nella sua esperienza precedente nel Pescara?
«Diversi, da Politano, a Lapadula passando per Torreira. Il colpo più bello? Melchiorri e Memushaj. Melchiorri lo seguivo già dal 2013, ma non riuscii a prenderlo. Giocava nella Maceratese e speravo di ingaggiarlo, ma andò al Padova. Nel 2014, invece, è arrivato a Pescara a parametro zero ed è stato rivenduto a 3,5 milioni di euro. Non voglio dimenticare Memushaj: l’abbiamo preso in prestito con 170mila euro di riscatto ed è stato bravo il presidente a chiudere l’operazione, calcolando che poi l’anno scorso è stato venduto al Benevento per quasi un milione».
Federico Melchiorri (ora a Perugia, ndr) poteva essere l’attaccante ideale per questo Pescara?
«Secondo me si, ma l’operazione era davvero troppo onerosa tra cartellino e ingaggio».
È vero che avete pensato anche a Nenè del Bari?
«Sì. È un giocatore, che, nonostante i 34 anni, ha ancora tanta “fame”. Bravo di testa, gran tiro e buona tecnica».
La squadra che sta nascendo le piace e condivide le scelte fatte?
«Ogni direttore ha una linea di lavoro ed io la rispetto. Io, per esempio, ho sempre preferito prendere giocatori di categoria inferiore per farli diventare di proprietà del club. Invece, quest’anno, si sta indirizzando il mercato verso diversi giocatori in prestito. Sono due modi diversi di lavorare. A me piace azzardare un po’ di più su alcuni giocatori meno conosciuti o con potenzialità inespresse, mentre c’è chi segue la linea dei giocatori giovani delle squadre Primavera. Io non prenderei tanti giocatori in prestito, mentre farei altre scommesse con elementi di C, D o sconosciuti».
Cosa serve ad una squadra per puntare ai play off?
«Deve avere nelle corde una sessantina di gol e provare a prenderne meno di 40. Questa squadra, per esempio, ha un centrocampo fortissimo se dovesse rimanere così. In difesa siamo messi abbastanza bene, ma in attacco, rispetto all’anno scorso, non siamo migliorati sotto l’aspetto della potenza e dovremmo sfruttare agilità e velocità».
Quali sono gli obiettivi del Pescara?
«Se la squadra verrà completata bene si può puntare ai play off».
Zampano rimarrà?
«È fortissimo ed è assurdo che non giochi in A. Se non dovesse arrivare l’offerta giusta, mi auguro vivamente che rimanga. Egoisticamente spero che giochi a Pescara e lo stesso discorso vale per Brugman».
Dei giovani arrivati che giudizio si sente di esprimere?
«Nessuno perché non li conosco».
È merito suo se il Pescara ha centrato la salvezza nel passato campionato, visto che lei ha individuato un tecnico esperto come Pillon?
«Non esageriamo. Io ho solo dato un consiglio. Abbiamo preso un tecnico esperto dopo gli esoneri di Zeman ed Epifani perché eravamo in una situazione molto delicata. Sono contento del lavoro che sta svolgendo Pillon e si è meritato la conferma dopo la salvezza».
Si riparte dal 4-3-3?
«Sì, ma Pillon non è un tecnico integralista e può adottare qualsiasi sistema di gioco».
Perché è stato confermato Campagnaro?
«Sono contento che la società l’abbia fatto. Hugo ha un problema al polpaccio da tempo e, con le cure dello staff medico, si proverà ad evitargli altri infortuni. Tuttavia, è un giocatore esperto ed è un valore aggiunto in una squadra dove ci sono molti giovani. Può essere l’insegnante di tanti giocatori, oltre a garantire 20 partite»
Lei e il Pescara avanti insieme fino al 2021. È felice?
«Sì e ringrazio Sebastiani per l’opportunità. Cosi facendo posso arrivare a quasi 15 anni di Pescara tra calciatore e dirigente. Per me è motivo d’orgoglio perché questi colori sono nel mio cuore».
Come è cambiato Repetto rispetto alla sua prima esperienza in biancazzurro?
«Sicuramente sono più riflessivo. Tre anni fa forse, siccome per me il Pescara è una ragione di vita, ero troppo intransigente e rompi scatole. Oggi cerco di farmi scivolare tutto addosso. Io non sono un parassita che lavora solo per lo stipendio. Non sono uno “scalda poltrone” e non sono capace a fregarmene del Pescara».
Che B sta nascendo?
«Una B senza soldi perché non ho visto finora colpi di mercato pazzeschi. Il Perugia si sta muovendo bene, visto anche l’ingaggio di Melchiorri; il Palermo farà una buona squadra e, poi, vedo bene il Crotone, che ha anche riscattato il nostro Benali. Lui, per esempio, è un giocatore eccezionale e poteva tornarci utile. Occhio anche a Verona e Cremonese».
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